Ricomincia il campionato di serie A e quest’anno, più che mai, griglie e pronostici sono a serio rischio di ribaltamento: non bastasse la ormai nota pausa da quasi due mesi tra novembre e dicembre per il Mondiale, c’è ancora un mercato da completare per tutti i club. Ulteriore anomalia: ben quattro giornate di serie A con le trattative (che si chiuderanno il 1° settembre) in corso d’opera, con allenatori che operano le prime scelte, giocatori in panchina o in tribuna che storcono il naso o capiscono che è il caso di cambiare aria, dirigenti che perdono partite e corrono ai ripari.
Una quantità infinita di variabili, positive o negative, che influenzeranno le ultime due settimane e mezzo di mercato e finiranno inevitabilmente per modificare le rose delle venti squadre al via del massimo campionato. Per non parlare delle cinque giornate di serie A che si giocheranno a gennaio, a Mondiale appena finito e a mercato nuovamente aperto: un delirio, ma al tempo stesso un grande esame di riparazione per tanti.
Tornando al presente, proviamo a fare le carte al campionato che sta per cominciare: la prima annotazione è che il mercato fin qui sembra aver ampliato a dismisura il divario tra le prime otto (Juventus, le milanesi, le romane, Napoli, Fiorentina e Atalanta) e tutte le altre. I posti d’élite paiono prenotati, tutte le altre sono molto più indietro: Sassuolo, Verona e Torino, che hanno chiuso la scorsa serie A tra il nono e l’undicesimo posto, fin qui hanno venduto diversi pezzi pregiati e nessuna delle squadre di secondo piano, ad eccezione del neopromosso Monza che doveva rifare la squadra, ha vissuto un mercato di miglioramenti.

Nei prossimi giorni, con gli esuberi di qualche big e con i saldi, il quadro cambierà ma al momento sembra davvero un campionato a due velocità e probabilmente non è nemmeno un caso che ben cinque squadre di serie A siano state eliminate al primo turno di Coppa Italia: la forbice tra la cosiddetta “A2” e la medio-alta serie B sembra essersi assottigliata, le partite a inizio agosto con meccanismi ancora da rodare e gambe che girano a velocità diverse hanno fatto il resto. Le prime otto, dunque: già, ma in che ordine?
Se i pronostici si facessero solo badando all’entusiasmo comanderebbero la Roma e i freschi campioni d’Italia del Milan. Fin qui i giallorossi sono stati la regina del mercato con gli arrivi di Dybala e Wijnaldum, senza dimenticare Matic: se resterà Zaniolo e arriverà Belotti, la Mourinho-band è una legittima contender per il tricolore ed è tra le favorite per un posto Champions.
Lo scudetto sul petto lo porta il Milan, che ha perso un paio di elementi importanti (Kessie in primis, tra l’altro nei guai a Barcellona dove prima comprano e poi pensano a come pagare) ma ha confermato diversi uomini-chiave, ha riaccolto tra i disponibili Kjaer, ha aggiunto verve in trequarti con i talenti De Ketelaere e Adli e ha rinforzato l’attacco con Origi, con Ibrahimovic fuori a lungo: non è detto che basti per il back-to-back – perché nei piani di questa stagione c’è anche il passaggio del turno in Champions – ma in attesa di un mediano di fisico senza dubbio il bagaglio di emozioni, di esperienza e di carica incamerato lo scorso anno aiuteranno Stefano Pioli dopo un’estate intera passata “on fire”.

