“La vita, per una ragione o per l’altra, mi ha messo alla guida di chi cerca di capire che cosa gli sta sfuggendo o che cosa non sta guardando, per trovare quella differenza che possa realmente fare la differenza – dichiara Roberto Cerè, famoso mental coach, che ha lavorato per aziende come Gucci , Ferrari, Benetton e Mattel.
L’ultima edizione della “Leadership Academy” tenutasi a Montecarlo, dal 16 al 20 ottobre, è stata un successo, come racconta lo stesso Cerè: “Si dice che ogni viaggio, pur lungo che possa essere, inizi sempre con il primo passo: con orgoglio e tanta gratitudine, chiudo cinque giorni di corso qui a Montecarlo, nel principato dei sogni, del lusso e della velocità dove 1.864 professionisti, uomini e donne di valore, hanno concluso il loro primo passo. Cinque giorni che ricorderò per sempre, intensi, ruvidi, diretti al cuore di chi fa impresa, di chi rischia in proprio e di chi sta cercando la propria strada”. La Leadership Academy quest’anno ha avuto un obiettivo etico e nobile: raccogliere il capitale necessario per avviare i lavori di costruzione dell’orfanotrofio MICAP Village a Pangani in Tanzania: un’operazione che sta portando avanti la Fondazione MICAP for Children ONLUS, un’organizzazione internazionale che vuole assistere e accudire i bambini orfani e sieropositivi.
Subito dopo la Leadership Academy, Roberto Cerè è volato a New York per partecipare alla celebre maratona che si tiene oggi, domenica 3 novembre. Accanto a lui, anche Gianni Sasso, atleta paralimpico che finora ha vinto diversi trofei in tutto il mondo correndo con una sola gamba. Una storia di forza e di speranza, quella di Sasso che, a soli 16 anni, da promessa del calcio, ha dovuto fare i conti con un grave incidente stradale che lo ha costretto a vivere senza una gamba. Ma dopo essere caduto in una profonda disperazione, però, ha saputo rialzarsi ritrovando la gioia di vivere con lo sport, tornando a giocare a calcio, entrando nella nazionale e ottenendo grandi soddisfazioni ai campionati mondiali paralimpici. Dopodiché ha cominciato a percorrere le maratone con le stampelle, dimostrando una velocità straordinaria che gli ha permesso di battere record nell’ambito di prestigiosi tornei come quello di Amsterdam. Oggi Sasso è uno dei docenti del Micap, dove insegna, per l’appunto, come affrontare al meglio le maratone. In attesa della grande corsa che li vede proprio oggi protagonisti nella Grande Mela. Gli studenti che ambiscono a diventare Leader e a ricevere la certificazione Real Result infatti devono superare con successo prove non solo tecniche, ma fisiche e mentali. Fra queste una settimana di corso di sopravvivenza, la maratona di New York e dimostrare di raggiungere e mantenere un peso ideale.

Uno dei requisiti per diventare Real Result Coach è quella di partecipare e finire la maratona di New York. Perché una maratona e perché proprio NY?
“Uno dei requisiti che devono avere i nostri partecipanti è proprio quella di concludere la maratona di New York in quattro ore e mezza. La maratona, per noi, è la metafora della vita: un viaggio lungo dove non basta il coraggio, come per un lancio con paracadute, ma è necessario portarlo a termine entro un tempo prestabilito. Chi riesce a farlo è un adulto che ha carattere, che ha saputo organizzarsi, sacrificandosi per almeno sei mesi. Abbiamo scelto New York perché qui la maratona è straordinaria e ammirata, dove amatori possono correre accanto ai campioni del mondo. Cosa, per esempio, impossibile da fare in altri sport”.
Come è avvenuto l’incontro con l’atleta paralimpico Gianni Sasso e chi ha imparato di più da chi?
“Gianni Sasso l’ho conosciuto in occasione della sua impresa storica, ad Amsterdam, quando ha concluso la sua maratona in meno di 4 ore e 30 minuti. A quel punto, ho deciso di coinvolgerlo nel nostro master Micap, per far sì che nessuno dei nostri studenti, di fronte al suo esempio, trovasse più scuse per non affrontare una maratona nel migliore dei modi, E così, dopo averlo invitato a parlare al nostro master, siamo diventati amici, fino a diventare uno dei nostri preparatori. Chi ha imparato più da chi? Noi abbiamo imparato molto da lui, dalla forza di volontà e dalla sua tenacia. Soprattutto dalla sua capacità di guardare a ciò che ha e non a quello che non ha. Gianni, infatti, non pensa alla gamba che gli manca ma preferisce concentrarsi su quella che ha, mettendoci tanto cuore per farla muovere nel migliore dei modi. Lui, invece, da noi, credo che stia imparando quanto persone ordinarie possano diventare straordinarie anche senza dover subire una violenza o una privazione, come quella legata all’amputazione che ha subito lui”.
Quale è il messaggio che desiderate mandare dalla Big Apple a chi sta attraversando un momento di crisi, di dolore e non sa più come rialzarsi e migliorare la sua vita?
“La vita, come le stagioni, cambia. Se siamo in un inverno ed è freddo, dobbiamo pensare al fatto che è inevitabile che arriverà anche la primavera e poi l’estate. Non esiste notte così lunga che non veda, poi, un’alba. Non esiste una situazione brutta che possa rimanere tale in maniera perenne. Le difficoltà nella vita arrivano per farci capire dove dobbiamo andare”.
I proventi dei suoi libri, da anni ormai, vengono devoluti tutti in beneficenza. Perché è così importante condividere e aiutare il prossimo, soprattutto i bambini?
“Perché mi fa bene all’anima. Lo considero un atto non altruistico ma egoistico, visto che mi fa star bene il fatto che grazie alla mia parola e alla mia penna, io abbia contribuito non solo a rafforzare il pensiero, la volontà o la vita dei lettori”.
Lei che è il mental coach più ascoltato d’Italia, che ha lavorato per imprese del calibro di Ferrari, Gucci, Benetton, di cosa crede che ci sia più bisogno al momento nella nostra vita quotidiana, nei luoghi di lavoro e nella società?
“Credo che per avere vita, un’azienda o una società migliore sia fondamentali possedere l’affidabilità. E’ fondamentale mantenere la parola, con spontaneità. Purtroppo, però, c’è sempre più gente che ha una vita improvvisata, che non pensa alle proprie azioni. Ogni pensiero, parola o azione porta con sé una conseguenza. E poter immaginare cosa o come questa conseguenza possa impattare la nostra vita e quella degli altri, vuol dire riuscire a prendere decisioni più efficaci fino a diventare sempre più affidabili”.