Che finale di Champions League sarebbe senza il Real Madrid che umilia la sua avversaria? Ne sa qualcosa la Juventus, sconfitta a Cardiff per 4-1 nella precedente edizione del torneo. Quest’anno è toccato al Liverpool di Jürgen Klopp arrendersi alla forza dei blancos e consegnare loro la Coppa per la terza stagione consecutiva. Allo scadere dei 90’ di gioco, il risultato del 3-1 non è sufficiente a raccontare tutti i colpi di scena e le emozioni del match.

Riflettori puntati su Mohamed Salah, 25 anni, capocannoniere della Premier League con 32 reti e talento della Nazionale egiziana. Il suo Liverpool è arrivato a un passo dal titolo dopo aver eliminato la Roma in semifinale, con uno strabiliante 5-2 all’andata e un 2-4 al ritorno.
Nel calcio, però, l’esperienza fa davvero la differenza. Quella, e il pizzico di sfortuna che ha condannato i Reds al secondo posto. Gli uomini di Zidane sono abituati a vincere nella competizione europea e non temono gli attacchi del Liverpool, che pure si avvicina al gol già al 23’ con due tiri di Firmino (murato) e Alexander-Arnold (parato). Tre minuti dopo, Sergio Ramos spinge Salah a terra: l’ex romanista si tocca la spalla, riceve assistenza medica e si rialza, visibilmente dolorante. È il preludio della catastrofe del 30’, quando Salah si accascia sull’erba e si rende conto di non poter più continuare.

Tra le lacrime, l’attaccante del Liverpool abbandona il campo e, probabilmente, anche il Mondiale in Russia. I tifosi sugli spalti sono ammutoliti per aver perso la pedina più importante della squadra. Una scena identica ma a parti inverse si ripete al 35’, con Dani Carvajal che esplode in un pianto disperato perché il ginocchio lo tradisce, e viene sostituito da Nacho.
Nel secondo tempo ci pensano le papere del portiere del Liverpool e le perle di Gareth Bale a movimentare una partita fino a quel momento equilibrata. Gli spettatori vivono momenti surreali quando, al 51’, Karius rinvia con le mani direttamente sulla gamba di Benzema, che intercetta facilmente e spedisce la palla in porta. Gol assurdo a cui pone rimedio quattro minuti dopo Sadio Mane, pareggiando i conti.
Zidane allora si gioca l’“asso” Bale, escluso dagli undici titolari. La scelta paga doppiamente, prima con una rovesciata incredibile su assist di Marcelo (64’), poi con un tiro potente ma centrale, dalla trequarti, che il portiere del Liverpool riesce a controllare a malapena (83’).

L’assalto del Real si conclude con un ultimo tentativo di Cristiano Ronaldo, distratto da un’invasione di campo bloccata, di aggiungere il suo nome al tabellino dei marcatori. Troppo tardi: l’arbitro fischia e CR7 si deve “accontentare” soltanto di alzare l’ennesimo trofeo della sua carriera.