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Nel Canyon dell’eroine del calcio si celebrano tutte le donne

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Il sindaco Bill de Blasio festeggia con la nazionale femminile campione del mondo (Foto Maurita Cardone)

Il sindaco Bill de Blasio festeggia con la nazionale femminile campione del mondo (Foto Maurita Cardone)

Time: 7 mins read

Organizzata in meno di una settimana, è stata un grande successo la calorosissima e grande festa che New York ha riservato per le "eroine" americane che hanno vinto i mondiali di Calcio terminati sabato scorso in Canada, con la strabiliante vittoria a Vancouver delle atlete USA per 5-2 sul Giappone.

L'onore della cosiddetta "Canyon of the Heroes" (usata nelle sfilate per le vittorie nelle guerre mondiali, ma anche per celebrare le squadre cittadine dei più tradizionali sport americani) per la prima volta è stata riservato al calcio, e la squadra femminile vincitrice della Coppa del Mondo ha dimostrato di meritarsi quel fantastico tributo downtown Manhattan. Il sindaco Bill de Blasio è sembrato perfettamente a proprio agio con le atletiche calciatrici (qui le foto della parata). Recentemente, in un articolo apparso sul NYT, il sindaco italoamericano aveva dichiarato che grazie alla crescente passione di suo figlio Dante per il soccer ,"ora guardo spesso le partite… Anche se l'attrazione per il calcio mi prese già da tempo, quando nel 1982 ero in Italia e guardai quella finale degli Azzurri vinta contro la Germania Ovest".

Decine di migliaia di persone, soprattutto giovanissime e appassionate, hanno salutato il carro che sulla Broadway ha portato le fantastiche giocatrici della nazionale USA tra due ali di folla verso City Hall mentre i tradizionali coriandoli di carta cadevano dai grattacieli. Poi la festa è continuata sul palco difronte al parco, con il sindaco de Blasio che ha salutato ad una a una le calciatrice e, in un breve discorso, ha affermato che la vittoria di questa squadra femminile USA nel mondiale 2015, con l'attenzione che ha saputo attrarre in tutto il mondo, resterà un simbolo perenne per l'affermazione del diritto alle pari opportunità per tutte le donne del mondo.

La VOCE, appena conclusa sfilata sulla Brodaway, ha cercato nei commenti tra la folla, che era composta soprattuto di ragazzine accompagnate da mamme e anche tanti papà, quello che potesse descrivere meglio la loro felicità. Michel con figlia

Michel viene con sua figlia dal New Jersey, una mamma che sprizza gioia: "Non è la prima parata che ho visto qui a New York, la prima volta fu nel 1986 quando i NY Metz vinsero il World Series. Ma questa è stata ancora più emozionante, perché il calcio oramai è diventato il mio sport preferito, perché lo è per mia figlia Amanda".  Amanda è felice anche se è più calma della madre: "E' la prima parata che vedo. E sono felice che ci sia stata la festa per questa squadra, sono state meravigliose. La mia calciatrice preferita? Carli Lloyd!". La madre Michel vuole subito anche lei indicare la sua preferita: "Abby Wambach". Che voto dare a New York per questa festa? "A +. Il sindaco e tutta la polizia, hanno fatto un lavoro impeccabile!".

Lia e MichelaLia e Michela sono due giovanissime amiche che vengono da Oxford, nel Sud Est della Pennsylvania. Hanno viaggiato  quasi tre ore per festeggiare le calciatrici campioni del mondo. Lia gioca a calcio, Michela no, ma è venuta per dar supporto alla passione dell'amica. "E' la prima parata che vedo" ci dice con emozione Lia, "E' stato fantastico quanto vicino abbiamo visto le nostre campionesse. E poi mi è piaciuto tantissimo vedere una folla immensa così per le calciatrici USA. Pensavo che soltanto noi ragazzine avessimo questa passione, ma vedo gente di tutte le età, ormai il soccer femminile sta appassionando tutte le generazioni degli americani. Questo non sarebbe successo 5 anni fa". Il calcio femminile supera ormai  in popolarità quello maschile? "Oggi, dopo questa vittoria,  sicuramente sì. Ma siamo ancora in un mondo dove gli uomini comandano e quindi sono certa che si rifaranno… Ma non sarà facile strappare la popolarità a queste magnifiche ragazze campioni del mondo". L'atleta di questa squadra favorita da Lia? "Tobin Heath". Sylvie e Alex

Anche Sylvie arriva dalla Pennsylvania e anche per lei è la prima parata. La giocatrice preferita? "Sydney Leroux!" Subito l'amica che le sta accanto, Alex, sceglie la sua: "Alex Morgan!". "Giochiamo a calcio e siamo entrambe nella stessa squadra". Alex ha 14 anni, Sylvie 15. Sognate di giocare nella prossima coppa del mondo? "Hmmm, magari… Ma pensiamo di non essere così brave" ci dicono ridendo. La cosa che alle due amiche è piaciuta di più della festa di oggi? "Eravamo in un posto stupendo, potevamo quasi toccare le campionesse. Tutto è stato così emozionante e meraviglioso. Siamo grate a New York per aver organizzato questa festa". 

