Con la vittoria finale della Francia contro la Croazia, domenica sera si è chiuso il sipario sull’edizione 2018 del Campionato Mondiale di calcio. La competizione, che aveva avuto inizio il 14 giugno scorso con la cerimonia inaugurale nel pre-partita di Russia-Arabia Saudita, ha coinvolto 32 squadre e spettatori da ogni parte del globo per un torneo ricco di “prime volte” e esiti inaspettati.
A cominciare dalla padrona di casa, ad esempio. Ai tempi del Russiagate e della guerra civile in Ucraina, Vladimir Putin ha indubbiamente beneficiato dei successi della Nazionale, giunta fino ai quarti e eliminata ai rigori dalla Croazia, per spostare l’attenzione lontano dagli abusi e dalle violazioni commesse dal suo regime.

Non troppo, però. In finale l’invasione di campo, firmata Pussy Riot, di tre donne e un uomo ha riacceso i riflettori mediatici sull’opposizione russa. Se il presidente FIFA Gianni Infantino ha dichiarato che il Mondiale ha cambiato la percezione dell’opinione pubblica internazionale sul Paese organizzatore, io credo invece che i tifosi e i giornalisti siano stati semplicemente distratti dal gioco e abbiano deciso di mettere da parte le questioni politiche.
In ogni gara ci sono i vincitori e i delusi, e non potevano mancare anche quest’anno le sorprese per gli uni e per gli altri. Sono tornati a casa piangendo i campioni in carica della Germania (fuori ai gironi e ultimi nel gruppo, la maledizione ha sortito di nuovo il suo effetto), la Spagna che aveva esonerato l’allenatore a pochi giorni dall’esordio, il Portogallo di Cristiano Ronaldo che si è consolato adesso firmando un quadriennale con la Juventus e l’Argentina, eliminate agli ottavi. Per gli uomini di Messi, la disfatta era già stata annunciata dalla disastrosa prestazione nelle qualificazioni e nella fase preliminare, nella quale il ct Jorge Sampaoli è stato informalmente esonerato dai suoi stessi giocatori.

Record per Panama che, pur avendo collezionato tre sconfitte su tre partite, per la prima volta nella sua Storia si è presentata nella massima competizione mondiale, così come l’Islanda. Per la prima volta, poi, un passaggio agli ottavi è stato determinato, a parità di punti e differenza reti, dal numero di cartellini gialli, che ha condannato il Senegal a cedere il posto tra le migliori sedici al Giappone.
La Svezia senza Zlatan Ibrahimovic, in Russia dopo aver infranto i sogni di gloria dell’Italia ai play-off, il Belgio terzo classificato e la Croazia medaglia d’argento hanno tagliato il traguardo con risultati senza precedenti. Per non parlare dell’Inghilterra, su cui nessuno avrebbe scommesso un euro ma che ha fatto cantare ai fans: “Football is coming home”.

E sul gradino più alto del podio? Dopo due finali perse a Berlino contro gli Azzurri (Pirlo-Materazzi-De Rossi-Del Piero-Grosso) e in casa all’Europeo contro il Portogallo, les Bleus hanno alzato il loro secondo trofeo mondiale. Due, comunque, sono la metà dei quattro della nostra Nazionale. Da italiana, pesa ammettere che la Francia ha vinto meritatamente, grazie alla convinzione e all’entusiasmo di una squadra giovane e brillante, resa ancora più forte dal talento dei singoli Griezmann, Giroud e, ovviamente, di un fenomenale Kylian Mbappé, diciannovenne attaccante del PSG, autore del gol del 4 a 2.
E adesso, per voi che come me sentite lo scorrere inesorabile dell’estate e la nostalgia prendere il sopravvento, e che come me non sapete sopravvivere alle prossime settimane senza calcio prima che ricomincino le massime serie europee, è tempo di consigli. Dimenticate le dirette televisive, i notiziari sportivi, le cronache dei quotidiani. Fate una passeggiata, uscite all’aria aperta, pianificate il weekend. Trascorrete un po’ di tempo con i vostri cari: probabilmente non vi hanno visto molto in questo ultimo mese. Ci rivediamo in Qatar a novembre-dicembre 2022 con (forse) quarantotto squadre, gironi da tre e un’edizione autunno-inverno che si preannuncia spettacolare.