Clarence Seedorf è stato uno dei pochi calciatori al mondo ad aver collezionato oltre mille partite da professionista in carriera e con il Milan praticamente ha vinto tutto quello che c'era da vincere: due Champions, una coppa del mondo di Club, due scudetti ed una Coppa Italia. Chiamato alla panchina rossonera più per carisma che per capacità intrinseche l'olandese ha bruciato in sei mesi l'immagine che era riuscito a costruirsi con gli anni. Troppo oneroso il compito a cui era stato chiamato e Seedorf, da lottatore nato, non si è tirato certo indietro, ha accettato però un ruolo tagliato su una misura più larga delle sue spalle e dopo nemmeno sei mesi dall'incarico è stato destituito senza fama e senza lodi, con una percentuale del 50 per cento di partite vinte che non s'addice certo ad un club di fama mondiale come il Milan. Praticamente una partita la vinceva e l'altra la perdeva. Alla fine del campionato Clarence finisce all'ottavo posto con demerito e senza centrare nessun obiettivo. In quello stesso anno gli subentra Pippo Inzaghi, allenatore delle giovanili del Milan ed una vita da calciatore. Inzaghi ha scritto una delle pagine più belle della storia del club, era noto anzitutto per avere un rapporto con il gol molto speciale, a volte segnava delle reti in maniera tanto casuale che sembrava che fosse il pallone ad andarlo a cercare per farsi spingere in porta come si evince dalle parole di un professionista del calcio quale Emiliano Mondonico che ha parafrasato la semplicità con cui Inzaghi andava in rete in una dichiarazione d'amore del gol stesso nei confronti del centravanti rossonero. Capitato ad allenare il Milan più per necessità che per scelta, Inzaghi si siede sulla panca che scotta e, come Seedorf, per amore della maglia non si tira indietro. Seduto sugli aculei come un fachiro, ogni partita diventa una sofferenza indicibile, ogni incontro diventa una sfida ed ogni sfida persa si trasforma in un dramma. La sua testa viene venduta ad ogni sconfitta per poi essere puntualmente riscattata come fosse una preda di guerra. Gli amuleti ed i crocifissi non bastano per scacciare una crisi creata da scelte sbagliate e da calciatori spesso fuori ruolo . Nel calcio professionistico i numi dell'Olimpo oppure i Santi del Paradiso difficilmente fanno la loro parte, forse è mancata anche una dose di fortuna ma il Milan delle ultime uscite ha avuto nel portiere Diego Lopez il migliore uomo in campo, capace di salvare tutto quel poco che c'era ancora da salvare, segnale inequivocabile di una difficoltà di gioco palese in ogni reparto. Dopo la sconfitta di Milano contro il Genoa, in uno stadio semivuoto con una coreografia umana a formare sugli spalti dei distinti una parola dal carattere chiaramente polemico, Pippo Inzaghi ha salvato per l'ennesima volta la sua panchina che vista da vicino così irta di spine per l'ex centravanti rossonero sembra più una punizione che una speranza.
La città piena, la curva vuota.
Il verdetto della federazione non lascia scampo: per i fatti del derby della Mole in cui una bomba carta lanciata da pseudo tifosi bianconeri è esplosa nel settore granata, la Juventus si è vista negare per due turni l'utilizzo della curva dello “Stadium”, luogo del cuore pulsante della tifoseria di fede juventina. Tutto ciò mentre i preparativi per la festa scudetto erano già quasi completati. La rabbia per la decisione ha attraversato verticalmente tutti i settori della società e della tifoseria, dal Presidente Agnelli fino all'ultimo dei sostenitori della madama. In un comunicato stampa Agnelli fa presente la propria indignazione per la decisione da lui definita “incongruente” sotto il profilo giuridico. E noi siamo sostanzialmente d'accordo con la Società bianconera. Restiamo comunque sconcertati dinanzi alla facilità con cui un ordigno esplosivo riesca a penetrare una a sorveglianza addirittura raddoppiata in occasione del derby, di come un esercito di persone aspetti il pullman della squadra di calcio avversaria per danneggiarlo con ogni mezzo materiale dinanzi ad uno sparuto gruppetto delle forze dell'ordine totalmente incapaci di far fronte a quell'orda accecata dall'odio e limitandosi saggiamente a circoscrivere come potevano quella follia delirante al fine di evitare danni ulteriori. E dove non può arrivare la divisa arriva la giustizia sportiva che opera con la mannaia dove invece sarebbe bastato un bisturi ben affilato. Per colpa di un paio di individui per altro sconosciuti alla polizia ci va di mezzo tutto il popolo bianconero e per ben due turni casalinghi di campionato. I fatti di Torino denunciano in maniera evidente le falle di un sistema che sulla carta potrebbe anche funzionare ma che applicato sul campo mostra enormi lacune sia dal punto di vista della sicurezza che da quello tecnologico. Grazie infatti ad una telecamera spenta diventa impossibile risalire ai responsabili del gesto. Il biglietto nominativo con tanto di documento accompagnatorio e foto del tifoso si sta rivelando una assurdità, perché sappiamo benissimo che poi, una volta entrati allo stadio ognuno si siede dove capita specialmente nelle curve in cui risiede la tifoseria più accesa. Non riusciamo ancora ad immaginare un ultrà che chiede rispettosamente ad un suo compagno di alzarsi perché il posto a lui riservato è occupato. Si assisterebbe ad una “ola” umana per tutti i novanta minuti che prenderebbe la forma di un maremoto, altro che onda… Lo stadio non è un teatro e gli spettatori non vanno in giacca e cravatta. La nostra cultura è radicata nella storia di questo sport in modo chiaro e deciso, basterebbe allontanare dallo stadio coloro che non hanno nulla a che vedere con il gioco del calcio ma continuano in quel luogo la loro vita ai margini di una società che li nasconde. Le società di club assieme alle forze dell'ordine dovrebbero individuare i responsabili, isolarli definitivamente e metterli in galera. Ma purtroppo in questo caso, come in molti altri in passato, l'incapacità di riconoscere chi sbaglia viene pagata da una curva intera. Ci viene da chiedere chi paga, oltre ai tifosi, l'inadeguatezza e la superficialità di coloro che pronunciano sentenze. Piccola nota a margine: la curva dove è esploso l'ordigno è intitolata a Gaetano Scirea, un mito ed un esempio mai imitato abbastanza.
