Nell’Agrigentino a Siculiana (chissà perché!) tacciono, ma a Montallegro, invece, monta la protesta popolare contro la mega discarica privata gestita della potente famiglia ‘Catanzaro Costruzioni’. La protesta contro esalazioni, fumi ed i liquami riversati ovunque hanno spinto tutti quanti i 2 mila e 556 cittadini di Montallegro a darsi appuntamento in piazza, per bloccare le strade di accesso alla discarica, oggi, mercoledì 7 ottobre.
Il corteo partirà dal piazzale davanti la scuola media “Palumbo”, alla volta della strada statale 115, ossia la provinciale che porta in contrada “Matarana” dove, da anni, è ubicata la mega bomba ecologica del vicepresidente di Confindustria Sicilia e dei suoi fratelli. E’ proprio da quella immensa discarica a cielo aperto che, secondo i Montallegresi, provengono le nubi tossiche che hanno fatto alzare notevolmente la percentuale di tumori che colpiscono il piccolo centro agrigentino e non solo. Un ulteriore attentato alla salute pubblica è inoltre costituito anche dal percolato che i camion, di passaggio dal centro urbano, riversano lungo le strade.
Il sindaco di Montallegro, Pietro Baglio, ha allertato Prefettura, Questura, Regione siciliana ed assessorati regionali vari, Arpa, ASP di Agrigento, Carabinieri, sindaci di Cattolica Eraclea e di Siculiana ed ovviamente la ditta Catanzaro. Il primo cittadino montallegrese, anche a seguito delle recenti decisioni dell’assessore regionale con delega ai rifiuti, il magistrato Vania Contrafatto, ha ufficialmente scritto che le preoccupazioni della comunità da lui amministrata, sono ulteriormente aumentate nell’apprendere che “la discarica di Bellolampo, a Palermo, dal 1° ottobre è chiusa per 57 Comuni del Palermitano”. Di conseguenza, aggiunge il sindaco di Montallegro, “una buona parte di questi Comuni, come al solito, saranno autorizzati a conferire i rifiuti nella discarica di contrada Matarana”, che si trova a cavallo tra il territorio di Montallegro e quello di Siculiana.
Lo stesso sindaco nel corso di un’assemblea pubblica, il 18 settembre scorso, ha già chiesto un incontro urgente al prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, il quale lo ha poi ricevuto, assieme ad una delegazione di amministratori e cittadini; ovviamente, su Eccellenza il Prefetto, come ormai capita da parecchi anni, non ha potuto far altro che allargare le braccia!
Anche il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, è stato contattato, con scarsi risultati: si è reso latitante! Nel corso di un ulteriore incontro pubblico, adesso, tutta la popolazione di Montallegro ha deciso di esternare le proprie frustrazioni e la propria rabbia organizzando, a partire dal 7 ottobre, una serie di manifestazioni di protesta.
Intanto, come sempre, sono circa 150 i camion, pieni zeppi di maleodoranti rifiuti, che ogni giorno, lungo i loro lunghi percorsi verso la discarica dei fratelli Catanzaro, cospargono di fetidi liquami le piazze e le strade che attraversano. Si tratta, per lo più, di vecchie carcasse utilizzate per assicurare questo incredibile tour dei rifiuti che viaggiano per centinaia di chilometri, da un capo all’altro della Sicilia, con un unico capolinea: la discarica del vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro.
A nulla sono valsi fino ad oggi i tentativi di fermarli, da parte della Polizia Municipale di Montallegro; anzi gli agenti devono stare attenti, visto che per un doveroso controllo nella discarica dei Catanzaro, il capitano dei vigili, Giuseppe Callea, alcuni anni fa, sì è dovuto sorbire, a seguito di una insussistente e strumentale denuncia da parte dei Catanzaro, 6 anni di processi e 5 anni di sospensione dal servizio per dei presunti reati di concussione e mafia. Oggi è stato definitivamente assolto e reintegrato nel suo posto di lavoro ed è ancora a Siculiana a godersi, amaramente, questo indecoroso spettacolo che va avanti dal 2007. Una tragicommedia degli equivoci che riguarda una discarica che, da comunale, del tutto illegittimamente, è diventa privata, a colpi di denunce, rivelatesi tutte quante calunniose.
