Chi è che vuole realizzare gli inceneritori di rifiuti in Sicilia, pur sapendo che si tratta di un metodo altamente inquinante? Tutti pensavano che l’indicazione fosse arrivata da Roma, cioè dal governo nazionale di Matteo Renzi. Invece le cose non stanno così. A volere gli inceneritori è il governo regionale di Rosario Crocetta. O chi sta dietro il governatore dell’Isola. Ad affermarlo sono i parlamentari nazionali del Movimento 5 Stelle eletti in Sicilia che, su tale argomento, hanno chiesto ‘lumi’ al Ministro dell’Ambiente, Luca Galletti. E il Ministro ha risposto dicendo a chiare lettere che a volere gli inceneritori – sei addirittura – è il governo Crocetta e non Roma.
Il governo Crocetta, dice in un comunicato la parlamentare nazionale grillina, Claudia Mannino, “ha deliberatamente scelto di percorrere la strada degli inceneritori, addirittura rilanciando sulla proposta dello Stato, prevedendone sei anziché i due messi sul piatto da Roma”.

La parlamentare siciliana Claudia Mannino
“Si scopre ora – aggiunge Claudia Mannino – che quello statale non era nemmeno un imperativo categorico. Il ministro Galletti infatti, rispondendo ad un question time, ha detto chiaramente che le Regioni sono liberissime di percorrere strade alternative agli inceneritori, purché abbiano un sistema di gestione dei rifiuti in linea con le normative vigenti. E quello siciliano, in cui il 90% dei rifiuti viene portato in discarica senza neanche il pretrattamento, non lo è”.
Galletti ha dichiarato di non essere un amante degli inceneritori: “Ma odio fortemente la discarica – ha precisato il Ministro – quindi o le Regioni mi dimostreranno con atti che possono essere messi in pratica subito alternative alle discariche e che non hanno bisogno della termovalorizzazione, oppure andrò avanti con la facoltà che mi concede l'articolo 135, puntando sui termovalorizzatori”.
Gli atti da mettere in pratica subito, per il Movimento 5 Stelle, ci sono e rispondono al nome di raccolta differenziata dei rifiuti. “Va attuata – dice sempre la parlamentare Mannino – una politica di incentivazione della raccolta differenziata che, nel giro di breve tempo, consenta di arrivare ai livelli previsti dalla legge. Sarebbe la soluzione a tutti i problemi, metterebbe al riparo i cittadini da enormi pericoli per la salute e consentirebbe ai Comuni anche notevoli guadagni”. Ipotesi questa, confermata dal presidente della Commissione Ambiente del Parlamento siciliano, Giampiero Trizzino, anche lui esponente del Movimento 5 Stelle, che assieme al suo sfaff ha calcolato gli enormi vantaggi che apporterebbe una seria raccolta differenziata.
“Abbiamo preso come esempio – dice Trizzino – la discarica di Bellolampo, alle porte di Palermo, che è la più grande della Sicilia. La mole di rifiuti che produce Palermo è di 346 mila tonnellate l'anno, con una differenziata che non arriva al 10 per cento. In discarica pertanto finiscono circa 310 mila tonnellate di rifiuti. Con una differenziata al 65 per cento in discarica finirebbero appena 120 mila tonnellate di rifiuti, cosa che porterebbe enormi vantaggi. In primis il Comune avrebbe introiti per la vendita dei materiali per circa 7 milioni di euro l'anno, quasi 10 volte le entrate attuali. In secondo luogo la vita della sesta vasca di Bellolampo non sarebbe stata di 5 anni, ma di oltre 12 anni. E tutto questo senza alcun inceneritore, senza spendere milioni di euro e anni interi per costruire un impianto altamente inquinante e cancerogeno su tutta Palermo”.

Il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta
Uno scenario, questo, ovviamente, che vale per Palermo, ma anche per tutte le altre discariche dell'Isola, con ricadute notevoli che finirebbero perfino nelle tasche dei cittadini. “Con guadagni del genere – afferma Trizzino – non è assolutamente peregrina l'idea di abbattere notevolmente la tassa sui rifiuti, che attualmente pesa maledettamente sui bilanci delle famiglie”.
