La finale di Champions League ha catalizzato l'interesse di tutto il pianeta calcistico e non solo. Uno spettacolo in cui , oltre al trofeo viaggiavano molteplici interessi su binari a cifre composte da nove zeri. Mentre le luci si spegnevano su Berlino, dalla parte opposta del pianeta un altra manifestazione prendeva corpo ed anima. Ad Edmonton, in Canada è cominciato il Mondiale di Calcio femminile. E' bene specificare il genere perchè ancora oggi si pensa al calcio femminile come uno sport minore relegato a poche atlete incapaci di emulare le gesta dei maschetti in pantaloncini. Io stesso non conosco molto bene il mondo popolato da Amazzoni in maglietta che scorrazzano per un rettangolo verde ma a a quanto pare sono uno degli sfortunati al quale è stato precluso, per sommo e colpevole distacco, il privilegio di assistere a questo evento che invece cattura le meritate attenzioni non solo dei curiosi, ma dal mondo del Calcio, principalmente nel continente americano.
Nella notte dell'inaugurazione, mentre il Barcellona sollevava la Coppa ed un assegno di centinaia di Milioni di Euro, in Canada la gara di esordio tra la Squadra di casa e la Cina si è giocata al cospetto di sessantamila spettatori. Ad Edmonton in occasione della gara di apertura, lo stadio era nella sua veste migliore, colmo in ogni ordine di posti abbagliato però solo dai riflettori dell'impianto senza alcuna radiazione luminosa proveniente dai Media italiani indaffarati come da contratto ad occuparsi di ben altre manifestazioni. Stimolato oltre oceano ad inoltrarmi nell'Universo semi-sconosciuto del calcio femminile, scopro con evidente rammarico di essere accompagnato nella mia infinita ignoranza da nugoli di scribacchini che ne sanno meno di me.
Un giornale che sottotitola enfaticamente "Tutto il Rosa della Vita" mi desta dallo scetticismo. Un tale enunciato dovrebbe almeno indirizzarmi verso qualcosa capace di aprire un orizzonte nuovo sull'evento appena cominciato. Un trascurabile ed insignificante articolo in diciassettesima pagina mette a nudo ogni recondito dubbio. In Italia siamo ancora lontani a livello culturale e geografico da quei Paesi oltre oceano che hanno dato il giusto risalto alla manifestazione. Lo scarso interesse per questi Mondiali mi stimola una curiosità irrefrenabile e non potendo seguire la gara di apertura decido di seguire in diretta l'incontro di ieri tra gli USA e l'Australia. Gli occhi devono essere ben allenati per seguire traiettorie sconosciute rispetto ai calciatori maschi. Le velocità non sono quelle che ci si aspetta e spesso una componente di scarso cinismo accompagna le giocate delle calciatrici comunque molto brave tecnicamente. Il livello però risulta alto e gli scambi sono fluidi. Finisce tre a uno per gli Stati Uniti, Vice campioni del mondo uscenti sconfitti dal Giappone nella precedente edizione dopo la finale terminata ai calci di rigore.
Le partecipanti a questa fase finale sono disposte in sei gironi ciascuno di quattro squadre.
Nel Gruppo A sono presenti il Canada, nazione ospitante assieme all'Olanda, la Nuova Zelanda ed alla Cina.
ll Girone B appare molto equilibrato, due europee, Germania e Norvegia assieme alla Costa d'Avorio e alla Thailandia.
Il Girone C è quello della detentrice del torneo inserita in un contesto piuttosto facile assieme a Camerun. Svizzera ed Ecuador.
Girone D di tutto rispetto per gli Stati Uniti che dovranno vedersela con Nigeria, Svezia ed Australia, quest'ultima appena sconfitta dalle americane.
Il Gruppo E è quello delle nazioni più spettacolari, oltre al Brasile, troviamo la Corea, la Spagna e l'ottima Costa Rica che potrebbe essere la vera outsider del torneo.
Nel Girone F la scuola europea contro quella sudamericana: Inghilterra e Francia opposte al Messico ed alla Colombia.
