Per i podisti di ogni angolo del mondo, per gli sportivi, i giornalisti e per quanti ruotano intorno all’industria dello sport: novembre significa Maratona di New York City. Quest’anno si sarebbe dovuto celebrare il suo cinquantesimo anniversario. Grandi celebrazioni erano in programma. Cancellate. Come cancellata la maratona di New York. E prim’ancora cancellate le altre grandi maratone mondiali: Tokio in febbraio (corsa solo dagli atleti di élite. Una quarantina). Londra spostata ad ottobre e corsa da pochi atleti. Chicago, Berlino. Cancellate. Boston da aprile, spostata ad ottobre e corsa in virtuale.
La maratona di New York City si corre la prima domenica di novembre. È l’evento sportivo di massa più grande al mondo; 55mila i partecipanti, più duecentomila le domande di partecipazione. Oltre diecimila gli stranieri partecipanti con Italia e Francia a disputarsi il primo posto tra le nazioni che portano più podisti a New York. Oltre i tremila.

Questo primo novembre, sarà un giorno triste. Alla città di New York mancherà la folla oceanica che invade le strade per incitare i podisti. Si calcola siano due milioni, assiepati lungo le strade dei Five Boroughs. Mancheranno gli introiti economici generati dai maratoneti e dalle persone che li accompagnano nella Grande Mela per la gara. Nel solo weekend della maratona ammontano ad oltre trecento milioni di dollari. Un contributo non di poco conto all’economia della città. Manca quell’atmosfera euforica, quasi mistica, che vive chi si accinge a correre una maratona. Un’adrenalina che inizia il giovedì ante maratona quando si apre il grande Marathon Expo, presso il Jacob Javits Center. Una folla enorme si riversa dal giovedì mattina al sabato pomeriggio nel centro congressi per ritirare il pettorale di gara. Visionare i nuovi prodotti commerciali esposti dalle aziende sportive. Salutare amici e connazionali. Misurare con sofisticate apparecchiature elettroniche lo stato di forma e le proiezioni finali di gara. Un grande happening di gioia, di sport e di business. Lunghissime le file alle casse per pagare gli acquisti fatti.
Si passa poi a visionare la parte finale del percorso. Quella che da Central Park South conduce a Columbus Circle per immettersi in Central Park e percorrere gli ultimi 600 metri che portano i maratoneti all’arrivo. All’altezza della Taverna on the Green (anch’essa chiusa causa Covid-19), si celebra il Festival delle Nazioni. Decine di bandiere nazionali ad accogliere i podisti. Parata delle nazioni con fuochi d’artificio il venerdì pre-maratona. Foto di gruppo a ridosso dell’arrivo. Maestoso. Transennato e protetto. Una visita all’HUB super tecnologico e sala stampa nello spazio adiacente l’arrivo. Tutto questo, quest’anno mancherà. Cancellato dalla pandemia.

Cancellata la mia partecipazione alla maratona. Sarebbe stata la numero 13. Mi rifarò l’anno prossimo. La maratona di New York City, per me, significa anche rivedere i tanti amici podisti che arrivano dall’Italia: Roma, Perugia, Cava de’ Tirreni, Milano, Salerno. Sono tanti quelli che vengono a New York per correrla la prima volta. Ed allora mi sento come un buon padrone di casa dar loro consigli su come affrontare la gara, e su come gestire le risorse fisiche e mentali nell’ultimo tratto. E chi viene a New York per rivivere una sensazione unica, straordinaria, di grande festa dello sport e magari trasferire in Italia emozioni ed esperienze provate.
Quest’anno non ci sarà la maratona. Mi mancherà molto il weekend pre-gara, ma soprattutto il giorno della gara. La sveglia alle 5 del mattino. Gli ultimi preparativi per gli indumenti. Una colazione che mi permetta di reggere lo sforzo fisico della gara. Un’occhiata alle previsioni del tempo. Poi si esce di casa. Strade con tanti podisti che si avviano al posto di ritrovo per prendere i pullman che ci porteranno alla partenza di Staten Island. Mi intruppo. Breve viaggio in pullman ed intorno alle 7 di mattina sono al ritrovo partenza di Staten Island. Siamo in tanti. Altoparlanti diffondono messaggi in tante lingue. Ritrovo gli amici podisti italiani. Si fa il punto della condizione fisica, delle previsioni sulla performance agonistica. Poi si passa alla consegna della borsa con gli indumenti. Rimane all’incirca un’ora di attesa. Finalmente arriva il momento di entrare nel corral -recinto gara-. Si attende per un’altra mezz’ora. Poi il via con un colpo di cannone e sulle note a palla di New York, New York di Frank Sinatra. È da brividi come ogni anno. Corro, pensando a gestire le mie energie per la prima parte della gara. Reggo bene. Passato il Ponte di Verrazzano si entra a Brooklyn, poi il Queens prima di entrare a Manhattan attraverso il Queensborough bridge. La folla di Manhattan dà i brividi. Si corre lungo la First Avenue sino al Bronx, per poi rientrare a Manhattan lungo la Fifth Avenue e poi Central Park. È fatta. La stanchezza attacca le gambe e la mente. La si impara a gestire. Concludo la gara. Ricevo la mia medaglia di partecipazione. Ritiro la borsa gara e vado ad incontrare nel ritrovo la famiglia e mia moglie. Insieme ci avviamo a piedi verso casa. Ho la fortuna di abitare poco distante dall’arrivo della maratona. Mi informo sul vincitore. Poi casa dolce casa…

Quest’anno questa routine mi mancherà e tanto. Domenica 1° novembre mi recherò a Central Park… Proverò a correre qualche miglio sul percorso della maratona… Ci saranno altri atleti, ma saremo soli. Una terribile pandemia ci ha tolto la gioia di una domenica di novembre. L’ha tolta alla città di New York ed al mondo. Ma non ci arrendiamo. Continueremo a correre, continueremo ad allenarci e continueremo a sognare di correre la prossima maratona di New York. Allora ci saremo. E saremo in tanti.
Ah, dimenticavo. Quest’anno la NYC Marathon la si può correre in virtuale da ogni angolo del mondo. Passo. Per me la maratona di NY rimane un’epica cittadina da vivere con altri due milioni o più di spettatori ed atleti.