Mi perdonerete se per questa settimana Big Apple Juice si trasforma in Big Coconut Juice. Ebbene sì, mi sono concessa una breve vacanza. Mi sono ritagliata un weekend lungo in Giamaica – o Jamaica che scriver si voglia – e vi assicuro che anche se vi sembra una meta molto esotica – non nego che lo sia – si tratta di un viaggetto senza troppe pretese quando ci si trova a New York d’inverno.
Perché, dunque, vi parlo della Jamaica in una column che si suppone sia su New York? Perché questo viaggio ha molto a che fare con New York per due motivi. Intanto questo di “spezzare” l’inverno con una vacanza al caldo è un costume diffusissimo dei newyorchesi. Lo fanno praticamente tutti. Ecco, vivere a New York comporta anche cambiare prospettiva sulle vacanze. Tanti posti che dall’Italia sembrano paradisi irraggiungibili, da prendere in considerazione solo nel caso di improbabili viaggi di nozze, da qui, invece, risultano incredibilmente a portata di mano, o meglio di click. Ci sono voli davvero economici per posti da sogno come la Repubblica Dominicana, le Bahamas, Cuba o i Caraibi. Il volo andata e ritorno per la Giamaica, mi è costato 280 dollari, bagagli compresi.
Ora che sono da questa parte di mondo, voglio davvero esplorare tutto quello che posso, dentro e fuori dagli Stati Uniti. L’atteggiamento è sempre quello di Big Apple Juice: andare al succo delle cose, viverle e gustarle fino in fondo, proprio come una noce di cocco. Pensateci bene, in quanti si accontentano di bere il succo del cocco con la cannuccia e di piazzare qualche foto su Instagram mentre lo fanno? Da una noce di cocco, però, si può avere molto di più. Si può chiedere all’omino che le vende se, una volta finita di bere, può farla a pezzetti per lasciarvi assaporare la polpa. La polpa stessa ci si può accontentare di sbocconcellarla superficialmente oppure ostinarsi a mangiarne fino all’ultimo boccone commestibile usando una parte del cocco come cucchiaio. Ecco, io sono il tipo di persona che cerca sempre di assaporare tutto, anche oltre il commestibile.
Il mio volo atterrava a Montego Bay e lì ho deciso di restare per via dei pochi giorni che avevo a disposizione, in questo modo mi sono ritrovata in una sorta di paradiso a 15 minuti dall’aeroporto. Se avessi avuto più tempo, sarei certamente andata a Treasure Beach che come dice il nome stesso deve essere un tesoro. A quanto dicono le guide è un posto pressoché incontaminato, senza tracce di criminalità, in cui anzi, pare si concentrino tutti i più validi intellettuali jamaicani. Pare fioriscano, a Trasure Beach, gruppi di poeti, di femministe e di cultori dello yoga. Tutto questo, nel contesto di una natura rigogliosa e con un mare cristallino. Solo che Treasure Beach è a quasi tre ore dall’aeroporto. Non è una destinazione “mordi e fuggi”, insomma.
Ho deciso di fare questo piccolo viaggio da sola. Dismettete immediatamente la faccia da “oh poverina” perché ovviamente uno straccio di compagno di viaggio se lo avessi voluto lo avrei raccattato e se devo dire la verità – posso dirla solo a metà per non urtare pubblicamente i sentimenti di nessuno – non è che io non avessi delle alternative. Ho scelto di andare da sola. Avete presente quando Jep Gambardella, il protagonista de La grande bellezza dice che la più consistente scoperta che ha fatto pochi giorni dopo avere compiuto 65 anni è che non può più perdere tempo a fare cose che non gli va di fare? Ecco, io non ho ancora 65 anni, ma vivo a New York e questo accelera parecchio i tempi sul capire in maniera molto netta che cosa mi va e che cosa non mi va di fare. Mi andava di stare per conto mio, ricaricarmi un attimo, senza avere a che fare con nessuno all’infuori della persona più importante della mia vita: me stessa. Peccato che lo abbia fatto nel quinto paese più pericoloso del mondo dopo Iraq, Afghanistan e non so quali altri due. Potrebbe essere interessante un docu-reality basato sulle mie misadventures. Il claim potrebbe essere: “Volete viaggiare sicuri? Fate esattamente il contrario di quello che fa Laura!”. Scherzo, ma fino a un certo punto: ho rischiato parecchio.