Per raccontare, una volta per tutte, cosa è successo con questa mega discarica che da pubblica, finora inspiegabilmente, è diventata privata, a questo punto forse è meglio leggere direttamente, il resoconto stenografico ufficiale di un’importantissima audizione parlamentare. Si tratta di alcune fondamentali dichiarazioni rese da chi, rispetto a questa scandalosa vicenda, ne sa più di tutti, ossia l’ex sindaco di Siculiana, Giuseppe Sinaguglia che, finalmente, il 21 settembre 2015, ha deciso di parlare ufficialmente, recandosi a Roma, davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, presieduta dall’On. Alessandro Bratti.
E’ stato proprio lui, Sinaguglia, una delle prime vittime sacrificate sull’altare dell’illegale gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia, visto che, appena si è opposto allo strapotere dei cosiddetti ‘Professionisti dell’antimafia di la munnizza’, nel 2007, denunciando lo schifo ambientale, gestionale ed economico che ruota attorno e dentro la discarica di Siculiana-Montallegro, immediatamente, con una precisione quasi svizzera, è stato bersagliato da pesanti ed ingiustificate accuse e fatto fuori da sindaco, con tanto di processo penale ed annesso scioglimento per mafia del suo Comune. Un cliché che, purtroppo, fino a qualche anno fa, si è ripetuto in altri comuni della Sicilia!
Volete sapere quali erano i ‘terribili reati’ commessi da Sinaguglia? Aveva cercato, disperatamente, di porre un freno a quella lunga serie di illegittimità amministrative che hanno avuto delle pesanti ripercussioni, di carattere ambientale ed economico, per tutti quanti i cittadini della provincia di Agrigento; cosa che ha fatto assieme al già citato capitano Callea, all’allora capo dell’ufficio tecnico di Siculiana ed attuale sindaco di Palma di Montechiaro, Pasquale Amato, ed all’allora funzionario della discarica comunale, Luigi Meli.
E’ utile qui ribadire che si trattava di accuse strumentali, rivelatisi, alla prova dei fatti giudiziari, del tutto insussistenti. Ma quei procedimenti penali a qualcosa sono pure serviti, visto che ancora oggi, a Siculiana e Montallegro, arrivano colonne di vecchi auto compattatori, ridotti come delle gruviere, da cui scolano tonnellate di pericolosissimi liquami che ammorbano maledettamente l’aria e le strade. I rifiuti solidi urbani di mezza Sicilia, da Trapani a Gela, da Palermo a Caltanissetta continuano ad arrivare nell’unica destinazione vincolata, nell’unica area della Sicilia off limits, in quelle gigantesche vasche della discarica di Siculiana, le cui autorizzazioni, per ammissione degli stessi funzionari che le hanno rilasciate, sono del tutto illegittime.
Chiuse lo scorso anno le altre tre mega discariche private, in provincia di Catania e Messina, a seguito delle indagini della Magistratura per truffa, corruzione e infiltrazioni mafiose, non potendo conferire i rifiuti presso le quattro discariche pubbliche per la loro scarsa capienza, oggi rimane disponibile solo la discarica di Siculiana, in provincia di Agrigento. Ed è solo la famiglia Catanzaro, a quanto pare, che può ‘salvare’ la Sicilia, visto che i fratelli ‘terribili’ di Siculiana, grazie alla loro capacità di abbancare oltre tre milioni di tonnellate di rifiuti, per oltre un anno ancora possono sotterrare tutta quanta l’immondizia che si raccoglie, in maniera indifferenziata, nella nostra Isola. I proprietari sono Lorenzo, Fabio e come detto, anche il vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro che è il vice di Antonello Montante. Ci riferiamo a quel Montante, attualmente sotto inchiesta per mafia e che al Catanzaro ha salvaguardato e garantito, da sempre, i suoi interessi in quel di Siculiana –Montalegro: interessi che, negli anni, ammontano, sicuramente, a più di un miliardo di euro netti di guadagni, realizzati, semplicemente, sotterrando rifiuti.
