L'unico fatto certo è che i superstiti del naufragio di domenica scorsa sono ventotto. E che sono arrivati ieri (20 Aprile) a mezzanotte, a bordo di una nave della Guardia Costiera, al porto di Catania (tranne uno che era stato trasportato, via elicottero, domenica all'ospedale Cannizzaro di Catania). Centinaia di telecamere ad accoglierli, al porto anche il Ministro per le infrastrutture, Graziano Delrio e il Sindaco della città, Enzo Bianco.
Sulla dinamica dell'incidente e sul numero delle vittime non si ancora nulla di preciso. I magistrati della Procura di Catania, che stanno indagando sul naufragio, interrogheranno oggi i superstiti (tra i quali, a quanto pare, anche due scafisti) per tentare di ricostruire l'accaduto. Secondo una prima stima dei soccoritori su quel barcone c'erano circa 700 persone. Secondo il racconto del sopravissuto ricoverato a Catania, erano almeno 950 e molti sarebbero stati chiusi nella stiva, come topi.
"Non è ancora possibile accertare con precisione il numero dei morti – sottolineano gli inquirenti – Le indicazioni provenienti dai superstiti sono approssimative e indicano comunque alcune centinaia di morti, tra i 400 e i 950".
La verità è che nessuno sa quanti erano e, con ogni probabilità, non lo sapremo mai. Non a caso, il Procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi, in conferenza stampa, ieri, ha esortato a "prendere con le pinze le cifre".
I corpi ritrovati sono solo 24. Forse perché in troppi erano chiusi nella stiva, forse perché nell'area dell'incidente le acque sono troppo profonde ed è impossibile recuperarli. Non si sa.
I cadaveri recuperati verranno sepolti a Malta che si è offerta di accoglierli, mentre di accogliere i vivi non ne vuole sapere come il resto d'Europa.
Anche la dinamica dell'incidente è tutta da chiarire. Le ipotesi, al momento sono due: la prima è quella secondo cui i migranti, alla vista di un mercantile, nel tantativo di attirare la sua attenzione, si sono mossi troppo fino a fare ribaltare la barca. La seconda è che ci sarebbe stata una collissione tra le due imbarcazioni.
Intanto, come se fosse una novità che i migranti muoiono nel Mediterraneo (in questo articolo ricordiamo che da mesi ne muoiono in tanti nell'indifferenza generale) l'Europa mostra indignazione.
Ieri è andata in scena una riunione tra i ministri degli Esteri e dell'Interno al termine della quale è stato annunciato un piano straordinario che prevederebbe più fondi e più mezzi per Triton (la missione europea di pattugliamento delle coste gestita dall'agenzia europea Frontex) oltre ad un'azione congiunta contro i trafficanti e bla bla.
Quanto siano serie le intenzioni di agire da parte dell'Ue, lo si capirà giovedì 23 Aprile, quando si riuniranno i leaders dell'Unione europea per un meeting straordinario sul tema.
Il dubbio è lecito. Non è la prima tragedia nel Mediterraneo, non è la prima volta che le istituzioni europee si mostrano addolorate e che promettono azioni straordinarie (lo hanno fatto anche dopo il naufragio dell'Ottobre del 2013, quando davanti alle coste di Lampedusa morirono almeno 350 persone).
Finora non hanno fatto nulla. Anzi, fino a qualche giorno prima del nuovo naufragio, dall'Ue avevano fatto sapere che non c'era nemmeno la volontà politica di potenziare Triton.
Intanto, mentre salgono a circa 15mila i migranti arrivati nelle ultime due settimane sulle coste italiane, si rincorrono le stime sul numero di migranti pronti a partire. Frontex (sulla cui inadegutezza si è soffermata anche l'Onu), ad esempio, ha parlato di una cifra che va da cinquecentomila ad un milione di persone in attesa di imabracarsi dalle coste libiche.
. Il Procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, parlando dell'inchiesta che ieri ha portato all'arresto di 14 trafficanti di esseri umani (avevano infiltrati anche nei centri d'accoglienza) ha detto che la cifra è incalcolabile: "Un milione di persone in partenza? E' una cifra approssimativa che deriva da alcuni calcoli effettuati dagli stessi trafficanti di uomini che abbiamo intercettato" ha dichiarato su Radio24.
"Di sicuro il flusso appare difficilmente contenibile – ha aggiunto Lo Voi -, non si tratta piu' di barconi con 20-30 persone a bordo, come prima. Ora usano vascelli piuù grossi, pericolosi e instabili, in cui si caricano 700-900 persone. C'e' una forte richiesta ed evidentemente c'e' un'offerta che sta affinando le proprie capacita'".
"Ogni migrante in media – ha spiegato Lo Voi – frutta a queste persone 5mila euro, considerando l'intero percorso dai Paesi di origine. I viaggi avvengono in diverse tratte, prima da casa fino alle coste africane, quindi c'e' il viaggio per mare, quindi il trasporto dal sud al nord Italia, da ultimo verso i Paesi di destinazione, quasi tutti nord europei".
Ma chi sono questi migranti? I dati dell'anno scorso, diffusi dall'Agenzia per i rifugiati dell'Onu, ci dicono che la maggior parte arrivano dalla Siria (31%) e dall'Eritrea (18%). Ma ci sono anche palestinesi ed afgani, nigeriani, malesi e altri arrivi dall'Africa subshariana.
Sempre nel 2014 è stata la Germania la nazione più gettonata dai richiedenti asilo, con 173mila domande, seguita dagli Stati Uniti, Italia, Turchia e Svezia.