Lindsey Vonn è tornata. A quarant’anni, dopo aver detto basta con lo sci nel 2019, la regina americana si rimette in pista. Malgrado i legamenti strappati, le tibie rotte, le caviglie spaccate, le rotule fuori sede, l’omero fracassato. Malgrado le ginocchia martoriate e un ricordo terrificante. Quello del superG ai Mondiali di Schladming, 5 febbraio 2013. All’intertempo Lindsey è 12 centesimi dietro Tina Maze, insegue, percepisce in un’istante che deve volare per arrivare all’oro. Dopo un salto, atterra male sulla neve molle. Lo sci destro si apre verso l’esterno, il ginocchio si piega in modo innaturale e fa crack: rottura dei legamenti crociati e frattura del piatto tibiale. Resta immobile, distesa sulla neve. Le sue urla di dolore rimbombano agghiaccianti in mondovisione. Non è il primo e non sarebbe stato l’ultimo incidente di una campionessa per cui gli aggettivi non bastano. Ma riecco oggi l’atleta coraggiosa, intrepida, temeraria, che non conosce il significato della parola arrendersi: il piacere di vederla scendere di nuovo supera dubbi e paure per un azzardo gigantesco.
La notizia è arrivata con una intervista al New York Times, dopo il tamtam degli addetti ai lavori e gli indizi seminati via social da un paio di mesi, che lasciavano intuire la possibilità di un annuncio clamoroso. Non dev’essere stata una scelta facile. “Posso sciare senza dolore, ed è incredibile. Non vedo l’ora di rientrare in squadra con le altre ragazze”, è il succo del discorso. Confermato dall’US Ski Team che la riaccoglie nella nazionale a stelle e strisce. Con effetto immediato e tanta prudenza. Recita il comunicato ufficiale: “La decisione di provare a tornare a gareggiare arriva dopo attente considerazioni, in seguito all’ultima operazione avvenuta con successo nella prima parte dell’anno. Lindsey ha potuto tornare ad allenarsi e provare la tenuta del ginocchio, continuerà il percorso con la squadra”. A metà dicembre in calendario a Beaver Creek c’è la prima tappa di velocità della Coppa del Mondo: se tutto va come deve, la Vonn sarà al cancelletto di partenza. E non per fare l’apripista. A lunga gittata, l’obiettivo è ancor più ambizioso. Cioè correre sull’Olympia delle Tofane per i Giochi di Milano-Cortina 2026. Se ci riuscisse sarebbe meraviglioso e sbalorditivo. Perché lei è lei e basta, la più brava e la più bella di tutte.
Per chi l’avesse dimenticata, gioverà un mini riepilogo di vita e miracoli di Lindsey Caroline Kildow — il cognome che porta appartiene al marito, l’ex sciatore Thomas Vonn da cui ha divorziato nel 2011. Nasce a Saint Paul, Minnesota, località a 379 metri sul livello del mare. Ma da lì a poco la famiglia si trasferisce a Vail, stazione turistica invernale del Colorado dove la piccola prende confidenza con sci, racchette e scarponi. A nove anni conosce Picabo Street, l’olimpionica che diventa il suo idolo: “Voglio diventare come lei”, dice convinta. Obiettivo raggiunto e superato. La carriera di Lindsey è davvero leggendaria: ha vinto per la prima volta in Coppa del Mondo nel 2004, discesa libera di Lake Louise, e ha chiuso (provvisoriamente) a febbraio 2019 con il bronzo ai Mondiali di Are, dopo 18 stagioni e 395 pettorali nel Circo bianco. Ha conquistato 82 vittorie e 137 podi, quattro sfere di cristallo generali e sedici di specialità. Oltre alle tre medaglie olimpiche e alle otto iridate. E’ la seconda sciatrice più decorata nella storia dello sci alpino, dietro Mikaela Shiffrin, capace di vincere almeno una gara di Coppa del Mondo in ogni disciplina: libera, gigante, superG, speciale e combinata.
Al di là dello sport, il suo carisma unito al fascino biondo le ha garantito copertine seriali su Sport Illustrated e riviste di moda. E ha acceso la fantasia dei tabloid. Una movimentata vita sentimentale ha fatto il resto, punteggiata da flirt con uomini famosi. Dopo il divorzio ha avuto infatti una lunga e paparazzatissima storia d’amore con il re del golf Tiger Woods, poi si è legata a Kenan Smith, vice allenatore dei Los Angeles Rams, e infine ha avuto una relazione con il campione di hockey canadese PK Subban. Appassionata di auto veloci — aveva perfino accarezzato l’idea di fare la pilota professionista — s’è vista spesso nei circuiti di formula uno al box di Lewis Hamilton. Salvo postare sette anni fa una foto malinconica su Twitter, sola davanti a una torta, con un appello come didascalia: “Mi sono dimenticata di San Valentino perché sono single e penso solo alle gare. C’è qualche ragazzo che vuole diventare il mio Valentino?”. Inutile dire che risposero a migliaia, pare senza successo perché in mancanza dell’uomo giusto Lindsey preferisce la compagnia dei suoi cani: Leo su tutti, trovatello “che aveva pure lui una zampa malandata, così siamo entrati subito in sintonia”, ha raccontato.
Pare impossibile, eppure una così ha dovuto combattere con la depressione. “Sono fragile come tutti, nel 2008 mi sentivo svuotata e senza speranza. Ora sono in pace con me stessa”, ha rivelato in un’intervista a People. Spiegando: “Ho canalizzato le mie emozioni sullo sci: insicurezza, rabbia, delusione. Da fuori era una vita perfetta, in realtà ero piena di problemi come tutti. A un certo punto non riuscivo più nemmeno ad alzarmi dal letto, mi sentivo svuotata e senza speranza, uno zombie”. Non è più così. L’ha dimostrato con una foto, quella dell’omero destro fratturato in allenamento nel 2016 a Vail. Un’immagine cruda postata su Instagram: 40 centimetri di punti di sutura e bende, una medaglia al valore appuntata sul braccio ferito. E come non bastasse, ha mostrato la cicatrice sfilando sul tappeto rosso del Time 100 Gala: in posa con l’abito nero senza maniche, orgogliosa del dolore e della forza con cui l’ha superato. “Strong is the new beautiful”, è il suo mantra e il titolo del libro diventato un punto di riferimento per tante ragazze e tanti ragazzi del terzo millennio che lottano contro lo specchio. Superati gli ostacoli, anche la scelta di tornare alle gare è il segno che la sua vita corre in discesa. Libera, finalmente.