Chi ha provato a verificare se i tre fratelli hanno tutto in regola finora ha fatto cilecca. Denunce, indagini amministrative e penali, Commissioni parlamentari regionali e nazionali che si sono occupate di questi ‘signori’ della ‘munizza’ non sono riusciti, finora, a cavare un ragno dal buco. Ai Catanzaro nessuna sanzione amministrativa, pecuniaria o giudiziaria è stata mai comminata, neanche quando sono stati gli stessi funzionari regionali che hanno firmato gli atti per favorire la creazione delle 4 vasche, a confessare, in tutte le sedi, che quegli atti sono illegittimi. Niet!
Finora solo il Tribunale di Agrigento ha stoppato un’anomala richiesta di archiviazione, avanzata, sempre a favore della famiglia Catanzaro, dal sostituto procuratore della Repubblica, Antonella Pandolfi; lo stesso magistrato che ha fatto mettere sotto accusa per mafia l’ex sindaco, Giuseppe Sinaguglia. E dire che il Sinaguglia aveva denunciato i Catanzaro per essersi impadroniti di una discarica comunale, trasformandosi, da ex gestori in proprietari, più che di diritto, ipso facto, di fatto cioè e con la complicità e connivenza di funzionari, politici e tecnici della Prefettura e dell’ex Provincia di Agrigento, nonché, ovviamente, della Regione siciliana.
Su questa vicenda riamane ancora aperto un procedimento penale relativo proprio alla discarica di Siculiana, scaturito da una serie di contestazioni contenute in un verbale dei Carabinieri del NOE di Palermo, del 2007 ed in una relazione del 2013 dell’ex assessore regionale, il magistrato Nicolò Marino. Atti che riguardano fatti amministrativi ed ambientali.
La decisione su questo delicato procedimento è stata demandata al capo dei GIP e dei GUP del Tribunale di Agrigento, il dott. Francesco Provenzano.
Sembra, a primo acchito, ciò che fin qui vi abbiamo raccontato, una sorta di intrigo tutto sciasciano. Ma il bello deve ancora venire, se solo avete la pazienza di seguire il resto della nostra storia.
Un ex sindaco di Siculiana, Giuseppe Sinaguglia, denuncia una serie di reati e cosa succede? Anziché mandare sotto processo le persone che egli denuncia, finisce paradossalmente sotto processo. Vi sembra Una storia semplice? Tanto per citare proprio il romanzo dello scrittore di Racalmuto, Leonardo Sciascia, dove uno dei protagonisti, l’uomo della Volvo, per avere denunciato dei crimini, viene ingiustamente incolpato di averli commessi lui. Come al solito, si guarda il dito e non la luna che il dito indica.
Per una serie di particolari circostanze, in questo caso è sembrato più comodo far confusione, finendo con il perpetrare delle vere e proprie imposture mediatico-giudiziarie, finalizzate a favorire, più o meno inconsapevolmente, degli interessi miliardari. Il tutto è stato possibile spostando il tiro, deviando il corso delle indagini in tutt’altra direzione. E poi è sempre più facile e comodo, ed anche mediaticamente più conveniente, prendersela con uno o più pubblici amministratori locali, contro i cosiddetti muri vasci, qual era allora l’ex sindaco di Siculiana, piuttosto che fare la guerra ad una potente famiglia che si è arricchita a dismisura, proprio grazie ad una quanto meno sospetta gestione dei rifiuti, ancora tutta da vagliare sotto il profilo giudiziario.
Ciò che era importante ed è puntualmente avvenuto era ed è il fatto di potere far dire pubblicamente, sempre e comunque, al più potente dei fratelli Catanzaro, Giuseppe, che la loro azienda è l’unica, tra quelle che si occupano in Sicilia di discariche, ad avere, formalmente, e molto, molto meno, sostanzialmente, tutte le autorizzazioni necessarie per sotterrare i rifiuti dell’intera Sicilia. E ciò dovrebbe bastare, secondo voi? Le cose pare che non stiano proprio così!