Serie A : 33° giornata
"Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco". La frase storica di Trapattoni la riproponiamo oggi al Presidente De Laurentiis per invitarlo a riflettere prima di fare programmi per il futuro. Il Napoli prende quattro schiaffi in terra toscana e si allontana dalla zona Champions. Il presidente in settimana aveva provato a srotolare modelli matematici ed elaborare previsioni in ottica Champions ma il terreno di gioco emette sempre il suo verdetto. La scarsa concentrazione è dovuta sostanzialmente alla preoccupazione della semifinale di Europa League, sta di fatto che gli azzurri alternano in campionato ottime prove seguite da prestazioni deludenti. Empoli aggressivo e determinato saluta la salvezza e Mister Sarri pensa ad un grande Club per l'anno successivo. La Roma torna alla vittoria contro uno svogliato e rimaneggiato Sassuolo. Per Mister Di Francesco si avvicina l'estate, il lido del medio Adriatico sembra avere un richiamo irresistibile e schiera la squadra come fosse già in vacanza. La Roma non si danna più di tanto e segna tre gol facili che significano punti pesanti che hanno il merito di farla restare aggrappata al treno in corsa della zona Champions. Nel vagone successivo la Lazio vince contro il Parma e resta al secondo posto in classifica. Sprecano ghiotte occasioni la Sampdoria bloccata sul pareggio dal Verona e la Fiorentina che disputa un buon primo tempo a Torino contro la Juventus ma poi esce sconfitta grazie ad un paio di magie di Carlito Tevez.
Il Genoa approfitta della crisi del Milan e vince a San Siro agevolmente per tre reti ad una ed è l'unica a fare passi avanti per un posto che conta in Europa League. Vince ma non convince l'Inter che contro un'Udinese rimasta in nove uomini per una doppia espulsione si complica la vita come è scritto ormai nel suo DNA e soffre oltre misura il forcing dei friulani. Alla fine un gol di Podolski regala ai nerazzurri la seconda vittoria consecutiva per sperare nel miracolo della zona Europa League. Cesena ed Atalanta pareggiano in una partita quasi drammatica; Accade tutto nel secondo tempo. Atalanta in vantaggio con Pinilla che sfrutta la corta respinta della difesa cesenate. Ribaltamento di fronte ed il Cesena prima pareggia con Brienza su rigore poi passa in vantaggio con un gran gol di Carbonero. A pochi minuti dalla fine è Pinilla che con l'ennesima acrobazia riporta in parità l'Incontro. Sconfitta di misura del Cagliari a Verona contro il Chievo che non fa sconti a nessuno e legittima a modo suo la salvezza ottenuta sul campo da un paio di giornate ed inguaia Festa che dopo la vittoria sulla Viola pareva essere sulla strada giusta per evitare la retrocessione. Torino e Palermo danno vita ad un bellissimo incontro da squadre che non hanno più nulla da dire alla classifica e giocano a viso ed a mente aperta questo finale di campionato.
Prossimo turno con spalmatura esagerata per la Serie A. Questi gli incontri e le quote:
2 Maggio ore 18 ( New York ore 12)
Sampdoria – Juventus : 1 (3,00) X ( 3.10) 2 ( 3,45)
ore 20 45 ( New York ore 2:45 pm)
Sassuolo – Palermo 1 (2,55) X ( 3,20) 2 ( 2,75)
3 Maggio ore 12:30 ( Alba a New York)
Roma – Genoa 1 (1,50) X ( 4.00) 2 ( 6,00)
ore 15 ( New York ore 9 am)
Fiorentina – Cesena 1 (1,35) X ( 5,00) 2 ( 8,00)
Atalanta – Lazio 1 (5,00) X ( 3,60) 2 ( 1,70)
Inter – Chievo 1 (1,40) X ( 4.50) 2 ( 745)
Verona – Udinese 1 (2,100) X ( 3.40) 2 ( 3,40)
ore 20:45 ( New York ore 2,45 pm)
Napoli – Milan 1 (1,50) X ( 4.20) 2 ( 6,00)
4 Maggio ore 20:45 ( New York ore 2:45 pm)
Cagliari – Parma 1 (1,60) X ( 3.80) 2 ( 5,25)
6 Maggio ore 20:45
Torino – Empoli 1 (1,80) X ( 3.50) 2 ( 4,25)