Allegra, festosa, gioiosa: per dirla in una parola, italiana. È questa l’atmosfera che si è respirata al Consolato d’Italia a New York in occasione dell’evento inaugurale della partecipazione dei nostri connazionali alla Maratona del 5 novembre, ospitato dal console generale Francesco Genuardi. Console che, è stato puntualmente ribadito nel corso della manifestazione, ha tenuto a fare del Consolato non solo un edificio istituzionale e, per usare le sue stesse parole, un “municipio degli italiani”, ma anche una piazza, luogo di ritrovo, confronto, dialogo. Un luogo, insomma, per fare comunità. “Comunità” è in effetti il termine che meglio può descrivere il Leitmotiv della serata: non a caso, è stato annunciato che sabato alle 6:30 pm presso il Santuario di Our Lady of Pompeii, nella bellissima cornice del Village, sarà celebrata una messa in italiano, animata dal Coro SOL (Sing Out Loud), per benedire la partecipazione dei nostri concittadini alla Maratona. Così, nell’osservare confrontarsi quei tanti italiani dalle storie e dalle vite diverse, ma accomunati dall’amore per il proprio Paese, per New York e per lo sport, non si poteva che avvertire un rigurgito di orgoglio nazionale, che in tante altre occasioni, purtroppo, a noi originari dello Stivale sembra venirci a mancare.

Orgoglio ancora più giustificato se si pensa che – come ha spiegato il Console nel suo intervento – quello italiano è il gruppo straniero più numeroso che gareggerà nella Maratona. Sono 3002 i nostri connazionali che domenica correranno per le vie di New York, un numero che ha ispirato il divertente hashtag #lacaricadei3002 – evidente riferimento al celebre capolavoro Disney “La carica dei 101” –, con il quale si potrà seguire sui social l’intera manifestazione. Non solo: il Console ha annunciato che, per la prima volta nella storia della Maratona, tra la 90esima e la 91esima strada, sulla Fifth Avenue, sorgerà un “italian corner” che fungerà da “quartier generale” per l’Italia che corre e che tifa, e dove sventolerà il nostro tricolore.
Una partecipazione, quella italiana, inaugurata e celebrata da ospiti illustri, simpaticamente moderati dal giornalista Rai, corrispondente da New York, Dario Laruffa, che è stato protagonista anche di un divertente siparietto. Tra le risate dei presenti, infatti, Laruffa si è ironicamente sfilato completo elegante e camicia, rivelando di indossare, più sotto, un classico abbigliamento da maratoneta, con tanto di scarpe da ginnastica. Insieme a lui, sono intervenuti Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Maurizio Lupi, presidente del gruppo parlamentare Ap, la governatrice dell’Umbria Catiuscia Marini, il “motivatore del gruppo”, come è stato opportunamente definito, Leonardo Cenci – atleta malato di cancro che quest’anno correrà nuovamente la Maratona –, l’oncologa Chiara Bernardi che lo accompagna in questa avventura, e Franca Fiacconi, prima e unica donna italiana ad aver vinto la Maratona di New York. Hanno partecipato anche Gianni Poli, glorioso maratoneta italiano e il fondatore e presidente della grande manifestazione sportiva newyorchese George Hirsch. Ospiti, dunque, diversi per ruoli ed esperienze, ma tutti accomunati dall’amore per la corsa e, soprattutto, per la Maratona più famosa del mondo.

Particolarmente toccante la testimonianza di Leonardo Cenci. L’atleta, già famoso in Italia per la sua storia di speranza e coraggio, nel 2012 è stato colpito da un tumore al polmone al quarto stadio e metastatico, che lui ha descritto come una “pallina da tennis”. Il ragazzo, però, che proprio ieri ha compiuto 45 anni ed è stato festeggiato al termine della serata con una torta, ha raccontato di aver accettato la “croce” supportato dal suo amore per la corsa e lo sport e dalla fede che sempre lo ha accompagnato. Fede che è emersa chiaramente dalla sua testimonianza: “Il 2012 è stato l’unico anno in cui la Maratona non si corse”, ha detto. Spiegando come tale circostanza gli sia sembrato un autentico messaggio di Dio che gli diceva: “Tu adesso pensa a curarti, che New York ti aspetta”.

New York, in effetti, lo ha aspettato. Perché, nonostante le metastasi al cervello che per un lungo periodo di tempo gli impedivano il pieno controllo dei propri movimenti, Leonardo è tornato a correre. Ricorda ancora con emozione quando, al parco di Perugia, a braccetto con papà è riuscito a ribaltare tutte le aspettative dei medici e a ricominciare, con tutte le difficoltà del caso, a controllare le proprie gambe. “Ora sono il primo italiano che ha finito la Maratona con un cancro in corpo”, ha detto orgoglioso. Leonardo, insignito nel 2016 e nel 2017 dal Coni della medaglia al valore atletico, oggi lotta con la sua associazione “Avanti tutta” per far capire ai malati che vivere – anche di corsa! – con il cancro si può.
Anche quella di Franca Fiacconi è una bella storia da raccontare. Perché per lei vincere la Maratona – traguardo raggiunto nel 1998 – è stata una sfida con se stessa. Dopo essersi classificata seconda nel ’96 e terza nel ’97, l’anno successivo si è ripromessa di andare a New York solo nel caso in cui, dopo aver vinto la maratona di Roma e il campionato italiano, non fosse riuscita ad aggiudicarsi la medaglia anche a quello europeo. Così è stato, ma, come si dice, “chiusa una porta si apre un portone”: e a lei, in particolare, si è spalancato quello della Grande Mela.
E poi ci sono state anche le testimonianze che non ti aspetti. Come quella di Maurizio Lupi e Sandro Gozi, entrambi politici italiani, entrambi maratoneti, entrambi più volte a New York. È stato proprio Lupi – ha rivelato – a portare il collega per la prima volta alla Maratona della Grande Mela, e da allora la loro partecipazione è diventata una tradizione. Un siparietto che ha ispirato a Laruffa la battuta, riferita al Sottosegretario, “Corpore sano in governo sano”, davanti alla quale Lupi è parso un po’ perplesso. Tanto da suscitare al giornalista la domanda maliziosa, che ha scatenato l’ilarità della platea, se fosse rimasto interdetto “per il ‘corpore sano’ o per il ‘governo sano’”. Ad ogni modo, il Presidente di Ap ha rivelato di essere alla sua decima Maratona, e di avere l’obiettivo di portarla a termine (nel corso dell’ultima si è ritirato) insieme al figlio.
Affidata a Gozi, invece, la riflessione più politica. Perché, dopo l’attentato che martedì 31 ottobre ha colpito New York, 16 anni dopo l’11 settembre, la manifestazione sportiva vedrà, per ragioni di sicurezza, la presenza di cecchini lungo tutto il percorso. “Mentre ero in viaggio mi è stato chiesto se volessi venire a New York lo stesso”, ha raccontato il Sottosegretario. “Io ho risposto: vengo con ancor più convinzione”. Dopo quella del 2001, ha spiegato Gozi, questa è “la Maratona più importante di tutte”: perché il metodo migliore per sconfiggere i “nazisti islamici” – così ha definito i terroristi – è proprio quello dei newyorchesi, che reagiscono “con la normalità e la quotidianità”. La Maratona, insomma, sarà un simbolo di libertà: una libertà conquistata con la fatica, il sudore, da difendere con forza e coraggio. Nonostante tutto.