Leggete a tal proposito quanto segue…
E’ l’attuale comandante del Corpo forestale siciliano, Gaetano Gullo, il dirigente che ha rilasciato l’ultima autorizzazione per aprire la quarta vasca della discarica di Siculiana-Montallegro, in questo caso a parlare non più di qualche mese fa.
Di lui, l’ex assessore regionale, il magistrato Nicolò Marino non si fidava.
Anche se è proprio il Gullo ad indicare ora la pista giusta da seguire per capire cosa è avvenuto a Siculiana ed a Montallegro, con la discarica dei Catanzaro. Ecco cosa riferisce l’ultimo funzionario che ha firmato, nel luglio del 2014, le ‘carte incriminate’ a favore della famiglia Catanzaro.
Siamo sempre davanti alla Commissione Parlamentare Nazionale d’Inchiesta che sta indagando sul ciclo dei rifiuti, presieduta dall’On. Alessandro Bratti:
“Si trattava di concedere un’autorizzazione per tre milioni di metri cubi senza tenere conto… di problemi relativi alla proprietà dei terreni. Io ho potuto verificare che c’era una problematica di questo genere relativa alla discarica di Siculiana. Questo significava che l’autorizzazione integrata ambientale non si poteva rilasciare… Ne parlai dicendo che la questione mi preoccupava particolarmente, ma dopo la terza volta ho firmato il provvedimento”.
La discussione poi prosegue in forma segreta, perché le rivelazioni del Gullo, sono state e/o verranno trasmesse alle competenti autorità giudiziarie. Ma ritorniamo alla nostra manifestazione contro la mega bomba ecologica di Siculiana-Montallegro organizzata, come detto, domani, 7 Ottobre, dai cittadini di Montallegro, con il loro sindaco in testa.
Non sappiamo se le imminenti, ulteriori proteste sortiranno qualche benefico effetto; ma nel frattempo vogliamo cercare di ricostruire alcuni inediti antefatti relativi all’affaire discarica di Siculiana, confidando nelle commoventi parole proferite dall’ex sindaco di Siculiana, il già citato Giuseppe Sinaguglia, sempre davanti alla Commissione Bicamerale d’Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
“Tutta la vicenda si svolge antecedentemente, dal 2004 al 2006. Abbiamo lottato contro un muro di gomma per far capire che la ditta Catanzaro non aveva nessun diritto, prima, alla valutazione di impatto ambientale e, poi, all'autorizzazione”.
Presidente: On. Alessandro Bratti:
“Perché la Regione continuava a dare autorizzazioni a un soggetto che non era proprietario della discarica di Siculiana?
Sinaguglia: “Non deve chiederlo a me, ma alla Regione. Dopo tante lotte siamo riusciti ad aprire una piccola crepa in questo muro della Regione. Peraltro, le nostre vicende relative alla discarica si svolgono tutte a cavallo del Ferragosto, sia l'ordinanza prefettizia da cui origina tutta la vicenda, sia questa vicenda. In data 11 agosto l'ingegnere Sansone, responsabile per la valutazione di impatto ambientale, scrive al Comune di Siculiana proponendo, in considerazione del fatto che il Comune di Siculiana sosteneva che Catanzaro non avesse titolo, una riunione per chiarire la vicenda. Guarda caso, quest'invito arriva al Comune di Siculiana all'indomani della data stabilita per la riunione. Noi lo rigiriamo e li diffidiamo, ma a settembre tutti i dubbi e le ragioni erano scomparse, ed era scomparso anche l'ingegnere Sansone. È comparso, invece, l'architetto Cannova, che era sicuro, non aveva nessun dubbio, per cui ha fatto la conferenza dei servizi, è andato tutto avanti, noi abbiamo…”.
Presidente: “Quella ella riunione non è mai stata fatta poi”.
GIUSEPPE SINAGUGLIA, Ex sindaco del comune di Siculiana. No, Non è mai stata mai fatta.