portoricanaEsperanza è una signora originaria del Portorico, per lavoro fa la hostess per l'American Airlines, e da lì nasce la sua passione: "Seguo il calcio da quando giovanissima mi trovavo in Argentina e c'erano i Mondiali… Amo il calcio, ma questa squadra femminile degli USA è semplicemente la migliore, straordinaria. E New York ha organizzato per loro una meravigliosa parata, le ragazze erano tutte così riconoscibili e stato tutto così emozionante, veramente uno spettacolo unico. Sono così felice di essere stata qui". E mentre sta quasi per commuoversi arriva il marito per abbracciarla e starle accanto nella foto.Tagaia Keile Nicole

Ecco altre tre giovanissime, Keila, Tegaia e Nicole, 14 anni anche loro dal New Jersey, Union. Giocano tutte e tre in una squadra di soccer e facciamo la stessa domanda di prima: sognate di partecipare ad una coppa del Mondo? "Sì certo. E infatti ci prepariamo e fatichiamo per dare il massimo". Le giocatrice preferite? "Sydney Leroux! Morgan Brian! Julie Johnston!". Tre amiche con tre eroine diverse. Anche loro hanno belle parole per il sindaco e New York: "Sono stati fantastici ad organizzare questa festa per noi fan, per darci la possibilità di vedere le campionesse così da vicino". A Keila, Tegaia e Nicole chiediamo della squadra maschile, riuscirà a far come le donne: "Spero che possano anche perché gli uomini si aspettano di far meglio delle donne, no?" Dice un po' sarcastica Keila. Ma perché tra le due squadre USA finora sono solo le donne ad aver vinto? "Le donne sono state più determinate, avevano qualcosa da provare" rispondono praticamente insieme.

mamma tre bimbiVediamo una giovane mamma con tre bimbi piccoli. Chi è l'appassionata lei o i bambini? Fran, ci risponde con un grande sorriso: "Vengo dal Queens, due bambini sono miei e uno e l'amichetto vicino di casa. Sono già appassionati di calcio e di questa meravigliosa squadra". I bambini si chiamano Peter, Haudrew e Alex, e tutti giocano a calcio. Si aspettavano la vittoria? "Sì, certo", risponde Peter, "anche perché onestamente la squadra del Giappone era terribile…". Ma voi vedete giocare anche la nazionale degli uomini? "Si qualche volta. Ma non come la squadra femminile…". Ma secondo voi perché la squadra delle donne vince di più? "Le donne si allenano sempre, si preparano meglio". Non hanno dubbi questi tre bimbi, due maschietti e una femminuccia, che vanno dai sei agli otto anni. Ultima domanda: giocherete voi tra quindici anni la coppa del mondo? "Sììììììì".Tyler fidanzata

Ad un certo punto vediamo un ragazzo con la sua ragazza e indossa la maglia della nazionale USA, lo fermiamo, si chiama Tyler, 18 anni, viene dal New Jersey. Gli chiediamo se si aspettava questa vittoria e perché le donne hanno già vinto la coppa del mondo tre volte e i maschi mai. Tyler ci dice che gioca a calcio a livello competitivo, ci sembra uno esperto: "Abbiamo una delle quadre più forti al mondo, era prevedibile che potessero vincere il titolo. Per quanto riguarda l'altra domanda è difficile rispondere. Comunque nel settore maschile ci sono più squadre nel mondo molto forti ma la squadra USA ormai si sta avvicinando a quei livelli, è solo una questione di tempo e vinceranno come le donne".

mamma e bimbi messicoAlla stazione della metropolitana di City Hall, una madre con due bimbi aspetta la R, Uptwon, tornano ad Astoria, nel Queens. La giovane mamma, Claudia, ha il sorriso di chi ha trascorso una bellissima giornata. Chiediamo se erano li per la sfilata. "Si certo, i bambini volevano vedere le campionesse". I bambini sono Davien e Damien,  due maschietti che avranno non più di sei-sette anni. Chiediamo se guardano le partite anche della squadra maschile. Ci fanno segno di si. La mamma, sempre sorridente, ci dice che sono messicani, che i bambini fanno il tifo per il Messico, ma si appassionano nel guardare le vittorie della squadra di calcio femminile degli Stati Uniti. Allora chiediamo: ma secondo voi perché le donne americane hanno vinto il mondiale e i maschi ancora no? "Because women are smarter!" ci rispondono in perfetto inglese senza accento. 

Pensiamo che il sindaco de Blasio questa volta non abbia affatto esagerato nel mostrare così tanta attenzione per le campionesse del calcio, e celebrare come si deve questa straordinaria squadra femminile degli Stati Uniti. 

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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