L’Omero di Pantelleria è Salvatore Gabriele, direttore di “Pantelleria Internet”, il quotidiano digitale che raggiunge ogni giorno migliaia di lettori dentro e fuori l’isola.

Salvatore canta da anni la storia e la cronaca dell’isola, intervistando tutti, dai contadini che raccolgono capperi nei campi, alle personalità di passaggio; documenta gli orari delle messe domenicali, degli aerei e dei traghetti, le interruzioni della corrente elettrica e la distribuzione dell’acqua potabile.
La sua è una missione più che un mestiere, iniziata nell’estate del 1974 quando aveva 23 anni e si era appena laureato in Lettere all’Università di Palermo.
Quell’estate era in pieno svolgimento a Cala Tramontana uno dei nostri seminari su come “salvare” l’isola dall’impatto delle trasformazioni economiche e culturali del tempo.
In quegli anni, Pantelleria era suddivisa in contrade distinte e piccoli villaggi che raramente comunicavano tra loro. Ogni villaggio aveva i suoi circoli che fungevano da centri sociali, ma gli scambi di informazione tra contrade e villaggi diversi erano scarsi.
Questa carenza di comunicazione era un ostacolo al nostro obbiettivo di mettere in pratica una strategia di salvaguardia ambientale che coinvolgesse tutto il territorio dell’isola, per cui la creazione di un organo di informazione che raggiungesse il maggior numero di persone divenne una delle nostre priorità di intervento.
Fu così che nel 1974, grazie all’esperto aiuto di Pierre Marvasi, un giornalista che scriveva di economia per “Il Resto del Carlino” (ed era mio vicino di casa a Cala Tramontana), producemmo il primo numero de “Il Panteco”, di cui Gabriele Salvatore fu uno dei fondatori e il più entusiasta reporter.

Il Panteco continuò ad uscire in edizioni mensili fino al novembre del 1991, sostituito l’anno dopo da “Il Nuovo Panteco”, un giornale a forma di rivista di cui Gabriele era sempre l’animatore. Questa rivista durò fino al 1995 e, nei successivi cinque anni, l’isola rimase senza alcun organo di informazione.
Italo Cucci, una star del giornalismo sportivo e un protagonista della vita di Pantelleria, nota che “in una zona di frontiera, “l’informazione è indispensabile come il pane”.
Salvatore interpretò il disagio dell’isola e, il 17 maggio 2000, iniziò la pubblicazione di una sua newsletter che, nell’aprile del 2006, divenne “Pantelleria Internet”, un giornale digitale a tutti gli effetti che, oltre ad essere online, raggiunge quotidianamente tutti i suoi abbonati.
Se nel corso della sua storia turbolenta Pantelleria è stata un punto di incrocio di civiltà diverse, oggi è una zona “di passo”, sia per gli uccelli migratori che svernano nel continente africano, che per la miriade di “celebrities” che visitano l’isola.
Ma mentre “le beccacce” vengono prese a schioppettate quando sostano per riposare durante il loro lungo volo verso l’Africa, le celebrities sono accolte calorosamente, con un misto di curiosità, ammirazione e rispetto.
Sono personaggi famosi del mondo dell’arte, della moda, della televisione, della musica e del teatro, nonché politici e finanzieri, italiani e stranieri, per la maggior parte invitati da Giorgio Armani e Fabrizio Ferri.
Il nostro Omero li ha intervistati tutti e ha pubblicato le loro impressioni, tra cui ne riporto alcune:
“Ora che ho visto altre isole posso dire che Pantelleria è la più bella, e quella che contiene una parte di Stromboli, una parte di Panarea e una parte di Favignana” (Giorgio Armani)

