“Un soggetto estero con una passione per il calcio e per il territorio, al di fuori della complessità locale e con un progetto di medio-lungo termine”: è questo l’identikit dell’investitore ideale profilato da Emanuele Facile, ex amministratore delegato del Palermo Calcio nella breve parentesi inglese Sport Capital Group.
Dei tanti protagonisti delle vicende societarie rosanero, Facile ritiene di essere quello con “la visione più completa” di quanto accaduto negli ultimi mesi. Raggiunto da La Voce di New York lo scorso venerdì, il consulente si dice subito “dispiaciuto per non essere riuscito a convincere il management team [di Rocco Commisso] ad acquisire la società”. Dopo il passaggio del 100% delle quote a Daniela De Angeli e la nomina a Presidente di Rino Foschi, per Facile è tempo di riflettere sulla condizione del calcio italiano e del nostro Paese.
Facciamo un passo indietro: com’è arrivato alla “corte” di Maurizio Zamparini un advisor in finanza di impresa e asset manager di fondi di investimento di private equity e private debt, manager bancario, partner di società internazionali di consulenza, docente alla Bocconi e alla Ca’ Foscari? “A fine anno Zamparini aveva molta fretta di vendere per presentarsi al giudizio della Corte di Cassazione senza essere più proprietario”, ci racconta Facile nella sua versione dei fatti. “Questo ha indotto gli inglesi a costruire l’operazione senza il tempo di predisporre in anticipo i capitali e senza assemblare un management team coeso. Alle prime difficoltà, tutto è andato in crisi”.
E in effetti, per Facile, l’esperienza inglese ha avuto un approccio distruttivo sul Palermo, creando una situazione “al limite”, soprattutto dal momento che, durante la sua gestione, “Zamparini ha fatto moltissime operazioni aggressive, ha accumulato debiti e istanze di fallimento” e, dopo il fallimento dell’accordo firmato Sport Capital Group, “ha iniziato a inquinare l’ambiente”.

Pur complicati, però, i problemi del Palermo sono risolvibili. Tre interlocutori statunitensi si erano infatti mostrati interessati a salvarlo dal baratro: lo York Capital Management, che non avrebbe tuttavia avuto il tempo “per completare la due diligence […] e si è subito defilato; Rocco Commisso, attraverso il suo management team con cui c’è stata un’interlocuzione intensa e un lavoro serrato nelle ultime due settimane; un terzo individuo, del quale non posso farvi il nome, di una famiglia proprietaria di un’importante squadra di basket americana”. Saranno forse i Viola? Facile smentisce e ci invita a cercare fuori New York.
In tutti i casi, comunque, la tempistica è stata il principale ostacolo al successo delle trattative. “Per chi deve decidere in una settimana, dieci giorni al massimo è molto difficile. È un tema di Paese, perché l’Italia è piena di regole e, vista dagli Stati Uniti o dall’Inghilterra, sembra sempre che dietro la complessità ci sia una truffa”. L’effettivo “prezzo” dei 28-29 milioni di debito – cifra espressa dallo stesso Facile – dipenderebbe inoltre dall’eventuale promozione in serie A del Palermo, resa più difficile dal Brescia primo in classifica.
“Sono debiti finanziari, debiti scaduti. All’acquirente non è richiesto di mettere subito tutti questi soldi, ma se ne deve fare carico. Oggi la gestione produce delle perdite: in serie B, quindi fino al 30 giugno 2019, la società accumula un passivo. Se andrà in A il quadro economico cambia completamente, ma se rimane in B ai 28 milioni se ne aggiungono perlomeno altri 10-11 per la prossima stagione. Bisogna quindi fare in modo che chi la compra possa ridurre il rischio in caso di mancata promozione e che parte del fardello sia sopportato dal venditore”.

Tra i nomi confermati o accennati da Facile manca Tony Di Piazza. Non è una sorpresa: nella conversazione telefonica riportata sulla nostra pagina, lo stesso imprenditore immobiliare aveva dichiarato di non aver ricevuto alcuna risposta ai suoi tentativi di contatto. Foschi non contribuisce di certo a fare chiarezza sulle condizioni cliniche del malato. Invitato a esprimere un commento a proposito, Facile non entra in quella che definisce “arena degli insulti” e si dice fiducioso che “il tempo parlerà da solo”. Per Facile “Foschi è sicuramente competente dal lato tecnico, ma su come si debba gestire una moderna società di calcio é all’antica”.
Sulla famiglia Mirri di Palermo, che ha contribuito a risollevare temporaneamente il Palermo pagando un’opzione sulla pubblicità, l’ex ad spiega: “È un’operazione negativa nell’ottica di un investitore terzo perché depaupera la società. Sono stati venduti diritti pubblicitari a un prezzo molto basso”. Alla luce delle esperienze negative di capitali stranieri nel calcio, ad esempio in casa Milan, come si può capire allora la serietà delle offerte provenienti dall’estero? “Bisogna verificare in anticipo la dotazione patrimoniale. In questo senso la Federazione Calcio ha una normativa che interpreta in maniera flessibile. Adesso c’è stato un passaggio di proprietà alla dottoressa Daniela De Angeli, che ha trenta giorni per dimostrare di avere i mezzi per far fronte agli impegni della società. Sarebbe forse il caso che uno lo provasse prima dell’operazione”.

Il calcio è solo lo specchio del panorama finanziario dell’Italia, un Paese che non riesce ad attrarre investimenti da fuori. Secondo Facile, “manca una classe dirigente preparata, sia tecnica sia gestionale. Guardiamo le società italiane di successo dal punto di vista sportivo ed economico: la Juventus, ovviamente, è il primo nome, ma ci sono anche il Sassuolo e il Torino che hanno un management team di altissimo livello professionale”. Oltre alla “stoccata” al personale, Facile tocca il tasto dolente degli stadi e del merchandising: “C’è bisogno di modernità e di strutture a supporto del divertimento sportivo. La maggior parte delle squadre italiane è di proprietà di imprenditori-tifosi che vogliono decidere quale giocatore comprare. Così non c’è gestione del calcio come azienda”.
In questo senso il Palermo è una piazza estremamente promettente, con il suo patrimonio di tifosi non solo in Sicilia ma sparsi per il mondo e che rendono i diritti televisivi molto proficui. Facile non crede che un fondo come “lo York di turno” sia il soggetto giusto per una tale responsabilità. “La soluzione migliore è veramente un individuo non italiano che possa intervenire senza farsi condizionare troppo dagli aspetti locali e con un po’ di passione, perché se oggi l’investimento fosse meramente finanziario sarebbe rischioso”.
Alla fine della nostra intervista, ci salutiamo riaccendendo le speranze dei supporters rosanero sul tanto vociferato investitore che sarebbe prossimo a prendere le redini della società: “Non posso saperlo con certezza, penso che possa essere Commisso o qualcuno con l’identikit o le caratteristiche di Commisso”. Adesso sarà davvero il tempo a parlare.