La nave cambia timoniere, dopo 26 anni Berlusconi cede la proprietà del Milan. Tra le ragioni di stato e quelle economiche Silvio stavolta ci mette in mezzo il cuore. Un pezzo della sua storia e della storia di questo campionato cambiano definitivamente rotta ed approdano a lidi orientali come impone ormai un'usanza consolidata e replicata anche da altri club europei, non ultimo l’Inter di Moratti che ha ceduto la società a Tohir. “Chi era costui”? Berlusconi cita l'indonesiano come don Abbondio citava Carneade. "Non mi ispirerò certo a lui per la cessione del club, non penso che questo Tohir possa apportare capitali da far emergere l’Inter tra le grandi d’Europa". Guarda all’orticello altrui Silvio prima di annunciare la cessione, e non lo fa certo in punta di fioretto bensì usando una scimitarra ben affilata. “Non penso che abbia le capacità e nemmeno la disponibilità economica” va giù pesante Silvio nei confronti dei cugini, ma a Portofino dove si trova in vacanza, il cibo e le libagioni possono distogliere per un momento dall'irascibilità delle affermazioni. Poi allarga gli orizzonti e compie un'analisi più ampia in accordo con le ultime notizie di compravendite di squadre di club da parte di sceicchi arabi plurimiliardari. In Europa le squadre competitive apportano capitali freschi ogni anno per restare sempre tra le grandi a livello europeo e mondiale. Il PSG, il Chelsea, lo stesso Manchester City con progetti milionari anche oltreoceano spendono centinaia di milioni ogni stagione per l’acquisto di campioni e per rendere i club sempre più competitivi in una corsa a chi spende di più ed alla fine a chi vince di più. Farsi un'idea di come sarà il prossimo campionato è impresa ardua, il piatto della bilancia si piega sempre con moneta sonante e dal lato dei club più ricchi e Berlusconi questo lo sa bene. “Cedo il Milan a chi sarà in grado di sostenere economicamente un progetto vincente, altrimenti me lo tengo” spiega il presidente e si lascia andare anche a fantastiche visioni oniriche. Un progetto nemmeno troppo strampalato di una squadra composta solo da calciatori italiani, una sorta di Nazionale Italiana di club in un campionato dove di italiani ce ne sono davvero troppo pochi e dove siamo costretti a naturalizzare gli stranieri con discendenze italiane chiare o presunte tali per farli giocare in Nazionale. La cessione a grandi linee è già stata definita, mancano solo alcuni dettagli e nel giro di poche settimane ci dovrebbe essere il passaggio di consegne. Uno dei possibili acquirenti, il tailandese Bee Taechaubol intanto, si autoproclama presidente già da tempo come dimostrano numerosi articoli dei quotidiani locali del suo paese. Diventare il proprietario del Milan è stato il suo sogno sin da piccolo, tanto che in passato si è avvalso dell’operato di ex milanisti per la sua personalissima “Oriental League”, ora finalmente il giocattolo sta per passare nelle sue mani: il testimone tra poco passerà dal Mister B. (come Berlusconi) a Mister Bee. A proposito, ma chi è costui?…
Serie A , 35esima giornata
La rincorsa alla Champions può attendere. Le tre pretendenti allo scalino che autorizza il passaggio all’ambitissima competizione hanno incamerato due sonore sconfitte e, nelcaso del Napoli, un misero pareggio contro l'ultima in classifica. La Roma ha perso a San Siro contro il Milan di cui conosciamo sciagure e misfatti. La Lazio contro una imprevedibile Inter con codazzo di polemiche a strascico ed il Napoli lascia punti preziosi a Parma in un finale di accuse al vetriolo.
La Juventus ha vinto questo campionato per propri meriti che nessuno osa mettere in discussione ma passeggiando sulle macerie di quello che una volta veniva definito enfaticamente il campionato più bello del mondo, ma forse a questo nessuno ci ha mai creduto veramente.
Parma – Napoli 2-2
Il Napoli perde di vista il secondo posto ormai avvolto da una cappa di foschia spessa ed impenetrabile. Si suicida a Parma, in svantaggio per due volte riesce a pareggiare con Mertens una gara che sembrava avviarsi verso una bruciante sconfitta.
