A dispetto di una meteo torrida, si deve invece riconoscere che sul traguardo del Grand Prix di Miami tanto tuonò che piovve: prima la McLaren di Landon Norris, secondo Max Verstappen, terza la Ferrari di Charles Leclerc.
Oramai era nell’aria che la supremazia della Red Bull avesse i giorni contati e nelle scorse settimane erano arrivate le prime conferme. Le dimissioni di Adrian Newey, il chief technical officer della scuderia anglo-austriaca, predestinato a un ingaggio alla Ferrari, conferma che è iniziata la implosione del team un tempo invincibile. A testimoniarlo, il commento persino imbarazzato di Max Verstappen a fine gara: “A volte si vince, a volte si perde. Ma quando una giornata inizia male non resta che accontentarsi di ciò che si è riusciti a ottenere”. Non c’era altro da aggiungere: perché in gara, dopo un contatto fra la Williams del britannico Loris Sargeant e la Haas del danese Kevin Magnussen, e la conseguente imposizione della safety car da parte dei giudici di gara, con il successivo obbligo per i piloti di proseguire mantenendo le posizioni acquisite, Max Verstappen non è riuscito a superare la McLaren di Lando Norris, che ha quindi vinto il primo, e certamente non l’ultimo, Gran Premio della sua carriera.
Ma il valore aggiunto della vittoria di McLaren al Grand Prix di Miami è che il livello tecnico della scuderia si sta ormai dimostrando pari, se non superiore, a quello di Red Bull.
Buona la prestazione delle Ferrari: sia quella di Leclerc, che dopo un avvio incerto ha avuto un buon passo gara e ha chiuso in terza posizione, e sia quella di Carlos Sainz, che ha tagliato il traguardo al quarto rango dopo essersi imposto su Oscar Piastri, l’altro di McLaren.
In attesa del Grand Prix di Imola, tra due settimane, in parallelo al campionato ufficiale, è iniziato quello delle partenze eccellenti, con il tedesco Nico Hulkenberg. In settimana ha ufficializzato il suo ingaggio da parte del team Kick Stake Sauber, ancora motorizzato Ferrari, ma che sino alla scorsa stagione gareggiava come Alfa Romeo e dal 2026 correrà con i colori e soprattutto i motori della Audi, al suo esordio in Formula 1.
Altrettando interessante in questa stagione iridata saranno anche i cambi di volante all’interno di Mercedes. Dopo la partenza del pluricampione Hamilton, si trova non solo nella necessità di sostituirlo, ma anche in quella di ritrovare il morale all’interno del team, dato che il baronetto britannico ormai a ogni tappa corre per confermare il suo prestigio e soprattutto il suo nuovo contratto con la Ferrari.
Gli equilibri di campionato sono in evoluzione. Lo confermano innanzitutto le posizioni a fine gara che, dietro al tempo del vincitore Lando Norris, allineano un incredulo Max Verstappen, staccato di quasi otto secondi, terzo Leclerc distanziato di 10 secondi, poi Sainz a +11 e Perez a +14 secondi.
Anche la classifica iridata “Piloti” ha iniziato la sua rivoluzione: dietro i 136 punti del poleman Verstappen, troviamo il compagno di scuderia Sergio Perez a 101, ma incalzati dai ferraristi Leclerc e Sainz a 98 e 85 lunghezze. Infine il vincitore di giornata Lando Norris, con 83 lunghezze.
La graduatoria del mondiale “Costruttori”, invece, conferma Red Bull con 237 punti, ma seguita da Ferrari a 189, quindi le McLaren con 124; in terza posizione le Mercedes a 84 e infine le Aston Martin, che con solo 42 lunghezze al momento sembra destinata a rimandare ogni ambizione agonistica alla prossima stagione.