Nessuno, uomo o donna che sia, batterà mai il suo record. Chris Evert vanta 154 titoli — diciotto sono Slam, di cui sette conquistati al Roland Garros — nel circuito Wta, il 90 per cento di partite portate a casa in carriera, 260 settimane da numero uno e 125 successi consecutivi su terra battuta tra il 1973 e il 1979. Compie 70 anni una delle giocatrici più vincenti e più eleganti dell’era Open. Chi l’ha vista in campo con la racchetta di legno, l’esemplare rovescio bimane, gli abiti stilosi, lo smalto alle unghie, gli orecchini a cerchio e i nastri fra i capelli ne conserva l’immagine nitida della grazia applicata allo sport. Meravigliosa e irripetibile, un talento precoce da predestinata. Nata a Fort Lauderdale, Florida, il 21 dicembre 1954, era stata addestrata al gioco più bello del mondo dal padre-maestro Jimmy: quando è entrata in campo per la prima volta superava appena l’altezza della rete. Ma se i fratelli Drew e John e le sorelle Jeanne e Claire sarebbero arrivati al college con le borse di studio legate al tennis, lei già da dilettante aveva battuto campionesse del calibro di Margaret Court e Billie Jean King. Vinceva senza poter ritirare il premio per il suo status. Finché il debutto fra i professionisti a sedici anni è stato la logica conseguenza del percorso, come le finali (perse) a Parigi e a Wimbledon nel ’72 — si sarebbe rifatta conquistando quei trofei nel ’74.
Quando si parla di lei spunta però una seconda donna. L’altra metà di sé, lo specchio rovesciato. Non c’è Evert senza Navratilova: la rivalità che ha fatto la storia del tennis. Diventata col tempo una specie di simbiosi, intensa quanto la sorellanza che continua a legarle. Si sono affrontate ottanta volte esaltando le loro tangibili differenze. Martina, due anni di meno e 43-37 a favore negli scontri diretti, mancina, attaccante straordinaria, mortifera al servizio, inarrivabile sull’erba e il cemento, terribilmente emotiva; Chris destrorsa, regolarista infallibile, letale in risposta, regina del mattone tritato, killer da fondo campo. La prima fuggita giovanissima dalla Cecoslovacchia di regime per riparare negli Usa; una classica ragazza della buona borghesia americana la seconda. Il trionfo degli opposti, dentro il gioco e fuori. Con un fattore in comune: tutte e due hanno infiammato i tabloid specializzati nel gossip. Evert ha avuto una love story turbolenta con Jimmy Connors, esplosa nel ’74 quando entrambi trionfarono sull’erba londinese, poi tre mariti — il tennista inglese John Lloyd, il discesista americano Andy Mill e il mito del golf Greg Norman — e tre figli. Dal canto suo Navratilova ha mostrato senza complessi i numerosi amori lesbici, dichiarandosi in pubblico orgogliosamente omosessuale.
La paladina gay e l’emblema naturale della femminilità. L’una che esprime i sentimenti a fior di pelle, l’altra che si tiene dentro le emozioni. Fra esplosività e riservatezza, a un certo punto del cammino i caratteri contrastanti hanno accorciato le distanze per incontrarsi a metà strada. Il motivo sta nei destini paralleli. E nella medesima partita, la più dura, da affrontare. Alla morte della sorella Jeanne per un cancro alle ovaie, Chris si è sottoposta a isterectomia nel 2022: aveva scoperto una mutazione genetica nel Dna che favorisce la formazione dei tumori, oltre alla patologia al primo stadio già presente nell’utero. Dopo l’intervento chirurgico, la recidiva un anno più tardi. Affrontata con dignità, senza alcun timore di mostrarsi vulnerabile. Fa testo la foto a cranio rasato per la chemioterapia, postata su Instagram e accompagnata da una dicitura esplicita: “Tac negativa. Le mie giornate sono scandite dall’attesa dei test ogni tre mesi”. La risposta di Navratilova, che due anni fa ha superato un tumore alla gola e uno al seno, è stato l’abbraccio all’amica-rivale di sempre: “E’ molto brava, coraggiosa come al solito. Parlare della malattia significa salvare molte vite”. Immediata la controreplica di Evert: “Martina dice le cose come stanno. È la mia partner in battaglia, siamo guerriere nella tempesta”.
Dopo essersi ritirata nell’89, Chris ha fondato una academy da cui sono usciti Andy Roddick e Madison Keys. E’ apprezzata commentatrice televisiva. E non ha smesso di battersi per il tennis femminile con il garbo che la distingue. Quando la Wta ha assegnato le Finals all’Arabia Saudita, disputate a novembre, ha commentato: “Pur nel pieno rispetto delle diverse culture, questa scelta è contraria agli stessi principi dell’associazione. In quel paese le donne, lungi dal vivere in una condizione di uguaglianza, sono proprietà degli uomini”. Gioco, partita, incontro. E giù il cappello.