La Sicilia è sommersa dai rifiuti dei propri cittadini. Nei Paesi civili i rifiuti sono una risorsa. Si riciclano e si riutilizzano. Dalle nostre parti o vanno seppelliti nelle discariche, o rimangono lungo le strade per giorni e giorni. Di far decollare la raccolta differenziata non se ne parla nemmeno. Dietro le discariche ci sono interessi ‘pesanti’. Anche mafiosi. Ci sono inchieste della magistratura. E proteste. Ma tutto rimane come prima. Per responsabilità di un governo regionale che, in questo dramma, sta pure provando a organizzare un’operazione speculativa: la realizzazione di alcuni inceneritori. Operazione che dovrebbe fruttare un sacco di soldi per qualcuno, continuando a inquinare la Sicilia.
Insomma, l’unico che ha provato a interrompere l’affarismo e l’illegalità nella gestione dei rifiuti in Sicilia è stato l’ex assessore regionale, Nicolò Marino. Sbattuto fuori dal governo della Regione di Rosario Crocetta. Marino aveva messo in discussione le discariche, che in Sicilia, in buona parte, sono fuori legge. Fermo restando che le discariche sono una follia e che l’immondizia va riciclata, va detto che nelle discariche – semplificando al massimo – non dovrebbe andare la parte morbida dei rifiuti. Accorgimento necessario per evitare che si formi il cosiddetto percolato. Liquido carico di veleni che va a inquinare la falda. Com’è avvenuto, ad esempio, a Palermo nella discarica di Bellolampo. Con il percolato che ha inquinato una falda idrica ed è finito, nel silenzio generale, nel mare dell’Acquasanta dove opera un porto turistico. Una vergogna.
Nei giorni scorsi il sindaco di Misterbianco, Nino Di Guardo, di centrosinistra, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Catania. Tema: la discarica ‘Valanghe d’Inverno’ che continua ad inquinare il territorio di questo grande Comune del Catanese. La denuncia è stata presentata ai Carabinieri dopo “l'intensificazione delle segnalazioni dei cittadini sui miasmi provenienti dalla discarica”. Il sindaco chiede il “rispetto della legge e della salute in un territorio che ha subito per decenni i disagi ambientali”.
Il sindaco racconta che “da oltre un anno la Regione ha dichiarato illegittimo l'impianto di smaltimento in

Il sindaco di Misterbianco, Nino Di Guardo
contrada Valanghe d'Inverno, ma la stessa Regione, con ripetute ordinanze del presidente Crocetta, ha autorizzato, in virtù dell'emergenza, lo scarico dei rifiuti e quindi il mantenimento in vita della discarica. Quello che sta accadendo da noi, ha dell'inverosimile – aggiunge Di Guardo – come si può spiegare ai cittadini che l'impianto è fuorilegge, ma si continua a scaricare da oltre un anno contravvenendo alle leggi? E poi perché non si mette fine a questi miasmi? Chi controlla questi fenomeni che da trent’anni colpiscono i cittadini di Misterbianco? Si bonifica rispettando le leggi?”.
“La mia comunità – conclude il sindaco di Misterbianco – ha il diritto di pretendere rispetto e legalità da tutti, dai Commissari che gestiscono l'impianto al Presidente della Regione”. Di Guardo, pur essendo di centrosinistra, non esita a criticare il governo regionale di centrosinistra. Rompendo un fronte politico che punta a privilegiare gli affari sulla pelle dei cittadini.
La vicenda di Misterbianco, grosso Comune alle porte di Catania, è paradigmatica di una Sicilia governata con i piedi. Con un governo regionale di centrosinistra che, invece di tutelare la salute pubblica, tutela gli interessi dei gestori delle discariche, in parte private. Misterbianco è solo uno dei tanti casi. Di discariche, in molti casi private, la Sicilia è piena. Come quella di Siculiana, in provincia di Agrigento. Una discarica pubblica diventata privata dopo una vicenda giudiziaria rocambolesca. E finita nella mani della potente famiglia Catanzaro associata a Confindustria Sicilia, organizzazione oggi nell’occhio del ciclone dopo le indagini per mafia che coinvolgono il suo presidente, Antonello Montante. Accusato anche da un altro esponente di Confindustria Sicilia, l’ex assessore regionale, Marco Venturi.
