Breve riepilogo dei fatti: il 4 gennaio Novak Djokovic, attraverso un post pubblicato sui suoi profili social, annuncia di aver ricevuto un’esenzione medica dal vaccino anticovid e di avere le valigie pronte per partecipare agli Australian Open.
A poche ore dalla notizia, si alza sul caso un polverone mediatico. I media australiani insorgono e i cittadini, costretti dal governo a rigidissime misure per il contenimento della pandemia, protestano contro una decisione definita inaccettabile.
Dal governo, recepiti i malumori dell’opinione pubblica, le autorità fanno la voce grossa, chiedendo che le motivazioni per l’esenzione, fino a quel momento tenute private, vengano rivelate. Nel frattempo Djokovic, arrivato a Melbourne, viene bloccato all’aeroporto per un visto non valido.
Il numero 1 del mondo rimane per ore chiuso in una stanza “tenuto sotto controllo da guardie armate”, come racconta il padre Srdjan. La polizia di frontiera, dopo aver verificato la documentazione, contatta il governo locale e la risposta che arriva non ammette repliche: Nole deve tornare in Serbia.
Il campione in carica dello Slam australiano, però, non ci sta, e fa ricorso contro la decisione.
Unlucky @DjokerNole Flight home? pic.twitter.com/D8mpNq4jEB
— Ryanair (@Ryanair) January 5, 2022
Questa mattina, Djokovic è stato trasferito in un hotel-quarantena, il Park Hotel di Melbourne, in attesa che il suo caso venga giudicato. Al momento, la data stabilita per la decisione è quella di lunedì mattina alle 10 locali. I legali di Djokovic avranno tempo fino a sabato per fornire le prove della sua regolarità, che una fonte vicina al governo federale ha sostenuto essere stata richiesta per guarigione dal Covid negli ultimi sei mesi. Covid mai annunciato dal numero 1 del mondo, che invece a giugno 2020, quando risultò positivo al virus, pubblicò ampi comunicati.
Nel frattempo, alcuni tifosi si sono presentati sotto le finestre della stanza in cui al momento Djokovic alloggia, sventolando bandiere serbe in segno di sostegno al loro paladino, mentre altri sono impegnati in un sit-in esibendo cartelli che recitano “Abolite i centri di detenzione” e “Liberatelo”.
Nella struttura in cui si trova attualmente, il serbo non ha a disposizione un campo da tennis, motivo per cui i suoi legali hanno richiesto il trasferimento in un altro albergo. Il giudice incaricato di seguire la vicenda ha fatto sapere di star lavorando per assecondare questa necessità.