Una cornice di pubblico invidiabile ha seguito la gara tra gli USA e l'Australia sulle poltroncine del meraviglioso impianto sportivo di Winnipeg, in Ontario e si calcola che per la finale saranno circa 400 milioni gli spettatori collegati da tutto il pianeta. Europa compresa, che ha inserito 8 squadre alla fase finale del Mondiale. Tranne l'Italia.
La Germania e la Norvegia sono le uniche squadre europea ad aver vinto un mondiale, giunto con questa alla sua settima edizione. Il Giappone è la detentrice della Coppa e se la dovrà vedere con il legittimo desiderio di vendetta delle calciatrici americane che proprio non hanno digerito l'esito della finale di quatro anni fa in Germania.
I numeri ci sono tutti per destare l'attenzione degli sponsor che in vista del Mondiale in Canada hanno contribuito con un sostanziale aumento di capitali considerando la vasta eco che l'evento riveste negli Stati Uniti d'America in cui il calcio femminile è addirittura superiore in termini di seguito a quello maschile. I Brand della Nike e della Adidas dopo una indagine di marketing hanno concluso uno studio sulle vendite indirizzate alle giocatrici in erba calcolando un giro di affari stimato attorno ai 15 miliardi di dollari. Ora sono al vaglio dei dirigenti opportune strategie organizzative per coprire larghe fette di mercato ancora inesplorate.
Inoltre la vittoria di due edizioni dei Mondiali da parte degli USA ha messo le ali ai dirigenti a stelle e strisce che prevedono con palese ottimismo di centrare il tris in Canada. E considerata la vittoria di ieri con largo margine di reti e di qualità, la cosa potrebbe anche riuscire.
La FIFA ha stanziato 13 milioni di dollari alla vincitrice del torneo, che rispetto ai 5 versati nella prima edizione sono già un cospicuo passo avanti, ma rappresenta comunque un esigua percentuale ad una sola cifra rispetto ai 407 milioni elargiti alla Squadra vincitrice del Mondiale di Calcio lo scorso anno in Brasile.
I Mondiali e l'Italia
L'Italia come già detto è fuori da questo importante proscenio. Le ragazze di Antonio Cabrini sono state eliminate dall'Olanda a Verona e quindi rimandano al prossimo mondiale la loro partecipazione. Prossima edizione che si svolgerà in Europa, in Francia per l'esattezza. Da una recente intervista al "Bell'Antonio", Cabrini spende parole di elogio per le sue giocatrici, le considera molto brave tecnicamente anche se con una componente di fisicità sottotono rispetto ai colleghi maschi, come natura ha disposto. Ma ha sottolineato un aspetto fondamentale che può fare la differenza in campo. Le atlete sono molto più gestibili a livello psicologico, restano sempre molto concentrate ed attente sul piano mentale e quindi meno inclini ad eventuali cali di attenzione rispetto agli uomini. Ipotesi tutta da verificare ma se lo dice un Campione del Mondo i margini di fiducia ci sono tutti.
I Mondiali sono appena cominciati ma i problemi per le atlete azzurre esistono da decenni. Dal 1999 per esempio, data in cui l'Italia ha partecipato per l'ultima volta al Mondiale di Calcio. Le ragioni di questa ormai decennale "debacle" possono ricercarsi in fattori tecnici, economici e, non ultimi, anche culturali e sociali. Il Campionato femminile in Italia è ancora appannaggio della Lega Dilettanti con relativi margini irrisori di capitali. Nel discutibilissimo pianeta FIFA, di recente coinvolto negli scandali che ormai tutti conosciamo, come del resto nella Federazione Italiana, il Calcio inteso come sport è ancora prerogativa quasi tutta al maschile, con i risultati che poi ne conseguono. In Canada le atlete si affronteranno con piglio vincente, seguite da centinaia di migliaia di spettatori. Un evento da fare invidia persino in Europa. Figuriamoci in Italia dove manifestazioni del genere non accadono da almeno trent'anni. Ma tanto cosa volete farci, noi avevamo il campionato più bello del mondo e per chi vive di ricordi questa attempata favoletta potrebbe anche bastare.
La gara tra la Francia e l'Inghilterra è iniziata da appena un minuto . Ed io non ho affatto intenzione di perdermela, per nessun motivo…
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