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March 17, 2015
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Serie A: Crocevia per l’Europa con turnover

Luca TontodonatibyLuca Tontodonati
Time: 11 mins read

 

Come ogni anno in questo periodo pre-primaverile si assiste a gare in cui i giocatori sono a corto di condizione atletica. A Marzo sembra che le squadre , sopratutto quelle impegnate in Europa accusino un calo di rendimento, sono spesso in affanno e stanche di affrontare più competizioni nello stesso tempo. Questa débacle fisica ha delle ripercussioni notevoli per quanto riguarda i risultati in campionato e l'ottava di ritorno è sintomatica del periodo di appannamento dovuto allo stress psico-fisico a cui sono sottoposti alcuni atleti. Il Napoli si arrende a Verona, il Genoa cede le armi al Chievo, l'Inter pareggia il gol dello svantaggio poi si ferma, Atalanta e Udinese passeggiano in campo e la Juventus con un tiro e mezzo vince a Palermo una gara in cui i rosanero non tirano nemmeno una volta in porta. I primi tempi di Torino, Firenze e Roma si sono giocati a ritmi soporiferi, destati solo dalle idee illuminanti di Felipe Anderson e da un paio di lampi Viola che Inzaghi deve aver scambiato per la bufera imminente attesa su Milanello dopo l'ennesima prova a dir poco deludente. 

Discorso diverso per le nostre antagoniste nei campionati di mezza Europa: In Germania e nel Regno Unito si corre fino ad oltre il 90' e le partite sono sempre in bilico fino al fischio dell'arbitro così come in Francia senza nessuna eccezione per le compagini che hanno diversi fronti aperti tra campionato, coppa e Champions. Nella Liga spagnola la corsa ed il movimento sono una tattica a cui si sottopongono tutte le squadre del torneo dalla prima all'ultima, è raro vedere il fanalino di coda affrontare una gara dove la palla viene lanciata in avanti senza costrutto, ogni giocata è sempre finalizzata ad una manovra come la loro mentalità di gioco richiede. Qui in Italia il “multitasking” del pallone ha delle regole ferree, sgombriamo la mente dal campionato e dedichiamoci alla Coppa, oppure ridicolizziamoci in campo applicando un turnover che impiegato spesso può risultare assai dannoso per il rendimento specialmente in una competizione lunga come la Serie A.

In questa giornata ne hanno fatto le spese oltre al Torino di Ventura anche gli azzurri di Rafa Benitez il quale ha applicato una rotazione a mezza squadra assai poco redditizia ai fini del risultato finale che lo ha visto soccombere seppellito sotto due reti e da tanto ardore agonistico da parte dei veronesi. Forse gli allenatori stranieri non sanno, o nessuno glielo ha mai detto, che in Italia esistono partite che non sono uguali alle altre. Alcune gare devono essere preparate per un unico risultato in cui la vittoria non può prescindere da alcuna alternativa. La rivalità storica che divide le due tifoserie partenopea e scaligera e la memorabile antinomia dei due club che ha dato vita anche a rappresentazioni cinematografiche e letterarie non può in nessun modo essere messa sotto la cappa di un “turnover” minimale ed umiliante. Il Napoli avrebbe dovuto affrontare il Verona con tutto il suo organico disponibile senza alcuna opzione diversa da quella della determinazione e della volontà, regole alle quali il Verona si è applicato alla lettera. La stanchezza fisica però non è appannaggio soltanto dei giocatori che vanno in campo. Abbiamo avuto modo di verificare che alcuni allenatori in crisi di risultati sembrano invecchiati di dieci anni rispetto all'inizio del campionato, Inzaghi e Mancini in testa al gruppo. Allegri sembra ringiovanito, chissà perché…

 

Serie A : Ottava di ritorno

 

