Pratica assolta in un’ora e 59 minuti. Senza mai correre rischi, Sinner ha superato in scioltezza il terzo turno dell’Australian Open battendo 6-3. 6-4, 6-2 l’americano Marcos Giron, numero 46 del ranking. Intendiamoci. Il campione del mondo non è stato perfetto. Lo dimostrano i 37 errori, davvero troppi per uno come lui e non interamente compensati dai 35 vincenti. Però cercava risposte positive dopo il piccolo impasse vissuto contro l’australiano Schoolkate e le ha avute. Giron d’altronde era l’avversario perfetto per un allenamento proficuo, ché tale è stato: giocatore di ritmo, colpi piatti, scambi da fondo con geometria, ma senza avere il punch del ko. Inoltre ha un punto debole, ovvero la seconda di servizio non per niente ripetutamente maltrattata dal rovescio anticipato di Jannik.
Scattato dai blocchi con un break immediato, Wonder Boy ha conservato il vantaggio senza alimentarlo. Anzi, ha dovuto rintuzzare due occasioni avute dall’avversario per rientrare in corsa sul 5-3. Ma in quel frangente è venuto fuori il suo formidabile talento: passante a sfidare le leggi della fisica, rovescio pesante, un ace esterno e ciao al californiano. Giron non s’è arreso. Non l’ha mai fatto neanche in passato malgrado le due operazioni all’anca, che tra il 2016 e il 2017 ne avevano quasi compromesso la carriera. Ora a 31 anni è capace di dare fastidio a molti: un brutto cliente, come hanno imparato a loro spese il tedesco Hanfmann e soprattutto il più quotato argentino Etcheverri, sconfitti nei turni precedenti. Davanti al fuoriclasse azzurro, l’americano ha tenuto botta fino al 2-2 quando ha ceduto il servizio. Senza però demoralizzarsi malgrado la differenza evidente. Purtroppo per lui, ha mancato la chance del controbreak, annullata da Sinner. Che subito dopo ha messo in ghiaccio anche la seconda frazione.
Velocissimo il terzo set, giocato da Jan con più attenzione pur senza la rinuncia a provare – per la verità senza grande successo – quelle variazioni che sta provando maniacalmente negli allenamenti. La fine è arrivata presto, grazie a una predominanza talmente netta che sarebbe stato inutile infierire. La sensazione palpabile è che Sinner stia mettendo a punto la precisione dei colpi, in particolare il servizio e il dritto che oggi in certi frangenti s’è perso per strada: emblematico in tal senso lo scambio di idee, tutto tecnico, con i coach Vagnozzi e Cahill dall’angolo. La sua è una marcia di avvicinamento ai match della seconda settimana, quelli che contano in prospettiva dell’obiettivo finale. Il prossimo turno è già un esame molto tosto: l’avversario sarà il danese Holger Rune, giustiziere di Berrettini, uscito dalla battaglia in cinque set con il serbo Kecmanovic grazie a 83 vincenti. Bisognerà tenere gli occhi aperti, in senso stretto. Intervistato da Jim Courier nel dopo partita, Jannik ha infatti ammesso di dormire almeno dieci ore per notte e di schiacciare d’abitudine un pisolino nell’immediatezza del match: “Ma poi mi sveglio”, ha sottolineato ridendo.

Intanto c’è un’importante novità nel caso Clostebol. Sarà uno dei massimi esperti della giurisprudenza inglese a sedersi nel collegio arbitrale del Tas che esaminerà il ricorso della Wada, l’Agenzia Mondiale Antidoping, contro l’assoluzione del numero uno del mondo. È noto che le udienze davanti al Tribunale arbitrale sportivo di Losanna si terranno il 16 e 17 aprile. Nel frattempo la difesa di Sinner ha cambiato cavallo. Anziché su Jeffrey Benz, come pareva certo, la scelta è caduta su Lord John Dyson, 81 anni, madre bulgara e nonni paterni lituani, profonde tradizioni ebraiche. Ha una prestigiosa carriera alle spalle come giudice in Corte d’Appello d’Inghilterra e Galles dal 2001, presidente della Corte Suprema, consulente del dipartimento Cultura, Media e Sport del governo del Regno Unito. A lui venne affidato un clamoroso fatto di cronaca: l’inchiesta indipendente sull’intervista concessa da Lady Diana nel 1995 al giornalista Martin Bashir della Bbc. “È stata carpita con l’inganno”, sentenziò alla fine. Nel colloquio la principessa aveva rivelato i dettagli più scabrosi del rapporto con Carlo. L’infelicità coniugale, la bulimia, soprattutto il tradimento del marito con Camilla Parker-Bowles e la famosa frase: “Eravamo in tre in questo matrimonio, un po’ troppo affollato”.
Lasciata la magistratura otto anni fa, Dyson ha fatto da mediatore in delicate controversie di ambito sportivo. In tale veste è stato nel collegio arbitrale di Sport Resolutions, il tribunale indipendente a cui si era rivolta la International Tennis Integrity Agency (Itia), dichiarando Sinner innocente: “No Fault or negligence”, fu il verdetto sulla positività infinitesimale al Clostebol. Ma ha fatto parte anche del Tribunale Arbitrale di Losanna che deciderà il destino di Sinner. In quella sede avrà come avversario Ken Lalo, mastino israeliano scelto dalla Wada, mentre a presiedere il collegio sarà il lussemburghese Jacques Radoux: un giurista che è stato tennista professionista e capitano della squadra di Coppa Davis. Vale la pena sottolineare che sia lo studio legale Onside Law a cui si è affidato Jannik, sia una personalità eccellente come Lord Dyson sono ritenuti particolarmente autorevoli in Gran Bretagna. Non è un aspetto trascurabile. Il regolamento antidoping del tennis dev’essere conforme al codice Wada, che è comunque un corpus normativo adottato nell’ambito del diritto inglese che fa da sfondo. E se insorgono divergenze sull’interpretazione di un articolo, è quello il riferimento. Sarà battaglia più che in uno Slam.