Se la politica siciliana finge di non vedere, la magistratura vede più che bene. Tanto che, ormai, è opinione comune che a tutelare gli interessi dei cittadini siano rimasti solo i tribunali.
E' successo col Muos, l'impianto di telecomunicazioni satellitari che la Marina USa ha costruito nella Sughereta di Niscemi (zona paesaggistica tutelata dall'Ue, a totale inedificabilità, in teoria), in provincia di Caltanisseta. Come sappiamo, il Tribunale amministrativo regionale, non solo ha dichiarato illegittime le autorizzazioni concesse, ma anche sottolineato che i rischi per la salute derivanti dall'elettromagnetismo delle parabole, non sono stati opportunamente valutati.
Lo stesso sta accadendo in provincia di Messina. Dove Terna (la società che gestisce le reti elettriche italiane) con la complicità della politica locale e senza tenere conto delle proteste dei cittadini, ha deciso di costruire, in una zona già pesantemente colpita dall'inquinamento industriale, dei tralicci di un potente eletrodotto che dovrebbe collegare la Sicilia e l'Italia. Passando proprio sopra la testa della gente.
Anni di proteste che non hanno portato a nulla. Con i soliti politici siciliani pronti a rassicurare ufficialmente, per poi invece accordarsi, sottobanco, con il colosso dell'energia. A capitanare le proteste, per lungo tempo ignorate anche dai media siciliani, numerose associazioni ambientaliste, un coragiosso prete, Padre Peppe Trifirò e alcuni personaggi del rock come il famossissimo Pierò Pelù dei Litfiba e il rocker messinese, Peppe Pagano.
A 'guastare la festa' ai politici e al colosso dell'energia, hanno pensato i magistrati. Qualche settimana fa, infatti, in seguito ad denuncia dell’Associazione Mediterranea per la Natura Onlus (M. A. N.), il Tribunale di Messina ha posto sotto sequestro giudiziario un cantiere (relativo al cosiddetto Pilone 40) della Terna, a Saponara, per violazione delle norme di salvaguardia del Piano Paesaggistico.
Non solo. Appena ieri il Tribunale del Riesame, cui si era appellata la società, ha confermato il sequestro. Cosa che ha fatto perdere le staffe a Terna: “La conferma del sequestro, disposta oggi –scrive la società in una nota – è un grave danno per i siciliani e gli italiani tutti, perché mette a rischio il sistema elettrico e lo sviluppo infrastrutturale ed economico del Paese".
E ancora: "Il ritardo nell’entrata in esercizio dell’elettrodotto Sorgente – Rizziconi è costato ogni anno a famiglie e imprese italiane oltre 600 milioni di euro di mancato risparmio, per un totale, a tutto il 2014, di oltre 4 miliardi di euro. Intanto, – dice la società – 700 milioni di euro di investimento di Terna, che gli utenti elettrici comunque pagheranno in bolletta, sono stati spesi per realizzare un’opera pressoché completata, che non potrà entrare in esercizio per colpa di un sostegno incriminato. E resta critica la situazione del sistema elettrico siciliano, che senza la messa in esercizio di questa infrastruttura fondamentale è a rischio blackout".
Terna inoltre precisa che " ha agito nel pieno rispetto della legge, e realizzando il tracciato autorizzato dal Ministero, che prevede il posizionamento del sostegno n.40 sul crinale di Monte Raunuso, a Saponara: pertanto, Terna respinge ogni accusa di avere lavorato senza le necessarie autorizzazioni".
Autorizzazioni del Ministero? "Sì, ma decise dalla politica sorda agli allarmi provenienti del territorio e alle norme di tutela" dicono le associazioni ambientaliste.
"L'azienda- si legge in una nota i residenti del Coordinamento ambientale per la tutela del Tirreno e i componenti dell'associazione M.A.N – paga l'aver ignorato tutte le criticità segnalate dalle nostre associazioni sin dal 2010, il danno non è stato creato dalla magistratura messinese, e i costi aggiuntivi causati da questa decisione sono responsabilita' e competenza della societa', non dei cittadini".