Poi c’è chi deve riscattarsi rispetto alla passata stagione (e anche rispetto all’estate vissuta finora), ovvero Inter e Juventus. I nerazzurri hanno perso uno scudetto in modo quasi surreale lasciandolo nelle mani dei cugini – con tante colpe da ascrivere al manico Simone Inzaghi – e si appoggeranno nuovamente alla debordante fisicità di Lukaku per tornare a vincere in campionato: basterà? La coppia con Lautaro promette scintille, ma sul mercato sono arrivate alcune delusioni – Dybala e soprattutto Bremer – e c’è ancora la saga Skriniar con un finale tutto da scrivere: se lo slovacco saluta, i nerazzurri difficilmente possono essere battezzati come favoriti.
Situazione quasi inversa alla Juventus: annata senza trofei, semi-fallimentare, con Max Allegri che deve scacciare tanti malumori e un mercato che ha portato giocatori importanti. Il ritorno di Pogba porta con sé dubbi acuiti dall’infortunio e dalle incertezze sulle cure scelte, Bremer è stato un bel duello di mercato vinto (da anni è probabilmente il miglior centrale del torneo) ma andrà visto in una retroguardia a 4, mentre Di Maria sulla carta per il livello della serie A è un vero e proprio alieno. Però non ci sono più De Ligt e Chiellini dietro, c’è ancora una mediana da sistemare e davanti manca ancora qualcosa, per quanto l’arrivo di Kostic rappresenti un giocatore molto funzionale per il 4-3-3. Le fab four, a oggi, sono queste.
Molte più incertezze se le trascina il Napoli che ha perso un pilastro come Koulibaly in difesa e che non ha più Insigne e Mertens davanti: equilibri da ritrovare, tensione estiva nei confronti della proprietà, meccanismi da ricostruire con Simeone e Raspadori che sono comunque due ottime idee da cui ripartire e il coreano Kim Min-Jae tutto da scoprire in difesa. In scia agli azzurri c’è la Lazio di Sarri: portieri tutti nuovi (Maximiano e Provedel), interessanti gli innesti di Romagnoli e Casale dietro e Vecino in mezzo, ma l’impressione è che per essere davvero competitivi su due fronti manchi ancora più di qualcosa, proprio come lo scorso anno.

Chiudono il gruppo delle big Fiorentina e Atalanta, in condizioni quasi opposte: tanto entusiasmo in casa viola con la Conference League da giocare e gli arrivi di Dodò, Gollini e Jovic dal mercato per rinforzare la squadra di Italiano. Ancora tensioni a Bergamo, con Gasperini che si è già lamentato di un mercato che ha portato Emerson e Lookman e la conferma di Demiral: con lo stesso metro, ci sono almeno dieci allenatori di serie A che dovrebbero incatenarsi alle rispettive sedi. Difficile, oggi, fare una griglia dei posti delle altre dodici: chi non ha badato a spese è certamente il Monza di Berlusconi e Galliani, con una serie di acquisti importanti e al tempo stesso funzionali (Pessina, Caprari, a breve Petagna e non è finita), che non sono andati nella classica ed erronea direzione della “collezione di figurine” ma che sono stati pensati con un senso logico.
Al tecnico Stroppa la pressione non mancherà. Insieme ai brianzoli, c’è un magma variegato di squadre tuttora da completare: il Torino ha perso tantissimo (Bremer, Belotti, i trequartisti) e ha vissuto la clamorosa baruffa Juric-Vagnati, ma con gli arrivi di Vlasic e Miranchuk sta risalendo la china. Idem il Sassuolo, che ha salutato Scamacca e Raspadori e ha perso in modo clamoroso il derby di Coppa Italia contro il Modena, ma là davanti ha reinserito un giocatore importante come Pinamonti.
Ha venduto ben tre titolari (Hickey, Theate, Svanberg) anche il Bologna, che con Sartori deve ancora dotarsi di una squadra competitiva: la miglior notizia dell’estate fin qui è la rivolta dei tifosi del Manchester United che hanno evitato di far perdere al combattivo Mihajlovic anche il totem Arnautovic a pochi giorni dal via. Da valutare l’Udinese del nuovo tecnico Sottil (ha perso Molina, ma forse terrà in rosa Deulofeu e Udogie) e la Sampdoria del confermato Giampaolo alle prese con gli ormai consueti tumulti societari, mentre rischia una stagione complicatissima il Verona che ha venduto praticamente tutti i migliori giocatori e chiede al nuovo allenatore Cioffi, ex Udinese, il miracolo di un’annata tranquilla.

Oggi paiono un gradino sotto gli altri club: le neopromosse Lecce e Cremonese – gran colpo dei grigiorossi in avanti con Dessers, capocannoniere dell’ultima Conference League al Feyenoord – e le tre che si sono sorprendentemente salvate nella passata stagione ovvero lo Spezia (passato da Thiago Motta e Gotti), l’Empoli (che ha salutato l’esperto Andreazzoli affidandosi a Zanetti, rifacendo l’attacco dopo l’addio di Pinamonti con Destro e Lammers) e la Salernitana, che prometteva sul mercato fuoco e fiamme rimaste fin qui misere miccette con l’addio a Sabatini.
Ma là sotto, dietro le prime otto, tutto può ancora tranquillamente di cambiare in venti giorni di trattative serrate. Si salvi…chi può.