Si mette subito male per gli azzurri che dopo 9’ sono già sotto di una rete. Il Palladino errante fulmina Andujar apparso molto lontano dalla sua condizione ottimale. Pareggia il Napoli con Gabbiadini, stavolta Manolo per la regola del turnover è schierato dall’inizio e fa valere ancora una volta la legge del gol per la settima volta con la maglia azzurra. Poi accade quello che non ti aspetti e che rende il calcio uno sport unico nella sua imprevedibilità. Cristobal Jorquera riceve un pallone su calcio piazzato, ha tutto il tempo di accarezzare la sfera con la suola come nel calcetto, con relativa calma prende la mira e infila Andujar con un missile terra aria reso ancora più efficace dall’improvviso cambio di rotta del pallone carico di effetto. Parma sugli scudi come sulla maglia e i calciatori partenopei quasi increduli che, ancora una volta, una squadra da "bassifondi della classifica" possa metterli alle corde. Forse per questo che, dopo aver raggiunto il pareggio con Mertens a fine gara alcuni di loro avrebbero sfogato la loro frustrazione accusando il Parma "di aver giocato troppo bene per essere una squadra ormai senza obiettivi". Frasi che possono anche starci se dovessero risultare vere e circoscritte nel rettangolo di gioco ma che assumono contorni inquietanti se poi vengono ripetute in sala stampa da allenatori e giocatori. In piena trance agonistica tutto (o quasi) viene permesso, ma dopo il triplice fischio Higuain e Mirante vengono quasi alle mani generando un furioso carosello di insulti. A volte le frasi hanno un significato diverso dette sul campo ma le parole e gli insulti gravano di un peso specifico differente se poi diventano dei veri e propri atti di accusa. Non parla dell’accaduto il Napoli in eterno silenzio stampa ma affida ai social la sua versione e twitta le sue giustificazioni (#sscnapoli ) mentre il Pipita si è pubblicamente scusato con Mirante, portiere napoletano dei parmensi relegando il caso ad una semplice scaramuccia come se ne vedono tante sui campi di tutta Italia. La vera notizia è che il Napoli ora è a tre punti dalla Lazio e a quattro dalla Roma. E mancano soltanto tre partite alla fine, tra cui una con la Juventus fuori casa e una con la Lazio all’ultima giornata per un finale di campionato da brividi “quasi” estivi.
Il Parma, difende l’onore con il solo mezzo che ha, giocando al calcio. voto 8. Napoli prende sottogamba l’avversario e reagisce troppo tardi, voto 6. Silenzio stampa della società, voto 2.
Milan – Roma 2-1
Il Milan non fa più paura ormai da tempo, ma la Roma riesce a spaventarsi persino delle ombre lunghe dei riflettori dell’impianto di San Siro. Si gira e si rigira i pollici dall’inizio alla fine ed il triplice fischio la sveglia di soprassalto dalla dormita collettiva. In una serata si dimentica come si gioca al calcio, si fa infilare in velocità dalla proverbiale lentezza degli attaccanti del Milan (i più prevedibili d'Europa) non tirano in porta nemmeno una volta, ci devono pensare i centrocampisti e, quando entra in campo, solo Totti è l’unico che ci prova davvero. Il Pupone onora la sua presenza con giocate stilisticamente di alta scuola, ricama e lavora di cesello in barba alle sue quaranta primavere. Si trova sempre al posto giusto, realizza il rigore e si rende pericoloso almeno un paio di volte chiamando allo straordinario Diego Lopez che evita il pareggio con un miracolo.
Nainggolan e soci pensano, fanno progetti personali, sognano contratti, rinunce e firme con club esteri e si guardano bene da giocare al calcio, Iturbe ed Ibarbo svolazzano talmente leggiadri che sono facilmente arginabili persino da Paletta, Alex e compagni increduli da tanta pochezza. Il tridente giallorosso non punge mai, il centrocampo fatica ad esprimersi e la difesa appare vuota e stanca.
La sponda milanista orfana di Menez e dei tifosi che lasciano ampi spazi vuoti sugli spalti in aperta contestazione con la società, offre ai pochi della platea l’ennesimo tridente inventato con Bonaventura, Honda e Destro in prima fila. Dopo 40’ di nulla arriva il vantaggio del Milan, perforazione nella difesa scomposta della Roma e tocco vincente sotto misura di Van Ginkel, “generoso centrocampista dotato di buona presenza e di un buon tiro” recita il manuale, quindi un brocco. Nel Chelsea in due anni ha collezionato solo una presenza e nel Milan per metà campionato si è accomodato in panca.