Verona – Napoli 2-0

Brutti sporchi e cattivi. Così il tecnico scaligero Mandorlini aveva chiesto ai suoi di essere in campo, determinati e decisi a portare a casa un unico risultato possibile. Il Verona ha sconfitto il Napoli al “Bentegodi” in un clima in cui gli esponenti delle due tifoserie hanno onorato l'impegno con decoro e correttezza senza atti di violenza e dove i giocatori del Verona hanno profuso impegno e freschezza atletica. In questo quadro dalla cornice prestigiosa e dalla tela a tinte forti è mancato solo il Napoli. Schierato in campo dimezzato dalle scelte del tecnico la squadra ha subito palesato deficit di attenzione cedendo all'avversario praterie dove scorrazzare liberamente. Il Verona fa sua la partita appena dopo 7': incursione veneta e percussione di Toni che vince due rimpalli e deposita in rete a porta vuota. Nella ripresa la scena non muta e gli attori sono sempre quelli in maglia gialla e blu che in sei minuti chiudono l'incontro: fuga stratosferica di Halfredsson che macina mezzo campo in diserzione solitaria, passaggio al centro per Toni che in controbalzo di sinistro fulmina Andujar. Il possesso palla è ampiamente appannaggio del Napoli che però non trova nessuno sbocco per finalizzare le giocate perché il Verona è lesto nei movimenti a chiudere ogni varco possibile. Il resto dell'incontro fa registrare un palo clamoroso di Gabbiadini, a nostro avviso utilizzato sempre troppo poco per il suo valore e l'espulsione di Sala per doppia ammonizione. Poco Napoli quindi per una partita che avrebbe dovuto giocare diversamente sia per l'importanza in classifica che per l' excursus storico che la “Fatal Verona” rappresentava.

Verona, brutta e cattiva come la voleva il tecnico voto 8. Napoli, irriconoscibile . Più che gli infortuni potè il “turnover”, voto 5

 

Inter – Cesena 1-1

Precisione, determinazione e consapevolezza, dimenticatevi questi aggettivi e non associateli affatto all'Inter vista al “Meazza” domenica sera. I nerazzurri ospitano il Cesena ultimo in classifica se si eccettua l'ormai spacciato Parma e si complicano la vita come meglio non potevano. Poca qualità a centrocampo e poca solidità in difesa ciò che abbaglia sono gli unici lampi solitari a luce alternata in attacco che dissimulano a stento le pesanti carenze dell'organico in cui Palacio registra una delle poche note positive in una serata che per l'Inter di positivo ha ben poco. I romagnoli senza Brienza schierano un modulo di attesa con la mediana a tre, un trequartista rivelatosi un ottima intuizione come Carbonero e di punta i soliti noti Defrel e Djuric. Stesso identico modulo 4-3-1-2 per l'Inter di Mancini . Dopo mezz'ora di studio tra le due squadre è il Cesena a passare in vantaggio con due palombelle che tagliano fuori mezza squadra nerazzurra : pallonetto di Carbonero a centrocampo in profondità a scavalcare tutta la difesa interista per l'aggancio di Defrel e pallonetto del francese ad Handanovic che subisce il vantaggio bianconero. Fine primo tempo e strigliata di Mancini negli spogliatoi che a quanto pare dà i suoi frutti poiché ad inizio ripresa l'Inter pareggia con un azione in velocità di Icardi sulla destra che crossa al volo anticipando il suo diretto avversario, la palla finisce a Palacio in area che gira di sinistro a rete. Un gol annullato ad Icardi è l'ultima emozione della gara che finisce in parità. “A volte accadono nel calcio cose strane” ha detto il Mancio a fine partita. Noi siamo convinti che Mancini non abbia ereditato una grande squadra ed il lavoro che sta facendo fino adesso è un compito impegnativo ma ben delineato anche se è difficile vederne i risultati a breve termine. Il Cesena si è presentato a Milano senza troppi timori reverenziali: “Avere timore è segno di debolezza” dice Di Carlo ed aggiunge: “Allenare questa squadra per me è un piacere” e per noi è un piacere sapere che forse c'è ancora qualcuno che trasmette ancora passione nel proprio lavoro in un ambiente attento principalmente agli aspetti puramente economici. Di Carlo vive in un agriturismo alle porte di Cesena e prepara le partite tra vigneti e colline digradanti verso il mare. Un moderno Robinson alla ricerca della felicità che porta all'estasi gratificante per una squadra operaia e provinciale come il Cesena di uscire imbattuti da San Siro.

Inter, primo tempo: assenza, secondo tempo: carenza voto 5. Cesena avesse osato di più avrebbe anche vinto. Voto 7

 