A Catania, intanto, si scopre che l’amministrazione comunale – anche in questo caso di centrosinistra, stesso colore politico di chi amministra la Regione – non riesce a far decollare la raccolta differenziata dei rifiuti. Non ci riesce o non vuole farla decollare? Il dubbio è legittimo, a giudicare da quello che scrivono in un comunicato gli esponenti del Movimento 5 Stelle:
“E' un flop la raccolta differenziata a Catania. I numeri della raccolta portata termine nel capoluogo etneo raccontano una disfatta, oscillando in un range che va dal 5,6 per cento del 2011 all'11,3 del 2014 (dati Ispra) su una produzione di rifiuti pro-capite che supera i 700 kg l'anno. Numeri ben lontani – si legge ancora nel comunicato dei grillini – da quelli previsti per legge, che imponevano una raccolta che alla fine del 2012 doveva arrivare al 65 per cento. La raccolta effettuata dal duo è nettamente più bassa anche rispetto alle cifre in base alle quali le società si erano aggiudicate l'appalto”.
Ipi e Oikos sono le società che, a Catania gestiscono la raccolta dei rifiuti. “Il totale delle penali che il Comune di Catania avrebbe dovuto applicare e richiedere alla ditte per il mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata di materiale organico e Conai potrebbe ammontare a più di 12 milioni di Euro. Penali che il sindaco Bianco si accingerebbe – stando a quanto riportato dalla stampa – a recuperare col prossimo bando di affidamento. Chi paga, intanto, per tale fallimento è il cittadino catanese, su cui ricade il costo del servizio mediante la tassa sui rifiuti che sconta l'aliquota massima”. In pratica, lasciando intendere i grillini, il Comune di Catania, retto da Enzo Bianco, non riesce a far decollare la raccolta differenziata dei rifiuti. E scarica sui cittadini il costo della propria incapacità amministrativa”.
“Il Comune di Catania – si legge sempre nella nota dei grillini – impegna ben 70 milioni l' anno per la gestione dei rifiuti di cui 18 per il solo conferimento in discarica, 35 per pagare le ditte, somme alle quali si aggiungono altri 10 milioni per la parte gestita dal Comune.

La deputata del parlamento siciliano, Angela Foti
ll MoVimento 5 Stelle di Catania e i parlamentari nazionali e regionali Ornella Bertorotta, Mario Giarrusso, Giulia Grillo e Angela Foti, auspicano la predisposizione del nuovo bando nel più breve tempo possibile e in maniera ampiamente condivisa con cittadini ed associazioni. Intanto chiedono che il costo delle sanzioni che eventualmente saranno comminate e non ancora determinate dalla Unione Europea non ricadano sui cittadini, ma sugli amministratori. Per questo preannunciano il ricorso alle vie legali nelle sedi opportunamente competenti e diffidano l’amministrazione comunale ad attenersi ai dettami di legge in tema di rifiuti”.
Insomma, dicono i parlamentari del Movimento 5 Stelle: hanno sbagliato gli amministratori comunali di catania? Che paghino loro, di tasca propria, e non i cittadini con la maggiorazione della TASI.
“E’ uno scandalo – dicono le deputate Angela Foti e Giulia Grillo – che, a causa dell'incapacità degli amministratori, si perseveri con il ricorso indiscriminato alle discariche. La stessa Oikos è commissariata, in quanto il suo proprietario è sotto processo, nell'ambito dell’indagine Terra Mia, insieme a Gianfranco Cannova, funzionario regionale dell'assessorato Territorio e Ambiente. Non si può permettere che i commissari della società, inviati dal Ministero degli Interni, guadagnino cifre astronomiche, mentre la città viene messa sotto scacco dalla sporcizia e dal fetore per il mancato pagamento degli stipendi ai dipendenti. Tutto questo deve cessare”.
I parlamentari fanno riferimento all’incredibile storia dei tre commissari della già citata, pestilenziale discarica Valanghe d’Inverno che si mettono in tasca, ogni mese, 90 mila euro a testa, come vi abbiamo raccontato in questo articolo! Il tutto, come abbiamo già accennato, tra le proteste di sindaci e cittadini che si battono da anni per chiudere una fonte continua d’inquinamento.
Da Catania a Palermo. Dove lo scenario non muta. Anche in questo caso sono sempre i grillini ad andare all’attacco. Nel sito Progeonews si legge: “Il progetto ‘Differenzia 2’ nel Comune di Palermo non decolla. Pur incassando una TARI pari a 124 milioni di Euro (più IVA), l’amministrazione comunale non sembra molto interessata alla raccolta differenziata dei rifiuti. Anzi. Da qui la diffida dei grillini che stanno mettendo in mora il Comune, la Regione siciliana, la RAP (la società del Comune che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti in città) e il Conai. Una diffida, quella dei deputati palermitani del M5S, che punta a mettere alle strette i responsabili di queste istituzioni”.
