La partita giocata ieri dalla Nazionale Italiana di Calcio a Bologna avrebbe dovuto essere un esperimento. Una gara amichevole da testare in vista degli imminenti Campionati Europei in Francia nel 2016. Nulla di più di una comune gara di rodaggio, di una semplice amichevole in cui ci si cimenta in prove strumentali in attesa del concerto. Invece il clima che si respirava prima, durante e dopo la gara, in effetti di amichevole aveva ben poco. I recenti e tragici fatti di Parigi hanno oscurato il clima scanzonato e leggero di una partita amichevole tra due squadre già qualificate per la fase finale degli Europei e quindi senza la giusta dose di adrenalina che contraddistingue di solito quelle gare in cui la posta in palio richiede il massimo da ogni singolo centimetro di campo.
Segnali di allarme
L’aria era tesa e pesante sin dalla vigilia. Le misure di sicurezza imposte dopo gli attentati terroristici della capitale francese si sono estesi ovunque in Europa, tanto da far cancellare per motivi di sicurezza anche due amichevoli definite di lusso. Lunedì scorso il Belgio e la Spagna hanno dovuto rinunciare a scendere in campo per motivi di ordine pubblico. I fatti della vicina Francia hanno imposto severe misure cautelative e quindi la gara non si è svolta. Ieri è toccato alla Germania fare i conti con la strategia del terrore. Una valigia sospetta abbandonata nei pressi dello stadio ed una “soffiata” che avvertiva di un attentato hanno imposto alle autorità tedesche di far evacuare con ordine teutonico rigido ma ordinato, le circa ventimila persone che già erano dentro lo stadio di Hannover e chiudere preventivamente tutte le stazioni della metro vicine all’impianto sportivo. La cancelliera Merkel, avvisata in tempo dai servizi di sicurezza, ha rinunciato al viaggio ed è rimasta a Berlino.
Giorni che definire difficili suona come un eufemismo per la nazionale tedesca: presa di mira allo Stade de France venerdì, la squadra è rimasta una notte intera dentro lo stadio per ragioni di sicurezza. Ha poi preso l’aereo per Francoforte in anticipo di un giorno per arrivare infine ad Hannover e vedersi annullare la gara prevista per ieri. Un tour de force davvero sconvolgente.
Le “Drapeau Francaise”
Quella giocata ieri a Bologna avrebbe dovuto essere un'amichevole come tante. Invece la gara è andata oltre la situazione puramente sportiva. E’ stata un’occasione di riflessione. Gli spettatori erano come avvolti in un cupo senso di raccoglimento, come tanti fedeli in in attesa di una confessione. Una presenza compatta, un'empatia oltre frontiera, un'espressione di solidarietà silenziosa con il popolo francese. Silenziosa poi nemmeno tanto: decine di migliaia di voci si sono unite idealmente alla Francia cantando la Marsigliese prima della partita. Un inno nazionale che idealmente vedeva la Francia presente in ogni stadio d’Europa, da Bologna a Wembley. Ferita nell’animo ma ancora viva e presente. A Londra tutto lo stadio rivestito del “Drapeau “ tricolore ha intonato l’inno nazionale più bello di sempre con un vigore epico da brividi. Le vibrazioni si sono rivelate quelle positive per un popolo, quello europeo, che il dolore ha unito sotto una sola bandiera. Il drappo blu con svariate e mutevoli stelle gialle, bandiera ufficiale dell’Unione Europea rappresenta solo le istituzioni ma non ha mai convinto del tutto i cittadini europei del quale non si sentono affatto rappresentati. La popolazione del Vecchio Continente ha preferito rivestire la propria solidarietà con il tricolore transalpino, segnale di identità di stati e nazioni d’Europa che sopravvivono oltre le regole economiche e le imposizioni di Strasburgo. Un sintomo di appartenenza e di cultura radicate e scevre da ogni legame imposto dalle convenzioni. La sovranità di ogni stato oggi è rappresentato dal tricolore francese.
Italia – Romania
Proviamo a discutere di calcio seppur con un clima non adatto alle discussioni tecniche applicate al tappeto erboso. Italia – Romania è ormai un'amichevole standard. Alla vigilia di ogni competizione internazionale ci toccano i sudditi del Conte Vlad come sparring partner. Sinonimo di legame tra le due federazioni e, non ultima, la presenza massiccia di stranieri di nazionalità romena nel nostro paese. Infatti la loro presenza allo stadio Dall’Ara si è rivelata imponente come sempre accade. Una folla eterogenea di persone chiassosa ma composta. All’immediata vigilia del match il tecnico Conte da fiato alle trombe e si sbilancia in conferenza stampa parlando addirittura di semifinale europea ampiamente alla nostra portata. Va oltre ed annuncia in un evidente delirio onirico che nemmeno la finale appare più tanto come un sogno. Da dove attinga le sue certezze è tutto da riscontrare. A bella posta restano le zolle arate del post partita, monito evidente ove trarre le dovute cautele.