La necessita di incentivare la differenziata sarebbe avvalorata anche da notizie riportate in questi giorni dalla stampa, secondo cui questo tipo di raccolta sarebbe addirittura diminuita nell'ultimo anno. Per la cronaca, in Sicilia la raccolta differenziata dei rifiuti è stata in piena diffusione fino al 2009. Anche se, nel 2002, l’allora presidente della Regione, Totò Cuffaro, aveva optato per la realizzazione di ben quattro termovalorizzatori, in alcune aree dell’Isola la raccolta differenziata non era stata ostacolata. Ad Agrigento e provincia, ad esempio, la raccolta differenziata dei rifiuti aveva superato il 20 per cento. A partire dal 2009, con l’arrivo del centrosinistra alla guida della Regione siciliana, la raccolta differenziata dei rifiuti è stata messa da parte, sostituita in tutto e per tutto dalle inquinanti discariche.
A Palermo, nel 2009, il governo nazionale – Ministro dell’Ambiente era Stefania Prestigiacomo – ha avviato una sperimentazione di raccolta differenziata per 120 mila abitanti circa, su una popolazione di circa 700 mila abitanti. Ma l’esperimento è fallito, anche in questo caso con l’avvento del centrosinistra alla guida della città. Insomma, il centrosinistra, in Sicilia, non sembra amare la raccolta differenziata dei rifiuti. A Palermo, per esempio, i grillini, nelle scorse settimane hanno citato l’amministrazione comunale di Leoluca Orlando davanti alla Corte dei Conti. Motivo: avrebbe provocato un danno erariale mandando, di fatto, all’aria la raccolta differenziata dei rifiuti.
Come già ricordato, in coincidenza con l’arrivo, al governo della Regione, del centrosinistra, la raccolta differenziata è stata in molti casi sostituita dalle discariche. Scelta non casuale, se si considera che il vice presidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, è il titolare, insieme con la sua famiglia, della più grande discarica della Sicilia, quella di Siculiana, in provincia di Agrigento.
Ricordiamo che Confindustria Sicilia, dal 2009, è diventata una delle protagoniste della politica siciliana, se è vero che, dal 2009 al 2012 (anno in cui si è sciolto anticipatamente il Parlamento siciliano), ha fatto parte del governo della Regione con un proprio esponente, Marco Venturi. Anche nel governo regionale di Rosario Crocetta, che si è insediato nel Novembre del 2012, Confindustria Sicilia ha avuto, fino a qualche mese fa, una propria rappresentante, Linda Vancheri. Quest’ultima si è dimessa dopo che il presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, è stato messo sotto inchiesta per mafia (oggi, sempre per la cronaca, l’ex assessore Venturi è in polemica con il presidente di Confindustria Sicilia, Montante).
Gli interessi che ruotano attorno alle discariche siciliane sono tanti e ‘pesanti’. Sulle discariche è in corso un’inchiesta della magistratura che ha portato anche ad alcuni arresti. Anche se il sistema è ancora in piedi, più forte che mai. Tant’è vero che una delle discariche chiuse della magistratura – quella di Misterbianco, in provincia di Catania, è stata riaperta dal governo regionale per questioni legate all’emergenza. Il tutto tra le proteste degli abitati di Misterbianco.
Nelle scorse settimane è arrivata la notizia che il governo nazionale puntava su due inceneritori. La cosa non è stata spiegata bene. Ora si apprende che il Ministro Galletti non avrebbe detto: “In Sicilia vogliamo due inceneritori di rifiuti”. Ma avrebbe detto: “Se la Sicilia non si libera delle discariche lo Stato realizzerà due inceneritori”.
Che ha fatto il governo Crocetta davanti a questa proposta di Roma? Ha rilanciato: realizziamo in Sicilia sei inceneritori. Proposta che è stata fatta propria dall’assessore regionale con delega ai rifiuti, la magistrata Vania Contraffatto. Quest’ultima, subito dopo il suo insediamento, aveva detto: “Punteremo sulla raccolta differenziata”. Oggi vuole sei inceneritori. Su quale ‘strada’ si è convertita l’assessore Contraffatto?
Altra domanda: perché gli inceneritori? Semplice: perché, con gli inceneritori di rifiuti, chi li realizza fa una barca di soldi. C’è da individuare e acquistare i terreni dove realizzarli (in questi casi si procede con operazioni ‘trigonometriche’…). E c’è da lavorare da cinque a dieci anni. Milioni di Euro, centinaia di milioni di Euro a tempesta. Questo spiega il perché il governo regionale vorrebbe realizzare sei inceneritori invece che puntare sulla raccolta differenziata dei rifiuti: per fare affari. Insomma, questione di piccioli, come si usa dire in Sicilia.