PRESIDENTE. Quindi, l'ingegner Sansone vi ha proposto una riunione per… capire che cosa fare, poi è passato…
GIUSEPPE SINAGUGLIA, Ex sindaco del comune di Siculiana. È passato Ferragosto.
PRESIDENTE. A settembre l'architetto Cannova vi comunica che dava l'autorizzazione, che era tutto a posto.
GIUSEPPE SINAGUGLIA, Ex sindaco del comune di Siculiana. L'architetto Cannova, interrogato dalla questura rispetto al fatto che non si fosse informato, aveva risposto che non era compito suo stabilire chi fosse il proprietario, ma della conferenza di servizio, presieduta dall'architetto Cannova stesso. Essendo, quindi, il presidente, era tenuto a sapere chi fosse il proprietario. Tutte queste carte sono qua.
Il risultato finale è che una discarica pubblica diventa privata. Questo è il risultato finale. Devo anzi dirle che con le mie dimissioni due sono i risultati finali: la discarica pubblica diventa privata e la commissione che gestiva il Comune ha fatto un atto transattivo con la ditta Catanzaro di 11 milioni di euro e oltre.
Presidente: Fatto successivamente da quale commissione ?
Sinaguglia: “Quella che gestiva il Comune perché sciolto per mafia.
Presidente: “Quindi, dopo che c’è stato lo scioglimento del Comune per mafia…”.
Sinaguglia: “Anche le date sono importanti. La commissione ha fatto l'atto transattivo il 28 maggio; il 30 e il 31 maggio si votava al Comune di Siculiana per l'elezione del sindaco. Formulo una mia riflessione personale. Guardi, mio padre mi ha fatto crescere con grande rispetto per le istituzioni. Mio padre mi proibiva di chiamare sbirri i Carabinieri, non voleva, per cui non immagina che cosa fossero per me la Prefettura, l'assessorato, il Tribunale. In questa vicenda non mi fido neanche di voi. Sinceramente, non so perché siate qua. Non credo che siate tutti in buona fede. Non offendetevi, ma dopo questa vicenda…”.
Presidente: “Capisco. È chiaro che sono situazioni anche pesanti, che credo l'abbiano messa non poco in difficoltà”.
Sinaguglia: “La mia famiglia era l'antimafia. Sentirsi dire che era mafiosa è una cosa terribile per chi ha figli”.
Presidente: “È, infatti, una vicenda su cui cerchiamo di capire. La stiamo analizzando per quelle che sono le nostre possibilità e competenze da tutti i punti di vista, e questa questione è emersa. Ci sono state queste dichiarazioni dell'allora assessore Marino, ex procuratore… Siamo ancora in attesa di ulteriori risvolti e, vi giuro, non avremmo mai e poi mai voluto concludere questo reportage rievocando le Storie di Tito Livio. Vi ricordate di Annibale e della Seconda Guerra Punica?
L’abbiamo presa un po’ alla larga, capisco. Ma non posso non ricordare i disperati ed inascoltati appelli della città spagnola di Sagunto, sotto assedio dei Cartaginesi per otto lunghi mesi e poi rasa al suolo, proprio perché Roma tardò ad intervenire, presa com’era da vuote ed interminabili discussioni sul come e sul quando difendere i propri confini.
Lapidaria fu la condanna di questo tentennante comportamento da parte dello storico Tito Livio che se ne uscì, lasciandoci a futura memoria questa stringatissima amara considerazione:
Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur: mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata
Speriamo che i numerosi appelli alle Autorità Parlamentari di Roma, lanciati da più parti, stavolta risultino utili più di quanto è avvenuto ai tempi di Annibale, quando per colpevole inerzia fu distrutta la città di Sagunto. Crediamo ancora che sia possibile difendere Agrigento e la sua provincia dalle montagne di rifiuti e di tasse triplicate, ai confini, questa volta, della Repubblica italiana”.
Salvatore Petrotto* è l'ex sindaco di Racalmuto, in provincia di Agrigento. Da anni è impegnato nella lotta contro il business delle discariche in Sicilia