“Pantelleria è un luogo che rievoca memorie perdute; quando sei qui ricordi cose che forse non hai mai visto, tutto è così speciale“. (Fabrizio Ferri)
“Qui ho visto i tramonti delle coste Californiane, il verde grigio-nero della Nuova Zelanda, le tempeste di mare, e i temporali di montagna dell’Appennino, dove sono nato”. (Italo Cucci).
“Qui si rivivono le esperienze che, immagino, si vivessero cinquant’anni fa, quando non c’erano ancora televisori e telefoni“. (Eros Ramazzotti)
“Un microcosmo affascinante dove la natura è stata modellata dalle mani dell’uomo“. (Isabella Rossellini)
“Un’isola particolare, con un’architettura originale che la distingue da altri posti del Mediterraneo, con distese a strapiombo sul mare, ombre e colori“. (Massimo Troisi)
“Pantelleria assomiglia a una donna bruna. La donna bionda la noti ma, con la stessa facilità, la scordi. La donna bruna richiede più tempo per essere notata ma, quando t’innamori, è fatta! È un’isola difficile, che richiede tempo per abituarti.
Ogni posto te lo devi conquistare ma, piano piano, giorno dopo giorno, ti entra nel sangue, inizi ad amarla e, quando parti, ti rendi conto che non puoi più fare a meno di lei, come della donna bruna. Se t’innamori di lei sei perduto“. (Renzo Arbore)
“I dammusi sono dei piccoli scrigni che hanno la loro magia nella misura in cui riescono a trattenere all’interno qualcosa del sentimento che li vive. E della natura si appropriano attraverso piccole feritoie, come piccoli paesaggi soltanto tratteggiati. Non sono delle architetture esibite, ma delle architetture nascoste, estremamente orgogliose della loro identità“. (Flavio Albanese)
Omero mi racconta che, anni fa, Sting, in vacanza sull’isola ospite di Fabrizio Ferri, compose ben 7 brani musicali in una settimana, e quando Fabrizio gli chiese come avesse fatto, rispose che “le parole erano nell’aria”, e che “gli erano state portate dal vento”.
Ricorda anche che Eric Clapton, durante una vacanza a casa di Armani, inforcasse una sera una vespa e, con chitarra a tracolla, traversasse l’isola per raggiungere Sting, per un “pas-a-deux” musicale.
Gabriella Giuntoli rammenta la visita di Alberto e Paola di Liegi a casa sua, nel 1998. Quel giorno c’era Rosetta, la sua aiutante domestica, che lavava i piatti in cucina. Rosetta era visibilmente emozionata per la visita del Reali del Belgio ma, dopo la loro partenza esclamò con disappunto: “Meschina, manco a curuna teneva!”.



Per quanto frequenti Pantelleria da circa mezzo secolo, non ho mai incontrato Armani personalmente, anche se l’ho incrociato spesso casualmente sulla perimetrale, mentre faceva jogging, circondato dalle sue guardie del corpo.
Poi, una sera a New York mentre cenavo al ristorante “Indochine”, notai un gruppo di italiani vestiti elegantemente che entrava nel locale; nel gruppo spiccava la chioma bianca di Giorgio Armani che si guardava intorno cercando un tavolo. I nostri occhi si incrociarono ed ebbi l’impressione che Giorgio mi riconoscesse e mi strizzasse l’occhio. Gli strizzai l’occhio anch’io, ma la nostra breve complicità pantesca non andò oltre.
Un altro incontro casuale con una celebrity lo ebbi in mare, in un pomeriggio di dieci anni fa, quando tornando a Cala Tramontana dalla Balata dei Turchi sul mio vecchio gommone, rimasi in panne senza benzina. Con un remo e il telino della barca costruii una vela rudimentale ma, avendo il vento contro, venivo inesorabilmente spinto verso l’Africa.
Stavo comiciando a preoccuparmi quando vidi una barca a motore avvicinarsi. Sulla barca notai solo un grande cappello di paglia e, sotto il cappello, una snella figura femminile che mi lanciò una lunga cima. Mi trascinò così fino a Cala Levante, per poi andarsene subito, rispondendo con un sorriso ai miei ringraziamenti. Aveva un aspetto familiare ma, al momento, non riuscì a ricordare chi fosse. Fu un pantesco sulla banchina della caletta a rivelarmi che ero stato tratto in salvo da Carole Bouquet.

Ma in un giorno di luglio mi presi la rivincita, ed ebbi finalmente un incontro diretto e memorabile con una grande star cinematografica.
Quel giorno Giorgio Armani stava veleggiando verso Pantelleria dove non sarebbe approdato per altri due giorni. Fu così che telefonò a uno dei suoi collaboratori domestici per avvertirlo che avrebbe dovuto intrattenere una sua ospite straniera in arrivo.
Il gestore era un amico che parlava solo “pantesco”, per cui mi chiese di aiutarlo.
“Chi è?” gli chiesi.
“È una francese” rispose, “si chiama Michelle!”. Qualche ora dopo incontrai la splendida Michelle Pfeiffer che, lungi dall’essere francese, era nata a Santa Ana in California.
Quella sera, invitammo Michelle a cena a Cala Tramontana. Adoro cucinare e, per l’occasione, rosolai amorevolmente un coniglio locale, innaffiato nello zibibbo e accompagnato dai mille aromi dell’isola.
Ma Michelle mi rivelò di essere vegetariana, e aggiunse che era anche molto parca nel mangiare, sia per mantenere la linea che per un’abitudine presa nei primi anni della sua carriera a Hollywood.”In quel periodo” mi disse, “ero affiliata con un gruppo che predicava vivere solo di aria e di sole”.
Rimediai con un’insalata pantesca che Michelle apprezzò moltissimo, e finimmo per diventare amici contando le stelle cadenti, sdraiati sulla cupola del dammuso.
(Segue)