In uno sport dove non esiste il pareggio, sono riusciti nell’impresa di vincere in due. Ha vinto Jannik Sinner perché è uscito dalle sabbie mobili del dubbio con l’abilità del fuoriclasse. Ha vinto Matteo Berrettini perché ha ritrovato dentro di sé le sensazioni e la consapevolezza del campione che è sempre stato, anche quando sembrava aver smarrito la strada.
Messi uno di fronte all’altro sul center court di Wimbledon, il tempio del tennis, in un terribile e ingiusto secondo turno dei Championships, hanno onorato il gioco del diavolo: un crescendo di lampi, prodezze, colpi di scena ha entusiasmato il pubblico inglese incapace di scegliere per chi tifare.
Due italiani uno contro l’altro. Alla fine il derby l’ha vinto Sinner, dato che per regolamento uno soltanto va avanti. E del resto se non ci fosse stato uno sconfitto — ma Berrettini lo è di corto muso — il match avrebbe avuto un risultato neutro inadeguato alla battaglia. “A tie is like kissing your sister”, ovvero un pareggio è come baciare la propria sorella. Il vecchio detto di Eddie Erdelatz, saggio coach di football americano, la dice lunga sul sapore del successo e la necessità assoluta che ci siano un vincitore e un vinto. Sennò che gusto c’è?
Per sapere come sarebbe andata a finire ci sono volute tre ore e 42 minuti: 7-6, 7-6. 2-6, 7-6 lo score. Quattro set tiratissimi — un ottovolante di emozioni — girati attorno a tre tie break che Sinner ha avuto la forza e il coraggio di mettersi in tasca, respingendo l’assalto mai casuale di Berrettini. Fossero arrivati alla quinta partita, chissà.
Al romano non sono bastati 27 ace, non gli è bastato strappare quattro volte (contro due) il servizio all’altoatesino: un verdetto beffardo, eppure veritiero, l’ha condannato. Come spesso succede, i numeri dicono molto ma non tutto. Altrimenti sarebbe impossibile spiegare quel che è accaduto nella notte di Londra sull’erba più bella che esista. Jannik, primo italiano di sempre a diventare numero uno del mondo, ha una dote di 9.898 punti in classifica;
Matteo è il numero 59 e di punti ne ha appena 845, destinati peraltro a calare nel prossimo aggiornamento. Eppure si può dire senza sbagliare che hanno giocato alla pari, se il pari esistesse. Nessuno se l’aspettava. Certo sapevamo che Berrettini, ex numero 6 del ranking, nel 2021 era arrivato in finale proprio a Wimbledon battuto solo dalla leggenda Djokovic.
Però nel momento più alto della carriera, una sequenza di disavventure senza eguali l’ha messo al tappeto. Infortuni a ripetizione lo hanno fiaccato nel fisico e nella psicologia, tanto da far addirittura temere un ritiro precoce. In più è finito nel mirino della critica più crudele dei social. La sua colpa? Il legame sentimentale con una donna affascinante, bella quanto lui, ma che vive sotto i riflettori dello spettacolo.
Malgrado tutto Berrettini si è rialzato, rifiutando l’idea di essere arrivato al capolinea a 28 anni. E ad aiutarlo nella risalita, nell’ultimo anno, ha trovato proprio il rivale che il sorteggio gli ha messo di fronte sul campo più prestigioso di Church Road. Sinner gli è stato vicino, l’ha incoraggiato, gli ha ridato fiducia, lo ha invitato ad allenarsi assieme
Come fa un amico vero quando il compagno di squadra è in difficoltà. Per questo la partita è stata una recita elettrizzante dai risvolti umani profondi. Si è visto di tutto: la pressione asfissiante e la geometria di Sinner, la battuta e l’attacco alla rete di Berrettini. Spettacolo allo stato puro, tennis stellare, tocchi e violenza. Da una parte il ragazzo dai capelli rossi, fatto di granito, che salta come un grillo. Dall’altra un leone orgoglioso tornato a ruggire nel momento della verità.
Altro che gatto di marmo: Matteo è stato rapido, potente, recuperato nella testa e nella condizione atletica. Quanto al cuore, quello non gli è mai mancato. E così, per una volta, il ruolo da protagonista spetta a chi ha perso. Jannik dal canto suo continua la corsa, consapevole di aver superato l’ostacolo che più temeva. Paradossalmente il corpo a corpo gli gioverà, rendendolo ancora più forte di quel che è. Gli altri sono avvertiti: il numero uno vuole mangiarsi l’erba ed è pronto per farlo. Preparate i popcorn, ci sarà da divertirsi