“Il secondo step della raccolta differenziata – leggiamo sempre nel sito Progeonws – è impantanato da più di un anno e mezzo, nonostante i vari proclami che, di tanto in tanto, ne annunciano l’imminente avvio. Era il 4 dicembre del 2013, quando, in piena emergenza rifiuti a Palermo, veniva siglato un protocollo tra i soggetti destinatari della attuale diffida e il commissario straordinario per avviare il progetto di raccolta differenziata porta a porta nelle zone Strasburgo, Politeama-Massimo, Borgo Vecchio, Costa sud, che avrebbe coinvolto altri 130.000 cittadini”.
“L’impatto positivo per la gestione della discarica Bellolampo – afferma la deputata M5S alla Camera, Claudia Mannino – sarebbe stato enorme: la media di raccolta differenziata a Palermo è inferiore al 10 per cento, mentre nella zona del porta a porta ‘Palermo differenzia 1’, che coinvolge 130.000 cittadini, si supera il 50 per cento”.
Nel gennaio 2015 è stato stipulato il contratto tra RAP (la società che si occupa della raccolta dei rifiuti a Palermo), Comune, Regione e impresa aggiudicataria per l’avvio del progetto, con il corollario di una sequela di annunci che ne lasciavano intravedere l’imminente partenza.
“Il dato di fatto – afferma la deputata Mannino – è però che ‘Palermo differenzia 2′, ad oggi, non è partito. Oggi, visto che i termini per l’avvio del progetto sono trascorsi e che, sulla base degli incontri che abbiamo effettuato in questi mesi, ci sembra ci sia un rimpallo di responsabilità tra i vari soggetti coinvolti, abbiamo inviato una diffida a queste amministrazioni, dando loro 30 giorni per avviare il progetto. In mancanza del risultato provvederemo a depositare un esposto presso la Corte dei Conti per il danno erariale legato al maggiore conferimento di rifiuti in discarica e ai minori introiti per la vendita dei materiali differenziati che la città sta patendo per il ritardo del progetto (finanziato interamente con fondi statali). Gli impegni che l’amministrazione pubblica prende devono essere mantenuti. Come sempre utilizzeremo ogni strumento in nostro possesso per garantire risultati e utilizzo efficace delle risorse pubbliche”. (qui potete leggere tutto il servizio pubblicato da progeonews)

L’assessore regionale Vania Contraffatto
Discariche di qua, discariche di là. In buona parte fuori legge. E niente raccolta differenziata. E cosa propone il governo regionale Crocetta, con l’assessore Vania Contraffatto, un magistrato prestato alla politica vicina ai renziani siciliani? Gli inceneritori. Peccato che la proposta arrivi con almeno quindici anni di ritardo. Nei primi anni del 2000 gi inceneritori di rifiuti erano di moda. La Germania li aveva realizzati, peraltro nel migliore dei modi possibili. Evitando di incenerire sostanze che, bruciando, provocano l’emissione, nell’aria, di sostanze velenose quali diossine e metalli pesanti. A monte degli inceneritori – presentati anche come termovalorizzatori perché producono energia – c’è una parziale raccolta differenziata che elimina la plastica e altre sostanze che, bruciando, come già ricordato, possono inquinare l’ambiente.
In ogni caso, si tratta di tecnologie superate. Andavano di moda, lo ribadiamo, quindici anni fa, quando la Germania termovalorizzava rifiuti di mezza Europa guadagnandoci. Oggi non è più così. Perché bruciare i rifiuti non conviene. Su 100 chilogrammi di rifiuti che si bruciano (che in parte inquinano comunque l’aria, anche on la raccolta differenziata parziale a monte), si ottiene il 35 per cento di ceneri che vanno smaltite. Oggi si punta sul riciclaggio integrale dei rifiuti e non sull’incenerimento dei rifiuti.
Riassumendo, nei Paesi civili le discariche non esistono da oltre trent’anni. Mentre in Sicilia esistono ancora perché così vogliono gli affaristi che ci guadagnano (con, sullo sfondo, interessi mafiosi). Gli inceneritori sono ormai superati. La Sicilia ha provato a realizzare quattro inceneritori-termovalorizzatori nei primi anni del 2000. Ci ha provato il governo retto all’epoca da Totò Cuffaro. Una vicenda di affari & tangenti finita male perché ‘bocciata’ dalla magistratura europea (invece di bandire una gara europea in Sicilia si sono spartiti gli appalti ed è finita male).
Oggi, invece di chiudere le discariche e di puntare sulla raccolta differenziata dei rifiuti, si va avanti ancora con le discariche (a Palermo sono in corso gli eterni lavori per continuare a seppellire i rifiuti nella discarica di Bellolampo: incredibile!). E si cerca di realizzare alcuni inceneritori per far guadagnare una barca di soldi ad amici e amici degli amici. Incredibile! Tra l’altro, questi inceneritori, che il governo nazionale di Matteo Renzi e il governo regionale di Crocetta spacciano come risoluzione dell’emergenza rifiuti, non risolvono alcuna emergenza. Perché per realizzare un inceneritore passano da cinque a dieci anni. Gli inceneritori servono soltanto agli affaristi per fottersi una barca di soldi. Punto.
