Sarà il tribunale di San Isidro, alla periferia di Buenos Aires, ad ospitare il processo che fa già discutere l’Argentina e il mondo del calcio: quello sulla morte di Diego Armando Maradona. L’ex campione e icona indiscussa del Napoli e della nazionale albiceleste, scomparve il 25 novembre 2020 a 60 anni. L’autopsia stabilì che il decesso fu causato da un edema polmonare acuto e un’insufficienza cardiaca cronica, ma l’ombra della negligenza medica pesò fin da subito sul caso.
Secondo l’accusa, l’equipe che aveva in cura l’ex calciatore non avrebbe garantito un’adeguata assistenza. Otto sanitari sono sotto processo per omicidio con dolo eventuale e rischiano pene dagli 8 ai 25 anni di carcere. Tra loro figurano il neurochirurgo Leopoldo Luque e la psichiatra Agustina Cosachov, principali responsabili del trattamento post-operatorio della leggenda sudamericana.
Tre settimane prima della sua morte, Maradona era stato sottoposto a un intervento per la rimozione di un ematoma alla testa. Il campione era stato poi dimesso e seguito a domicilio da un team composto da medici, infermieri e psicologi. Tuttavia, la procura, basandosi sulle valutazioni di una commissione medica di esperti, ha ritenuto che l’assistenza fornita sia stata gravemente insufficiente. Diciassette dei ventidue specialisti consultati hanno evidenziato che gli imputati avrebbero commesso negligenze.
Secondo il rapporto peritale, le cure prestate all’atleta sarebbero state inadeguate, carenti e sconsiderate, tanto che il paziente sarebbe stato “abbandonato al suo destino”. Gli esperti sottolineano che le condizioni dell’ex numero 10 erano peggiorate almeno 12 ore prima del decesso e che dalle 00:30 della notte non era stato più adeguatamente monitorato. Per il Pubblico Ministero, i medici e gli infermieri non hanno rispettato i doveri professionali e avrebbero potuto evitare la tragedia.
I legali degli imputati hanno sempre respinto con fermezza ogni responsabilità. Ritengono infatti che le condizioni dell’uomo fossero ormai irrimediabili e nessuna cura avrebbe potuto salvarlo. Gli avvocati citano il referto dell’autopsia, secondo cui il corpo del campione “versava in uno stato di collasso generale”, con compromissioni gravi agli organi vitali, tra cui cuore, polmoni, fegato e reni.
Il procedimento, destinato a proseguire per mesi, dovrà stabilire se la morte di Maradona sia stata il risultato di una tragica fatalità o di un’assistenza sanitaria inadeguata. Intanto, l’Argentina e il mondo intero restano, in attesa di una sentenza che potrebbe riscrivere gli ultimi capitoli della vita del Pibe de Oro.