4-4-2
E’ il modulo scelto da Conte per affrontare la Romania, squadra territorialmente ostica ed antipatica, in senso puramente sportivo ovviamente. Il mister mette le ali all’Italia con due esterni di propulsione come El Shaarawi ,preferito a Candreva, e Florenzi.
Al centro Marchisio e Soriano. Praticamente assente un playmaker, considerata la defezione ormai assodata di Pirlo e l’infortunio del suo erede naturale Verratti. Il fantasista pescarese in forza al PSG nel suo profilo social ha postato foto di Parigi come invito a visitare la “Ville Lumiere “ oltre le barriere della paura. Esortazione che molti dei suoi compagni hanno dichiarato di declinare. Un gesto di carattere di notevole impatto sociale come non capita spesso di vedere tra i big della pelota. In difesa Chiellini spostato a sinistra lascia spazio al centro a Barzagli. La coppia fissa in attacco è formata da Pellè ed Eder.
Parte subito male la Nazionale, anzi non parte affatto. Osserva l’avversario muoversi per il campo a ritmi blandi ma micidiali per chi, tra i giocatori italiani, ha deciso di passare una serata in completo relax, complice forse anche il clima pesante non certo adatto per favorire un immediata concentrazione. All’ottavo i romeni passano in vantaggio. La coppia difensiva inedita Barzagli e Darmian sbanda e favorisce l’inserimento di Stancu che invece è vivo e vegeto e porta in vantaggio la Romania. A complicare le cose ci si mette anche la giornata negativa dei centrali Marchisio e Soriano che sembrano capitati lì per puro caso, avulsi dal gioco e senza gli attributi adatti a mordere i polpacci transilvanici. Eder assente per tutto il primo tempo riflette in modo sintomatico la prestazione di tutta la squadra, sbiadita come i colori della nuova maglia adottata dalla Nazionale: tricolori e Puma da tutte le parti ma un azzurro a righe opinabile, quasi spento.
Giano Bifronte
Ma l’Italia ci ha ormai abituato ad assistere ad una partita dai due volti. Come una rappresentazione teatrale il primo atto, tanto brutto da essere quasi inguardabile annuncia quasi sempre un secondo atto in cui, se non in termini tecnici, almeno emerge la volontà di metterci il cuore. Ed il coraggio prevarica su ogni cosa. Ad inizio ripresa gli azzurri si gettano a capofitto sul nemico trafiggendolo per ben due volte. Marchisio al 55’ trasforma il rigore concesso per atterramento di Eder da parte di Grigore. L’Italia si è desta ma alla causa manca ancora la manovra, il timone è senza governo. La buona volontà è utile ma non sempre è efficace per giocate causticamente interessanti. Conte capisce che senza un regista in campo è difficile manovrare al 60’ decide di inserire Montolivo, terza scelta a centrocampo al posto di un impalpabile Soriano. Fuori la coppia (deludente) in attacco Pelle ed Eder e dentro Okaka e Gabbiadini. Strana sorte per il napoletano. Come entra va subito in gol. Gli succede a Napoli, dove ha davanti un fuoriclasse assoluto come Higuain a sbarrargli il passo, e gli capita pure in Nazionale, in cui è il più modesto Pellè a relegarlo in panca. Ma il destino ha già deciso e Manolo regala alla platea il gol del vantaggio azzurro. Spazio anche per Sirigu al posto di Buffon e del fedelissimo Parolo per Marchisio. Candreva aggiunge qualità al centrocampo prendendo il posto del faraone oggi con la cresta spuntata. La Nazionale con troppi cambi snatura il (poco) gioco che aveva e soccombe in dieci minuti. Tocca al giovane romeno Andone entrato da poco, il compito di pareggiare i conti.
Il Conte Furioso
“Certe partite non possono finire così” sbotta Conte nel post -match. “Queste gare bisogna vincerle senza discussioni”. Il tecnico salentino pretende sempre il meglio dai suoi . Ancora molto lavoro lo aspetta. Lo diciamo ormai da un anno ma i risultati non sono quelli che ci si attende dalla Nazionale. Certo, siamo arrivati primi nel girone di qualificazione, ma è anche vero che abbiamo sofferto oltre misura con avversari molto modesti, ed in questo ultimo week end sportivo abbiamo subito 5 gol in appena quattro giorni mettendo in serio dubbio l’efficacia della difesa, reparto deputato a solidità perpetua. Il lavoro nobilita il calciatore ma le qualità non si trovano certo al mercato rionale. Abbiamo decisamente giocatori all’altezza di qualsiasi compito, spetta a Conte saper trarre i giusti benefici dai singoli in prospettiva della fase finale dell’Europeo che si svolgerà, si spera, in Francia. Per la manovra ed il bel gioco aspetteremo le gesta illuminanti di qualche fuoriclasse che, almeno per ora, non sembra ancora essere nato.