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August 27, 2017
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Viaggio nelle Madonie, quel microcosmo siciliano sospeso tra cielo e mare

Le Madonie in Sicilia sono un miracolo che stravolge gli stereotipi, tra eccellenze enogastronomiche e sostenibilità ambientale

Liliana RosanobyLiliana Rosano
Viaggio nelle Madonie, quel microcosmo siciliano sospeso tra cielo e mare

L'abbazia di Santa Anastasia (Foto e gallery a cura di Liliana Rosano)

Viaggio nelle Madonie, quel microcosmo siciliano sospeso tra cielo e mare

Castello di Ventimiglia Castelbuono

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Viaggio nelle Madonie, quel microcosmo siciliano sospeso tra cielo e mare

Viaggio nelle Madonie, quel microcosmo siciliano sospeso tra cielo e mare

Sandro Cicero e Giuseppe Migliazzo de Il Palazzaccio

Time: 8 mins read

Uomo e mito, natura e architettura, storia e antropologia. E poi, sentore di origano di petraia, di funghi, di cortecce bagnate, di scirocco nelle vigne. Siamo nelle Madonie, in provincia di Palermo, quel microcosmo di mare e terra che parte dalle acque del Tirreno per arrivare al massiccio montuoso, abbracciando fitti boschi, sentieri, sughereti, castagneti, frassini di manna, nuclei di agrifoglio,  piste da sci, stradine medievali e viottoli di alta montagna. Un angolo di Sicilia dove patrimonio naturalistico, storico e artistico convivono insieme, in una simbiosi tra uomo e natura.

Una Sicilia che ha accolto la sfida del turismo moderno senza rinunciare al passato e alla storia. In continuità con le tradizioni locali e con il territorio, in nome di un turismo naturalistico e responsabile. Slow travel ad impatto zero che valorizza prodotti e comunità locali con una vocazione internazionale. Miti, leggende, genius loci, sostenibilità, risorse naturali, borghi, ecosistemi  e patrimonio archeologico costituiscono la peculiarità dell’area delle Madonie, diventando oggi un esempio di eccellenza turistica che riesce a fare sistema tra produttori, ristoratori, istituzioni e comunità locali. Un modello di turismo enogastronomico che esce dai cliché di una Sicilia pigra e che si piange addosso.

Il Parco delle Madonie, l’ente che racchiude sedici comuni del territorio, inserito nella rete Unesco dei Geoparks europei, offre al turista un percorso unico che si snoda tra geologia del paesaggio (nelle Madonie si trovano le più antiche rocce di Sicilia, formatesi durante il Triassico), una ricchissima flora (L’Abies nebrodensis è una specie di flora forestale che si conserva unicamente in questo territorio) e una fauna unica (l’ibrido Cinghia Maiale). Nel comune di Isnello è nato anche il centro internazionale per le scienze astronomiche con un Planetario digitale e il parco del tempo e dello spazio mentre a San Mauro Casteleverde, le gole di Tiberio vi faranno vivere un viaggio allo scoperta di un mondo primordiale che risale a circa 200 milioni di anni fa. D’inverno, si può sciare a quota 1600 negli impianti di Piano Battaglia, gli stessi che d’estate offrono refrigerio dalla calura.

Castello di Ventimiglia Castelbuono (Foto Liliana Rosano / VNY)

In questi quarantamila ettari di territorio, con la maggiore biodiversità del Mediterraneo, nascono prodotti unici: dalla Manna delle Madonie alla Provola, l’arancia bionda di Isnello, il fagiolo Badda, il sale di Petralia Soprana, il miele di cardo ape nera sicula, l’origanum vulgare, I funghi Basilisco, le nocciole di Polizzi Generosa, l’olio della cultivar autoctona Crastu. Si parte dal mare, da Cefalù, la porta delle Madonie, cittadina medievale e normanna, oggi inserita nell’itinerario arabo-normanno dell’Unesco , che è entrata nell’iconografia collettiva grazie alle splendide immagini del film Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore e al “Ritratto di ignoto marinaio” di Antonello da Messina, custodito al museo Mandralisca.