Nel Messinese stanno facendo di più: vogliono trasformare una centrale elettrica ad olio combustibile in una centrale elettrica a rifiuti! In pratica, bruciare i rifiuti di mezza Sicilia in una centrale che inquinerà mezzo mondo. E dove lo vogliono realizzare questo ‘gioiello’ con l’avallo del solito governo regionale e del governo nazionale? Nella Valle del Mela, una zona già inquinata dalla raffineria di Milazzo, da una decina di aziende chimiche in parte legate alla raffineria, e da un mega elettrodotto in costruzione i cui tralicci passano a pochi metri dalle abitazioni, provocando danni alla salute degli abitanti con le onde elettromagnetiche.
Contro l’assurdo progetto di un inceneritore per inquinare ancora di più la Valle del Mela è in corso la protesta degli abitanti di questi luoghi, abbandonati dalla politica e difesi sono dalla Chiesa cattolica locale. I cittadini hanno dato vita a comitati di lotta. Tra questi c’è l’ADASD, l’Associazione per la Difesa dell’Ambiente e della Salute dei Cittadini. Nei giorni scorsi c’è stata una grande protesta popolare contro questo progetto folle.
“Abbiamo scritto una pagina della storia del territorio – scrive il presidente dell’ADASC e del Coordinamento Ambientale Milazzo Valle del Mela Peppe Maimone -. Bambini, anziani, donne e uomini del territorio sono scesi in strada per gridare a gran voce e con fermezza no alla realizzazione dell'inceneritore della Valle del Mela. Un serpentone umano di oltre 3000 persone ha invaso Archi, il centro abitato che soffre maggiormente per la vicinanza al polo industriale.
Accanto ai cittadini tanti sindaci, assessori, consiglieri comunali del comprensorio e qualche deputato e senatore”. Insomma, in quest’occasione si è visto qualche politico.
“La presenza di molti amministratori del territorio – prosegue Maimone – è un segnale importante. Siamo convinti che oggi si sono gettate le basi per creare un grande percorso di collaborazione fra amministrazioni, associazioni e cittadini per il bene comune. Alla manifestazione del popolo è stata invitata tutta la deputazione del territorio. Purtroppo molti erano assenti ingiustificati, come l'amministrazione di San Filippo del Mela. Tale assenza crea sospetti e preoccupazioni fra la popolazione, perché non partecipare con i cittadini, fra i cittadini e per i cittadini ad una grande giornata per la difesa del territorio?
Si è ricordato anche il devastante incendio che si è sviluppato un anno fa all'interno della raffineria di Milazzo e a tutt'oggi i cittadini attendono notizie sulle eventuali azioni intraprese”. Ancora oggi, infatti, non si hanno notizie sui responsabili di questo incidente. Di questo dovrebbe farsi carico, in primo luogo, il governo regionale, che dovrebbe difendere gli interessi dei siciliani e non dei gruppi industriali senza scrupoli.
“Abbiamo dimostrato – dice sempre il presidente dell’ADASC – che la popolazione non vuole assolutamente la realizzazione di un mega inceneritore sul territorio nel quale, secondo l'azienda, devono essere bruciati circa 510 mila tonnellate di Css (spazzatura) con inevitabili impatti negativi sull'ambiente e sulla salute pubblica. La combustione dei rifiuti produce diossine, metalli pesanti, polveri ultra sottili e tanti altri inquinanti dannosi per l'uomo e per il territorio.
Interessante il fronte comune dei sindaci sulle bonifiche e risanamento che rappresentano il futuro per l'intero comprensorio. Ringraziamo i sindaci, le amministrazioni comunali, la deputazione presente, le tante sigle associative e soprattutto tutti i cittadini liberi che hanno deciso insieme a noi di intraprendere questa battaglia per la vita! La manifestazione è stata solo l'inizio di un lungo percorso che dovrà portare ad ottenere uno sviluppo del territorio ecosostenibile e soprattutto meno veleni e più salute!”.
Concludendo. Governo nazionale di Renzi, governo regionale di Crocetta, amministrazioni comunali di Palermo e Catania: tutti di centrosinistra. Tutti, di fatto, contro la raccolta differenziata, che viene scientificamente boicottata. E tutti a trafficare con le discariche. Nell’immediato futuro ci sono gli inceneritori. Operazione che non è riuscita a Cuffaro, ma che potrebbe riuscire a questi signori del centrosinistra. Affari e affaristi sulla pelle della Sicilia. Una schifezza.