E’ stata la festa del tennis italiano a casa del Presidente tifoso. Tanti sorrisi, un po’ di imbarazzo degli atleti elegantissimi nella divisa di gala, i discorsi ufficiali. Sergio Mattarella ha ricevuto nella Sala degli specchi gli azzurri e le azzurre: la celebrazione della Coppa Davis vinta dagli uomini, il successo delle donne nell’omologa Billie Jean King Cup, l’oro olimpico di Sara Errani e Jasmine Paolini, il bronzo di Lorenzo Musetti. E gli exploit di un movimento diventato primo al mondo per qualità e quantità dei protagonisti. Il Capo dello Stato ha dato il benvenuto agli ospiti lodandoli per i risultati straordinari, la lealtà e l’amicizia fra loro. “Chi come me ricorda il tennis di Cucelli e Del Bello nel ’48, quel dopoguerra, non avrebbe immaginato tanto”, ha detto da esperto qual è. C’erano tutti. Giovanni Malagò presidente del Coni, Angelo Binaghi presidente della Federtennis e padel, Andrea Abodi ministro dello Sport. C’erano le squadre: il capitano Filippo Volandri con Berrettini, Musetti, Bolelli e Vavassori; la capitana Tathiana Garbin con Paolini, Errani, Trevisan (Bronzetti e Cocciaretto sono impegnate nel torneo di Linz). E c’era il convitato di pietra che non c’era: Jannik Sinner.

La sua assenza al Quirinale fa rumore. Un anno fa il Capo dello Stato aveva festeggiato con Jannik & Co. la Davis 2023, e il primo successo in Australia del campione che sarebbe diventato qualche mese più tardi il numero uno della classifica. Il ragazzo rosso regalò a Mattarella una racchetta con fiocco tricolore, rimase colpito dalla sua “incredibile semplicità e umiltà” e dall’estrema competenza sulla storia del tennis – “la conosce meglio di me”. Il Presidente scherzò con lui a proposito della finale contro Medvedev vinta in rimonta: “Ho iniziato a guardarla dal quarto set e questo ha giovato al mio umore”, disse. Stavolta l’incontro è saltato. Il diniego di Sinner è arrivato per gradi, dopo il trionfo di domenica a Melbourne. Prima un ambiguo “è da decidere”. Poi lo spiraglio del “forse”. Infine il no definitivo, giustificato da ragioni mediche: spossatezza organica, il fuoriclasse ha bisogno di riposto assoluto.
Due settimane di uno Slam sono simili allo sforzo di un pugile in un match di quindici riprese. O alla fatica del maratoneta. Forse di più. Chi arriva alla fine dà fondo a ogni energia fisica e mentale: deve staccare completamente. Ma che cosa vuoi che siano un’ora di volo, le foto e i selfie con il Presidente, quattro parole dette al microfono, l’abbraccio con i compagni e le compagne di squadra sotto la bandiera? Lo sport professionistico di vertice non consente mezze misure, non è come giocare una partita al circolo con gli amici. Tutti hanno visto i tremori delle sue mani, lo sguardo stravolto, l’asciugamano sul volto durante il match contro Rune. E lo spavento e gli interrogativi per quel che stava accadendo. Colpa di un virus che aveva messo fuori combattimento anche gli altri del team, ha rivelato ieri il coach Darren Cahill. Spiegando: “Jan stava male dal giorno prima, non sapevamo se sarebbe riuscito a giocare. Abbiamo annullato gli allenamenti e siamo andati dal medico, che gli ha dato dei gel per recuperare energia. Ha cercato di riposare e dopo un bagno ghiacciato l’abbiamo buttato in campo. Era bianco come un lenzuolo”.

Non è facile rifiutare un invito che non si può rifiutare. Paolo Bertolucci, che conosce il tennis, ha pesato pro e contro: “Jannik è stato in clausura per parecchio tempo e quindi vorrà riposarsi qualche giorno per poi ripartire a mille. Certo dire di no al Presidente della Repubblica… sono scelte personali, io al Quirinale sarei andato. Quando vincemmo la Davis in Cile tornammo di notte, di nascosto, senza esser ricevuti da nessuno. Capisco però tutta la sua stanchezza”. Come da copione, gli odiatori sui social hanno infierito. “Qualcuno spieghi a Sinner che Mattarella non è Amadeus”. Oppure: “L’intimazione dei medici a stare fermo (è tornato lunedì notte, quando l’avrebbero visitato?) non sta in piedi”. E ancora: “Che cosa vi aspettavate: è un austriaco”.
I quotidiani generalisti si sono divisi. Pollice verso di Massimo Gramellini sul Corriere della Sera: “Qualcuno l’ha consigliato male. Sembra uno sgarbo, anche se non vuol esserlo. Disertando l’evento, il nostro fenomeno rischia di mandare il segnale che la sua squadra si esaurisca in sé stesso. Il che probabilmente è vero per ogni campione. Ma nella sinfonia di Sinner, che un po’ tutti abbiamo contribuito a suonare, appare come una nota stonata”. Marco Lombardo invece lo assolve sul Giornale: “E’ un gigante di cristallo, e il suo team lo sa. L’anno scorso dopo aver vinto US Open e Atp Finals ha raccolto le ultime energie per guidare la squadra azzurra a rivincere la Davis. Così come adesso ha ringraziato l’Italia per il tifo ricevuto in questi giorni: gioco per me e per il nostro Paese. Deve rispondere a un programma di lavoro preciso al millimetro per dominare le fatiche, anche mentali (leggasi caso Clostebol), se poi vogliamo scendere in piazza per sventolare il bandierone”.
Rifiutare un invito che non si può rifiutare. Certo ciascuno può dire la sua. Ma probabilmente chi non s’è sentito offeso è Mattarella, che nel suo discorso ha fatto i complimenti a Sinner per la vittoria in Australia. Citato simpaticamente anche da Matteo Berrettini: “Un ragazzo altoatesino che non è qui ci ha aiutati un pochino nel nostro percorso”. Viene da pensare che il Presidente riceverà con piacere Sinner quando sarà il momento giusto per entrambi, continuando a fare il tifo per lui. Senza farsi sfiorare dalle polemiche.