Cefalù, la greca, Kefaloidion, si affaccia sul porticciolo con le sue case, protetta alle spalle da un promontorio, dove ha luogo il tempio di Diana, che, insieme alla cisterna inglobata, ancora più antica, sembra fosse stato  sede di un culto locale. Le stradine medievali si intersecano formando vicoli che conservano racconti, storie e leggende. Strade acciottolate dove negozi vintage si alternano a botteghe artigianali, racchiudono la città in un cuore storico con un tessuto urbano intrigante. Nel lavatoio medievale sembra sentire i canti e vedere le gesta delle donne che qui accorrevano per lavare i panni. Nei palazzi eleganti che si affacciano sulle strade del corso si può ancora ammirare quel che resta della Cefalù  aristocratica e borghese. L’anima eterna si racconta nel porticciolo, stretto nella cinta muraria che ora chiude la città a sé ora la consegna al mare. Lo splendore del duomo, riporta alla grandeur normanna. La bellezza e la luce del lungomare, ci porta, al tramonto, fino alle Isole Eolie, mentre piano piano si affaccia il paesaggio delle Madonie. “Ho la fortuna di vivere in uno dei luoghi più belli che ci siano sulla terra. Cefalù è una città meravigliosa, una posizione fantastica e strategica, non a caso Ruggero la scelse lasciandoci più di 900 anni di storia”. È un inno all’amore, quello di Francesco Liberto, artista di Cefalù che alla sua città ha dedicato e continua  dedicare molti lavori artistici. “Amo profondamente questa mia città, purtroppo mal gestita nel corso di questi ultimi trent’anni di storia. C’è tanto lavoro da fare, siamo molto indietro, eppure basterebbe così poco, come estendere a 24 ore il divieto di transito di motorini e machine, per portarle rispetto”.

Vigneti nelle Madonie (Foto L.R.)

Meta turistica internazionale, a Cefalù la cucina esprime pienamente il territorio: quello del mare e delle Madonie. “La nostra cucina ha un forte legame con le tradizioni e le materie prime del luogo senza trascurare altri prodotti che scegliamo da altre zone con l’obiettivo della qualità, dice Toti Fiduccia, ristoratore di Cefalù, il quale,  dopo la pluriennale esperienza con il ristorante del padre “La Botte”, scommette su un nuovo e ambizioso progetto : “Cortile Pepe”. Toti ha voluto con se lo chef piemontese Gianni Lettica, innamorato della Sicilia, oggi alla guida della  brigata del Cortile Pepe insieme al pasticcere Gianluca Miccoli. Una cucina curata nei particolari, non autoreferenziale che ama esprimere le eccellenze delle materie prime sapientemente scelte. “Non mi piace parlare di km zero come slogan, dicono Fiduccia e Lettica, noi ci facciamo chilometri e chilometri in giro per la Sicilia per portare il meglio nei nostri piatti”. Come la lumaca madonita del più grande allevamento di chiocciole italiano a Campo felice di Roccella. Un progetto voluto da Davide Merlino, Giuseppe e Michelangelo Sansone, tre giovani siciliani che hanno deciso di investire in agricoltura alternativa.

Ancora sul territorio di mare e delle Madonie puntano Riccardo Provenza e Francesco Blasco. Il primo, insieme al maestro pizzaiolo Salvatore La Martina, prepara la pizza con i grani antichi siciliani e i prodotti madoniti nella pizzeria “Lievita”,  il secondo, dopo 15 anni di esperienza in Germania, è tornato nella sua Cefalù con la Locanda del Marinaio, ristorante dove c’è innovazione nella tradizione. Riccardo Provenza ha deciso di scommettere su un progetto che parla di territorio e qualità. Non una pizzeria qualsiasi ma una formula legata alla qualità del territorio e delle materie  prime. Prodotti ed ingredienti che parlano della Sicilia, dai formaggi alla birra, si accompagnano all’eccellenza della pizza il cui impasto è curato in ogni dettaglio. È stato il richiamo del mare e della terra a riportare in patria Francesco Blasco de La locanda del Marinaio. In cucina, giovani chef siciliani sperimentano piatti in linea con la tradizione. “Osare ma senza stravolgere completamente il patrimonio culinario siciliano”, dice Francesco.

