C’è un uragano che sta devastando le difese della Serie A e di tutta Europa: il suo nome è Kvicha Kvaratskhelia. Il giocatore georgiano acquistato in estate dal Napoli è il grande protagonista del primo stint di campionato che sta per andare in standby, visto il Mondiale in Qatar ormai imminente: la squadra di Spalletti sta dominando la Serie A e la Champions League – dove ha vinto d’autorità un girone con Liverpool, Ajax e Rangers – ed è parsa in più occasioni letteralmente ingiocabile per le avversarie.
Collegare questo stato di grazia a un solo giocatore sarebbe riduttivo – anzi, la forza di Spalletti è proprio un collettivo che funziona come un orologio svizzero – ma la grande rivelazione è il numero 77 che in estate incuriosì soprattutto per quel cognome impossibile: in campo ha dimostrato di essere ancora più complesso da marcare che da pronunciare.
Cristiano Giuntoli – direttore sportivo che già ai tempi di Carpi dimostrò di avere grande occhio per il talento – ci ha creduto più di tanti altri osservatori, che si erano segnati sui taccuini le qualità del ragazzo ventunenne ma non avevano affondato il colpo, spaventati dal prezzo per un ragazzo che aveva giocato in realtà di seconda fascia: il Napoli ha versato alla Dinamo Batumi dieci milioni di euro e quello del presidente De Laurentiis si può già considerare l’affare dell’anno. Il ventunenne a suon di gol, assist e prestazioni fantascientifiche ha già quadruplicato il proprio valore e l’ascesa, sul campo e nel listino, pare inarrestabile: in 17 partite tra Serie A e Champions Kvaratskhelia è già a 8 gol, 8 assist e due rigori procurati. Praticamente, con lui in campo il Napoli parte sempre da 1-0.
Ancora più delle statistiche che sta inanellando, Kvaratskhelia impressiona per lo stile di gioco: qualcosa che nel calcio moderno, tutto muscoli e preponderanza atletica, mancava da tanto. Il georgiano è tecnico, furbo, velocissimo e svelto, quasi più di pensiero che di gambe. Quando pensi che vada a sinistra va a destra e viceversa, a volte ti salta centrale, se c’è un contrasto spesso capisce prima dove andrà il pallone e si fionda sul rimbalzo: citofonare anche Alexander-Arnold, che magari non sta vivendo la miglior stagione della sua carriera ma che si è preso un paio di tunnel nei due scontri diretti di Champions tra Napoli e Liverpool. “Kvara”, come lo hanno abbreviato tutti a Napoli, ha spostato gli equilibri al massimo livello europeo: figuriamoci quanto ha “devastato” una Serie A che negli ultimi anni è risultata sempre più povera di talento, inventiva e brillantezza.
I paragoni si sono sprecati e forse quello più centrato è del giornalista di Radio Rai Francesco Repice: pur nel rispetto di un mito assoluto, Kvaratskhelia ha certi sprazzi che ricordano quelli di George Best. Uno che sul campo ti mandava letteralmente ai matti con i suoi strappi, con la sua tecnica e con la sua comprensione del gioco. Anni diversi, forse addirittura ere diverse, ma l’impressione che dà il georgiano è quella di un talento davvero fuori dal tempo.
Luciano Spalletti se lo gode, lo piazza lì a sinistra e raramente gli concede riposo: al centro dell’attacco Raspadori e Simeone hanno fatto grandi cose fino al roboante rientro del capocannoniere Osimhen, a destra Lozano e Politano si danno il cambio ma a sinistra c’è sempre Kvara. Al punto che, dopo una striscia di vittorie sensazionale in Italia e in Europa – con la parentesi del ko indolore a Liverpool, maturato nel finale dell’ultima partita dei gironi – la vittoria ottenuta dal Napoli sul campo dell’Atalanta senza Kvaratskhelia, fermato da una fastidiosa lombalgia, è sembrata a tutti un vero e proprio “statement game”, molto più incisivo della fuga già in atto in vetta alla classifica.
Un segno di quanto sia considerato questo ragazzo, planato nel calcio italiano come un alieno: nessun tatuaggio in bella vista, presenza sui social rara se non nulla, capigliatura arruffata e barba incolta, esultanze normali. Un talento che fa brillare gli occhi a tutti con i suoi colpi: sulla ruota di Napoli, il numero più caldo è decisamente il 77.