Otto atleti, otto ragazzi, otto storie di tossicodipendenza alle spalle e tanta voglia di correre: sono il San Patrignano Running Team. Questo gruppo di 8 podisti parteciperà, domenica 1 novembre, alla 45th New York City Marathon ed è stato ospite, venerdì, del Consolato Italiano di New York.
Il San Patrignano Running Team, formato da otto atleti provenienti dalla comunità di recupero di San Patrignano, per la terza volta, torna a correre nella Grande mela. E non si tratta solo di competizione sportiva. Sara Carrena, Francesca Castellucci, Daniele Salvatore, Gianclaudio Proietti Marengo, Marco Chini, Francesco Comper, Giuseppe De Padre, Francesco di Benedetto, metteranno alla prova la loro preparazione atletica, ma, soprattutto, testimonieranno che qualunque traguardo si può raggiungere e che dalla droga si può uscire arrivando “beyond the finish line”, oltre il traguardo.
Con questo slogan la Console Natalia Quintavalle, ha dato inizio alla conferenza stampa per la presentazione di questa iniziativa. Tra i presenti il medico Antonio Boschini, direttore sanitario di San Patrignano, Gabriele Rosa, famoso preparatore atletico di maratoneti come Moses Tanui, Paul Tergat e Margaret Okayo, Alessandro Nesta, calciatore campione del mondo nel 2006 e attualmente allenatore del Miami Footbal Club e l’ex ministro Letizia Moratti co-fondatrice della Fondazione San Patrignano.
“Questa maratona, non è solo una competizione sportiva, ma anche un’occasione di fundraising. Attraverso la partecipazione a questi eventi, otteniamo degli sponsor e questo ci permette di finanziare, non solo la New York City Marathon, ma anche tutte le differenti iniziative sportive che si tengono in Italia e nella comunità stessa”: a parlare è Antonio Boschini, l'uomo attorno al quale ruota la squadra e la responsabilità del progetto. Boschini ha spiegato che San Patrignano è uno dei centri più importanti di riabilitazione in Europa. La struttura principale è vicino alla città di Novafeltria, in Emilia Romagna. La comunità, con oltre 1.300 residenti, non richiede alcun tipo di contributo economico alle famiglie e non riceve finanziamenti dal governo italiano. Questo centro riabilitativo offre una casa, assistenza legale e medica, e la possibilità di studiare e imparare un lavoro.
“Lo sport svolge un ruolo importante nel nostro programma di recupero – ha proseguito il direttore sanitario della comunità – Correre è sempre stata una delle attività più popolari a San Patrignano, che è molto grande ed immersa tra le colline e mette a disposizione grandi spazi. Abbiamo creato un team di podisti e, dopo le prime piccole gare in Italia, abbiamo ampliato il progetto con la collaborazione di Gabriele Rosa.
“Tre anni fa sono stato a San Patrignano per la prima volta – spiega Rosa – sono un medico e da 40 anni, ormai, alleno atleti provenienti da tutto il mondo. L’idea è stata subito quella di scegliere e preparare un gruppo di ragazzi per la Maratona di New York, una manifestazione così prestigiosa avrebbe garantito una risonanza considerevole alla comunità stessa, e sarebbe stata per i ragazzi un’esperienza unica per la loro vita. Presi dall’entusiasmo non abbiamo però pensato alla burocrazia che ahimè in America è molto complessa”.
Tutti i ragazzi che fanno parte del San Patrignano Running Team, infatti, hanno delle situazioni penali ancora pendenti, alcuni di loro hanno commesso reati gravi e per questo non possono ricevere il visto per entrare negli Stati Uniti. Ogni anno, quindi, la scelta dei partecipanti alla maratona deve tenere conto di questi limiti legali e vengono selezionati solo coloro che hanno i requisiti per entrare nel paese. Questo però non scoraggia gli organizzatori né i ragazzi di San Patrignano che, invece, continuano, anno dopo anno, ad aderire sempre più numerosi al progetto.
“Questi otto ragazzi sono i portabandiera dell’intera comunità di San Patrignano – ha detto Letizia Moratti, co-fondatrice della Fondazione San Patrignano – Attraverso il loro esempio stimolano tanti altri ragazzi, dentro e fuori la comunità, a correre ma soprattutto a misurarsi con i propri limiti e a superarli. La maratona è una metafora del percorso di rieducazine e riabilitazione. Superare i propri limiti, le proprie fragilità, sentirsi parte di una squadra e sostenersi nei momenti di difficoltà, permette di superare gli ostacoli e raggiungere dei traguardi, sportivi nel caso della maratona, ma nel caso di San Patrignano, traguardi che significano la riconquista della propria vita”.