Il secondo gol arriva nella ripresa, Destro si arrampica su un avversario che nel frattempo stava facendo la sua siesta posticipata e mette in rete un pallonetto veemente preda facile per qualsiasi difesa tranne che per quella della Roma. Qualche spunto di Ibarbo e di Doumbià mentre la stella Gervinho resta spesso a guardare sono le uniche reazioni dei giallorossi. Garcia incredulo e distaccato si gioca la mossa del capitano. In campo basta da solo per fare la differenza. Elegante nei movimenti, partecipe al gioco ma privo di quella velocità che il tempo tiranno ti ruba progressivamente, in un quarto d’ora di gioco si merita la palma di migliore in campo. Nel grigiore della serata di San Siro il capitano, quello vero, prova ad illuminare l’erba e le menti dei giocatori, il diapason del ritmo imposto da Totti non viene mai accordato in giocate decenti dai suoi compagni. Mentre la ciurma apparecchiava il picnic sull’erba del Meazza, lui gioca al calcio, realizza il rigore, accorcia il gioco, ci prova ancora con un tiro da fuori ed insegna agli altri come ci si deve comportare quando si sta su un rettangolo verde. Il triplice fischio manda tutti negli spogliatoi, purgatorio essenziale per espiare le vergogne di una serata in cui il calcio è stato l’elemento marginale.
Milan, vince e tanto bastava. Voto 6 – Francesco Totti, un calciatore vero tra tanti falsi d’autore. Voto 10 (come la sua maglia). AS Roma, non pervenuta.
Lazio – Inter 1-2
Il confronto tra due capitali calcistiche che curiosamente il fato ha messo di fronte in questa giornata di campionato si conclude con un bilancio sfavorevole alle romane che lasciano alle rivali milanesi tutti e sei i punti in palio. La Lazio esce sconfitta, decimata dalle espulsioni e si complica la vita per un finale di campionato quasi drammatico con il derby alle porte, la prossima gara nella Genova blucerchiata e l’ultima giornata a Napoli contro una diretta concorrente per un posto in Champions. C’è poco da stare tranquilli e dopo la gara persa contro l’Inter con i biancocelesti rimasti in nove è il solo Tare, addetto stampa laziale, che parla ai giornalisti con la sua consueta pacatezza incompatibile con i torti subiti da un arbitraggio inadeguato al valore della gara. La "Beneamata" affossa la Lazio con una doppietta di Hernanes che esulta a modo suo e si tira dietro i fischi assordanti del popolo biancoceleste.
Il Profeta però quando decide di giocare in campo fa la differenza, stabilisce i ritmi e riserva tocchi di alta scuola, dai suoi piedi partono quasi tutte le azioni dell’Inter. Il primo gol è frutto di un preciso sinistro a giro su calcio piazzato con il pallone in buca d’angolo, ma viziato da un evidente fuorigioco di almeno tre nerazzurri di cui uno proprio davanti al portiere laziale che è palesemente danneggiato nella visuale. Il secondo gol alla mezz’ora della ripresa in cui il brasiliano conclude in rete dopo uno scambio in velocità con Kovacic. Nel mezzo delle due reti è successo di tutto. Espulsione di Mauricio per una trattenuta su Palacio proiettato verso la porta avversaria e conseguente fallo da ultimo uomo. Altra espulsione stavolta dubbia di Marchetti su Icardi che salta il portiere poi frana a terra. La moviola dà torto alla terna arbitrale. Rigore calciato malamente dal numero 9 argentino, Berisha entrato al posto di Marchetti si prende la sua serata di gloria parando il tiro lento e centrale del centravanti nerazzurro. L’argentino aveva avuto un'altra ghiotta occasione per segnare ma davanti alla porta non ha saputo fare altro che tirare alto sulla traversa. Il numero nove interista non attraversa certo un periodo felice, i suoi atteggiamenti rivolti alle notizie del calciomercato infastidiscono i tifosi e l’ambiente. Icardi è un giocatore fin troppo sopravvalutato dai procuratori, in un qualsiasi top club europeo forse farebbe a malapena la terza punta e non si sognerebbe nemmeno di fare la primadonna come invece a Milano gli capita spesso di fare. La Lazio in nove non può fare altro, l’Inter porta a casa, ringrazia, seduce i suoi tifosi e pensa concretamente ad un posto in Europa .
Lazio, sfortunata ma viva, voto 7. Inter cinica spietata ed aiutata, voto 7. Voto alla partita: 7
Altre di Serie A 35esima giornata (tre alla fine)
Juventus – Cagliari 1-1
Chievo – Hellas Verona 2-2
Udinese – Sampdoria 1-4
Palermo – Atalanta 2-3
Cesena – Sassuolo 2-3
Empoli – Fiorentina 2-3
Classifica della Serie A:
Juventus punti 80 ( Campione d’Italia)
Roma 64
Lazio 63
Napoli 60
Fiorentina 55
Sampdoria 54
Inter 52
Genoa 50*
Torino 48*
Milan 46
Palermo 43
Chievo 42
Empoli 41
Udinese 41
Verona 41
Sassuolo 40
Atalanta 36
Cagliari 28
Cesena 24**
Parma 17**