Ci sono azioni che hanno conseguenze irreversibili come il bacio di un vampiro. Una di queste è visitare New York in questo periodo dell’anno. Se lo fate, rimarrete letteralmente stregati per il resto della vostra vita. Non sarete mai più gli stessi e non desidererete nient’altro che restare qui sempre e per sempre, anche se, di fatto, per il resto dell’anno la città sarà molto diversa, a tratti insopportabile. Se però vedrete New York baciata dall’atmosfera scintillante che c’è tra la primavera e l’estate, ve ne innamorerete e non avrete occhi per i tanti aspetti non idilliaci.
Venite qui a New York ora e vi ammalerete di questa città. Non potrete più farne a meno e quando sarete distanti ne sentirete la mancanza in maniera lancinante, sempre ricordandola al meglio di sé, come la avete vista tra metà giugno e metà luglio.
Non sto esagerando, c’è davvero qualcosa di magico nella luce di New York. Una cosa che alzi gli occhi al cielo e ti senti fortunata e viva e piena di gratitudine per il semplice fatto di essere qui e ora. Una cosa che rende romantici e spensierati e gioiosi anche i più cinici. Una cosa che riaccende il senso di speranza anche ai più disperati.

Il momento del giorno che più lascia senza fiato, è quell’ora dorata che precede il tramonto in cui ogni cosa è illuminata, nel vero e proprio senso della parola. Che questo sia un periodo speciale dal punto di vista della luce non lo penso solo io, anche perché c’è un fenomeno luminoso davvero unico nel suo genere che si verifica per due giorni di seguito due volte all’anno, in date variabili, ma sempre tra fine maggio e metà luglio. E’ stato chiamato Manhattanhenge da Neil deGrasse Tyson, astrofisico del Museo Americano di Storia Naturale di New York, facendo riferimento ai celebri giochi di luce che si verificano a Stonehenge durante il solstizio d’estate. L’effetto del Manhattanhenge è molto simile a quello che si verifica nel famosissimo sito archeologico britannico: il sole si trova perfettamente allineato con la terra e in questo modo si vede una enorme palla di fuoco incastrata tra i grattacieli. Uno spettacolo della natura esaltato dal panorama urbano.
Non volete perdervelo? Potete consultare il sito del Museo Americano di Storia Naturale che è la migliore fonte per sapere giorni e orari del Manhattanhenge.

Le date di fine maggio 2016 sono state una autentica delusione. Purtroppo il maltempo e la foschia non hanno reso visibile il Manhattanhenge che era previsto per il 29 e il 30 maggio 2016. Avete, però, una settimana esatta di tempo per prepararvi alle prossime date che sono l’11 e il 12 luglio. Potrete recarvi all’ora del tramonto (cioè attorno alle 20.20 a quanto dice il sito del Museo) nei punti della città in cui, in teoria, il fenomeno si può vedere meglio. Posizionatevi all’estremo Est di una di queste street: 14th, 23rd, 34th, 42nd (attorno a Times Square sarà ancora più impressionante) e 57th e aspettate che il sole scenda a baciare la City.

La verità, però è che potete preparavi quanto volete, ma non c’è niente di più incredibile di rimanere sorpresi dal Manhattanhenge, senza averlo pianificato. A me è successo l’estate scorsa. Non sapevo ancora che cosa fosse il Manhattanhenge, sapevo solo che avevo avuto una giornata piuttosto dura e che tanto per cambiare ero in ritardo. Sono uscita dalla metro all’altezza della 57th che non è nemmeno uno dei punti più caldamente consigliati per osservare il Manhattanhenge, ma io non lo potevo immaginare. Di fatto la gente preferisce posizionarsi attorno a Times square o alla 34th. Insomma, sono uscita dalla metro di corsa verso il rooftop in cui avevo appuntamento. Solo che ho sentito l’urgenza di fermarmi perché mi sono sentita letteralmente travolta dalla luce. Non mi importava se ero in ritardo, non sentivo più il peso della giornata né della serata a venire. Ero solo lì, nella perfezione di quel momento. E’ così che sono rimasta stregata da New York, non lo avevo proprio pianificato, come succede per le più importanti storie d’amore.
Le foto non sono mie, un po’ perché presa dall’emozione quando mi è capitato di trovarmi travolta da un Manhattanhenge, non ho avuto la prontezza di spirito di scattare fotografie, un po’ perché se anche lo avessi fatto di certo non mi sarebbero venute così. Sono, infatti, di Michele Palazzo, il fotografo di origine ravennate come me che tutti ricordate per la foto pluripremiata del Flatiron durante la tempesta di neve Jonas.