La natura, nelle Madonie (Foto L.R.)

Non appena vi toglierete di dosso il profumo del mare, vi verrà voglia di scoprire quelle montagne che circondano Cefalù. Siamo a Castelbuono, nel cuore delle Madonie, da molti definito “un miracolo siciliano” per aver saputo creare un circuito turistico sostenibile e di rilevanza internazionale. Di recente Castelbuono, questo  borgo medievale di dieci mila abitanti, il cui profilo è il maestoso castello dei Ventimiglia che domina su tutta la Valle, è stato inserito dal sito turistico Goeuro tra la top 10 delle “Sensational Summer Cities”: cittadine europee dotate di grande appeal dove poter trascorrere la vacanza estiva ideale. Uno dei tanti riconoscimenti, insieme a quello più importante che ha fatto di Castelbuono una vetrina internazionale: Ypsigrock Festival, il festival di musica indie rock inserito tra i migliori festival italiani ed europei.

“Merito di una produttiva sinergia tra privato e pubblico”, commenta Mario Cicero, sindaco di Castelbuono, eletto primo cittadino lo scorso Giugno dopo aver governato negli anni precedenti la cittadina madonita. Un ritorno il suo, fortemente voluto dai suoi cittadini. È suo il merito di aver avviato nel 2007 il progetto di raccolta differenziata porta a porta che coinvolge gli asini. “Puntare sulla cultura, sull’agricoltura, sull’artigianato, sulle risorse locali e sulle energie sostenibili, sulla sinergia tra imprese e istituzioni. Questi gli obiettivi futuri di Castelbuono”. È ancora il borgo  protagonista nelle pagine e nelle riviste italiane e non fa parlare di se per la crescente importanza del Divino Festival, rassegna enogastronomica fondata e ideata da Dario Guarcello, oggi assessore allo sport e turismo, il quale oltre il Divino ha messo in programma Castelbuono Jazz e Castelbuono Classica, festival che stanno chiamando ai piedi del castello personaggi noti e musicisti famosi. Ma Castelbuono è entrato nelle case e nelle tavole di tutto il mondo grazie anche ai panettoni e i dolci  Fiasconaro, impresa simbolo di una Sicilia produttiva e vincente che ha scommesso sul territorio come formula vincente.

Nicola Fiasconaro

Il segreto, dice Nicola Fiasconaro, maestro pasticciere che gestisce l’azienda insieme ai due fratelli Nicola e Martino, sta nella valorizzazione del territorio, nella scelta delle materie prime. E’ suo il primo panettone Made in Sicily. Un progetto ambizioso, una sfida che oggi si è trasformata in una realtà imprenditoriale concreta e rilevante che da lavoro ad un indotto di oltre 150 persone. Oggi Fiasconaro, con un fatturato che cresce oltre il 10 per cento ogni anno, si prepara a passare il testimone alla quarta generazione. Mario, figlio di Nicola e figlio d’arte, raccoglie l’eredità di una lunga tradizione legata all’arte bianca gestendo il bar di Piazza Margherita. Dopo varie esperienze, ultima da Pierre Hermés a Parigi, il giovane pasticcere torna nella sua Castelbuono con un’idea moderna di pasticceria siciliana. Insieme a lui fanno parte dell’azienda Fiasconaro la sorella Agata e le cugine.

In questo miracolo della natura che sono le Madonie, nei comuni di Castelbuono e Pollina resiste l’ultima generazione di frassinicoltori come il giovane Mario Cicero che mantiene in vita il prezioso patrimonio colturale e culturale legato all’antico mestiere dello “Ntaccaluòru”: l’incisore della corteccia del frassino da dove esce la linfa della manna, lassativo e dolcificante naturale. Nelle colline che guardano il mare a 500 metri, si stendono 450 ettari di coltivazione biologica con metodo biodinamico. Siamo nel Relais Abbazia Santa Anastasia, elegante dimora e cantina, la prima in Sicilia che ha iniziato da poco la produzione delle prime bollicine  “Terre di Anastasia” ottenute dalla spumantizzazione delle uve Grecanico con metodo classico.