Odio i viaggi organizzati e le grandi strutture turistiche chiuse che non offrono una vera e propria idea del paese che si sta visitando, perciò non ho fatto la scelta più ragionevole che una donna bianca sola potrebbe fare per rilassarsi qualche giorno al mare senza rischiare la pelle o anche solo uno stupro ovvero un bel resort con spiaggia annessa. No, io ho prenotato una pensioncina che oltre a essere super economica (non che quel posto fatiscente in cui wifi e acqua calda funzionano a intermittenza valga un centesimo di più, ma ho speso 180 dollari per tre notti) si trova proprio nel cuore di Gloucester Avenue, la via in cui ci sono le spiagge e i localini. O almeno, così avevo letto nella guida. In effetti, il mare c’è e anche i locali, anche se sono tutti piuttosto squallidi/turistici, ma muovermi da sola per le strade di Montego Bay è stata un’impresa.
Ora, non è che io sia Miss Universo, ma sono una ragazza piuttosto appariscente e in quel contesto, in cui ero l’unica giovane donna bianca che camminava per la strada, si sono verificate vere e proprie scene di delirio: macchine che inchiodavano, altre macchine che mi clacsonavano, uomini che mi urlavano qualsiasi cosa anche da lontano, donne che si fermavano per chiedermi “Are you ok?” offrendosi di accompagnarmi e non lasciarmi sola. Insomma, quel tipo di attenzioni davvero eccessive che smettono di farti piacere e ti fanno sentire a disagio.
Odio non sentirmi libera di fare quello che mi va perché sono donna. È una cosa che davvero non sopporto. Perciò, ho deciso di andare comunque a visitare il centro della città. Ho sbagliato perché mi sono sottoposta a un rischio molto alto e davvero, non ne valeva la pena. Per quanto è bello il mare di Montego Bay, la città non è davvero niente di che. Se proprio volete fare un giro, non fatelo a piedi, rischiando scippi e stupri. Ci sono dei tour organizzati in bicicletta. Io ero l’unica a muoversi a piedi e tutti mi guardavano come una sorta di animale esotico mai visto prima (ve l’ho detto che andrebbe fatto un documentario su di me con l’avvertimento al pubblico di fare esattamente il contrario di quello che faccio io, no?). Mi sono ritrovata con un tizio che mi seguiva, urlandomi le peggiori cose. Ho cercato di seminarlo prima entrando in un negozio, poi correndo, poi rallentando. Non c’è stato modo di liberarmene fino a quando finalmente non ho trovato due poliziotti a cui chiedere aiuto. Non è stato piacevole. Come non è stato piacevole non fermarmi alla spiaggia pubblica Walter Fletcher Beach. Intendiamoci, la spiaggia in sé dal punto di vista naturalistico è un autentico paradiso. Peccato che anche lì, non appena mi sono tolta i vestiti restando in costume, i locali si siano scatenati in commenti e urla non gradevolissime.
Così, dopo quel primo esperimento alla spiaggia pubblica e l’infausta passeggiata in centro, ho deciso di spendere il resto della mia vacanza alla spiaggia privata Doctor’s Cave. È una spiaggia attrezzata con lettini. L’ingresso costa 6 dollari, un lettino altri 6 dollari e un ombrellone altri 6 dollari. Ci sono cameriere con magliette rosa shocking che passano in continuazione a prendere ordini di cibo, smoothies o cocktails. D’altronde sono abituate alla clientela veloce delle crociere. A Montego Bay, infatti, si fermano tutti i giorni delle navi da crociera, i cui passeggeri vengono automaticamente portati a spendere poche ore a terra nella spiaggia Doctor’s Cave.
Sarà per il tipo di clientela, ma ho assistito in quella spiaggia al più incredibile dei fenomeni. Quando si faceva l’ora del tramonto, ero praticamente l’unica a restare a godermelo. Il bar chiudeva i battenti ed ero sempre l’ultima ad andarmene. Questo è davvero strano per un posto di mare con dei tramonti del genere. Voglio dire, ho visto posti in Grecia e in Spagna, costruire operazioni di marketing demenziali come l’applauso a tramonti ben meno memorabili di quelli che si possono ammirare a Montego Bay, ma sembra che lì non interessi davvero a nessuno. Questo mi ha rattristata molto, ma non per questo ho rinunciato a un singolo tramonto.
Ecco, sono felice di come è andata questa vacanza perché non mi sono lasciata scoraggiare dalle piccole difficoltà e me la sono goduta fino in fondo, proprio come una noce di cocco e in effetti, non c’è stato un giorno che io non mi sia gustata un cocco. Sono come nuova: abbronzata e rilassata, ho i capelli schiariti e rafforzati e sono fiera di come me la sono cavata, ma davvero non raccomanderei una vacanza del genere a una donna sola. Io sono un’incosciente, ma voi non ripetete mai quello che faccio!