"La società- prosegue la nota- prima dell'autorizzazione del 2010, ha incontrato soltanto gli amministratori – prosegue la nota – i quali senza convocare i consigli comunali hanno dato l'assenso al progetto". L'elettrodotto – oltre ad attraversare aree a protezione ambientale Sic e Zps – interessa diversi centri abitati. Sulla realizzazione dell'opera hanno protestato le comunita' di Pace del Mela, Saponara, Venetico, San Pier Niceto, Serro.
"Non c'e' alcun minacciato rischio di blackout – conclude la nota – perché la Sicilia èautosufficiente, come dimostrano gli stessi dati forniti dalla societa".
Ancora più esplicito l'avvocato Nino La Rosa del Coordinamento ambientale per la tutela del Tirreno:
“Terna dovrebbe vergognarsi di fare questi discorsi; gli elettrodotti esistenti, specie nella valle del Mela, dovrebbero essere eliminati a prescindere dalla costruzione di nuovi; il traliccio di Passo Vela è situato a 19 m dalle abitazioni”.
“La devastazione operata da Terna- sottolinea il legale- con i sostegni “ monostelo” e i 19 cavi deturpanti è sotto gli occhi di tutti; ci vorrebbero migliaia di Km di dismissioni per pareggiare il danno generato. Terna ha mortificato la vivibilità di tutta la fascia collinare dei peloritani, da Villafranca Tirrena a San Filippo del Mela, avvilendo ogni ipotesi di sviluppo di questi nostri paesi. Grava su Terna, e non sulla magistratura, e su tutte le istituzioni consenzienti, adesso complici nei i reati che saranno individuati nella realizzazione del Pilone 40, la responsabilità di avere mortificato un territorio e le prospettive economiche di un’intera comunità".
C'è da aggiungre che la Sicilia non si limita ad essere autosufficente da un punto di vista energetico. L'Isola, infatti, produce un surplus di energia elettrica che regala al resto d'Italia (si parla di almeno il 10%.), mentre il 40% della benzina e del gasolio utilizzati in Italia proviene dagli impianti di raffinazione siciliani.
Con un carico ambientale pesantissimo.
Basti considerare che secondo i dati contenuti nell'Analisi di Contesto allegata al Piano operativo regionale Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regionale) 2007-2013, le emissioni di anidride carbonica (C02) nell'atmosefra siciliana erano pari a 46 milioni di tonnellate rispetto ai 447 milioni registrati a livello nazionale. Un dato "che eccede del 21,6% i livelli di emissione individuati dal protocollo di Kyoto". E le emissioni sono generate proprio dall'industria energetica.
Altrettanto pesante il carico sanitario. Nelle aree del petrolchimico, le percentuali di tumori e di malformazioni neonatali sono altissime. Da Gela ad Augusta, fino a Milazzo, nella Valle del Mela, appunto.
Secondo uno studio dell'Università di Messina, ad esempio, la Valle del Mela è piena di metalli pesanti dispersi nell'ambiente dalle industrie. Che avrebbero provocato gravi effetti sugli adolescenti residenti nella zona. Tra questi anche una riduzione del "volume dei testicoli". Ma non solo: "Rischio di morte per danni a carico di diversi organi, in particolare reni e polmoni» ed «effetti tossici soprattutto a carico dell'apparato respiratorio e disfunzioni renali oltre che irritazione della pelle ed ipersensibilità da contatto".
Le cause? Prima tra tutte la raffineria di Milazzo, che rappresenta il più grande insediamento chimico della zona, e accanto alla raffineria, la Centrale Termoelettrica Edipower. Oltre numerose medie e piccole imprese.
Ci manca solo l'elettromagnetismo….
Da aggiungere che tutte queste società nazionali che producono o raffinano in Sicilia, secondo lo Statuto speciale siciliano (che è parte della Costituzione italiana) dovrebbero pagare le imposte in Sicilia. Invece no. Le pagano a Roma che le trattiene per sè lasciando all'Isola solo devastazione ambientale e malattie.