Al Relais, la cucina dello chef Antonio Bonadonna, attinge pienamente e con eleganza ai prodotti del territorio creando un percorso nuovo nel rispetto della cucina tradizionale siciliana. “Le mie ricette nascono dai ricordi della mia infanzia, dai piatti che cucinava mia nonna e mia mamma. Porto avanti una cucina siciliana che rispetta il territorio e le tradizioni ma non rinuncio a qualche esperimento che sia in sintonia con le materie prime della nostra terra”. Si definiscono “Ambasciatori delle madonie”, Sandro Cicero e Giuseppe Migliazzo, chef e sommelier del ristorante  Il Palazzaccio a Castelbuono, luogo elegante diventato simbolo di una cucina tradizionale traghettata verso le modernità. Entrambi puntano molto sulla stagionalità e sul legame con le Madonie con un’apertura verso altri territori ma con l’obiettivo costante della qualità e ricerca. Tra i loro piatti più rappresentativi, il carpaccio di Manzo marinato alla manna, ravioli fatti in casa con la farina di grani antichi delle Madonie, Nero delle Madonie prodotta da Don Garrà a Gangi, il gelato artigianale come si faceva una volta.

Sandro Cicero e Giuseppe Migliazzo de Il Palazzaccio

“Siamo entrambi tornati a Castelbuono, dicono Sandro e Giuseppe, dopo varie esperienze all’estero, perché crediamo molto nelle potenzialità della Sicilia e di Castelbuono. La nostra cucina è attenta ai produttori locali e alla qualità. I nostri piatti nascono dall’attenzione per le materie prime e da una costante ricerca tra tradizione e modernità”. Ancora Madonie, nella cucina di Giuseppe Carollo, proprietario di Nangalarruni e tra i pionieri della tradizione gastronomica castelbuonese. Grani antichi siciliani e ricerca nella qualità per le pizze tradizionali e gourmet dell’Antico Baglio che Natale Allegra prepara con lievito madre e levitazione di 48 ore.

“Solo prodotti di qualità, attenzione estrema per l’impasto della pizza e per la sua lavorazione. Siamo orgogliosi di fare una pizza digeribile, leggera, gourmet”, dice Natale. In questi verdi colline e boschi si affacciano arroccati gioielli architettonici. Premiato come borgo dei borghi nel 2014 e inserito tra I Borghi più belli d’Italia, il comune di Gangi è entrato nelle cronache internazionali per la scelta dell’amministrazione di vendere le case ad un euro. Acquisto subordinato alla ristrutturazione che ha subito attratto molti cittadini stranieri. Palazzi signorili, chiese, stradine medievali, un castello a quota mille e panorami mozzafiato che dominano la vallata.

Vigneti in abbazia di Santa Anastasia

Un questo angolo di Sicilia, la storia fa i conti con la globalizzazione senza stravolgere il passato, rispettando ritmi , odori e sapori della natura e del lavoro dell’uomo. Una storia tutta siciliana che capovolge i soliti stereotipi che vogliono un’isola condannata all’inerzia e alla “maledizione del Gattopardo”. Un “miracolo tutto siciliano” fatto di scommesse, di giovani che non lasciano la terra o che tornano, di sfide quotidiane vinte grazie alla sinergie tra cittadini e istituzioni. Una favola siciliana che ci fa sentire orgogliosi di questa terra e saldi alle nostre radici.

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Liliana Rosano

Liliana Rosano

Sono nata a Catania, dove sono sempre tornata dalle mie peregrinazioni che mi hanno portato prima in Grecia, poi a Parigi. Con la mia laurea in Scienze Politiche, sognavo di lavorare nella cooperazione internazionale, ma sono finita a fare la giornalista, prima nella redazione di Telecolor poi del Quotidiano di Sicilia. ll mio ponte con l’America è iniziato grazie a un tirocinio per le Nazioni Unite a New York. Sono una freelance e collaboro con diverse testate e magazine nazionali. Vivo a Fairfield, nelle praterie sperdute dell’Iowa, in una comunità alternativa ed eco friendly e sono sempre alla ricerca di storie di italiani all’estero da raccontare.

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