Palermo – Juventus 0-1

Massimo risultato con il minimo sforzo, Allegri sperava di non scendere in terra di Sicilia a sperperare il residuo delle forze che gli occorrono in vista della trasferta di Dortmund ed i palermitani tenendo fede alla loro proverbiale ospitalità hanno esaudito i suoi desideri. Il Palermo in serata negativa non riesce ad esprimersi ai ritmi ai quali ci aveva abituato nelle precedenti uscita. La gara tra il Palermo e la Juventus si è giocata sostanzialmente una decina di minuti in campo mentre una fase dell'incontro si era disputato in un noto ristorante della Città il giorno prima tra i massimi esponenti della dirigenza juventina ed il presidente Zamparini. Tra le varie portate anche alcune cifre iperboliche per l'acquisto del gioiellino Dybala che la prossima stagione dovrebbe vestire la maglia bianconera a patto che i quaranta milioni chiesti da Zamparini diventino i venti offerti da Marotta. La partita al “Barbera” non ha offerto molto , la Juve senza Vidal, Pirlo e Pogbà recita un copione con la sordina ed il centrocampo operaio allestito da Allegri esegue il suo compitino tattico. Zero tiri in porta del Palermo a testimonianza dell'andamento anestetico della gara riducono a raso le ambizioni velleitarie dei rosanero. La partita viene decisa ad un quarto d'ora dalla fine con un capolavoro di sinistro a giro di Morata che la piazza nell'angolino destro inarrivabile per i guantoni di Sorrentino.

 

Voto alla gara: 5 Voto alle squadre: troppo poco il gioco espresso per poter dare valutazioni

 

Roma – Sampdoria 0-2

Aveva ragione Rudi Garcia dicendo che prima o poi i pareggi sarebbero finiti, infatti oggi la Roma ha perso all'Olimpico contro la Sampdoria tra i fischi del suo pubblico. La vittoria tra le mura amiche mancava dal 30 novembre e con la sconfitta di ieri  il digiuno di vittorie casalinghe si è allungato ulteriormente. Una squadra che si esprime meglio, o meno peggio, in trasferta di solito evidenzia carenze in fase di costruzione del gioco ma non è questo l'aspetto principale che determina l'assenza di vittorie. Sebbene la Roma non applichi gli schemi perfetti che eravamo soliti ammirare all'inizio del campionato resta comunque una squadra che cerca sempre le giocate lineari con palla a terra applicando, quando ci riesce , le geometrie volute dal suo allenatore. Parte bene la Roma , primo tempo assuefatto al resto degli altri campi di Serie A, circospetto e noioso, al 40' ci prova Gervinho a scuotere il letargo in cui era piombata la gara e va vicino alla marcatura in un paio di occasioni. Nella ripresa è la AS Roma ad avere il possesso palla maggiore ma è la Samp che dopo un paio di pericolose scorribande in area passa in vantaggio: Eto'o semina panico e difensori in area giallorossa , serve in area Romagnoli che appoggia a De Silvestri il quale di  sinistro insacca. Secondo gol della Sampdoria bellissimo per tecnica e dinamismo. Muriel si trasforma in centometrista lungo l'out sinistro rincorso invano da un paio di difensori, appena entrato in area arresta la sua corsa e tira di destro centrando il palo alla sinistra del portiere, il pallone rientra in campo e dopo una ribattuta perviene di nuovo al giovane colombiano che stavolta di sinistro non sbaglia e raddoppia con la difesa romanista che osserva ed alla fine applaude come fosse uno spettatore non pagante. E ad applaudire è anche Keità ma stavolta nei confronti dell'arbitro reo a suo parere di avergli inflitto una ammonizione ingiusta. Il direttore di gara non gradisce e lo manda anzitempo negli spogliatoi a fare una doccia rinfrescante per il giovamento di membra ed idee. Raggiante il Presidente Ferrero , romano “de Roma” ai microfoni della RAI con tanto di sciarpa blucerchiata sul collo che in perfetto dialetto romanesco si esprime in termini di energia potenziale affermando che fino alla fine del campionato le vincerà tutte e poi spegnerà lui stesso i riflettori del campionato . Stasera i riflettori all'Olimpico si sono spenti già da un pezzo e sulla Roma grava il buio oltre la siepe del centro sportivo di Trigoria. Malgrado le nubi all'orizzonte siano minacciose la Roma consolida ancora il suo secondo posto, ma come direbbe un suo illustre concittadino: Quo usque tandem?

Roma, non gioca male ma la sconfitta è nella testa, voto 6. Sampdoria: Cinica e spregiudicata raccoglie la posta in palio meritatamente, voto 7

 

Fiorentina – Milan 2-1

Il calcio a volte è strano e riserva situazioni che si legano con il tempo. Pippo Inzaghi per sua natura era un calciatore che amava defilarsi dagli schemi della squadra per poi emergere dalla cortina dietro la quale si nascondeva per colpire gli avversari con scatto ed astuzia degno di un felino. Oggi come trainer del Milan pare che Inzaghi utilizzi lo stesso schema, cela la sua immagine e lascia alla Presidenza l'onere delle scelte. E la dirigenza rossonera ha scelto di confermare Inzaghi almeno fino a sabato prossimo, giorno dell'incontro che vedrà il Milan confrontarsi con il Cagliari a San Siro. Trentesima formazione in trenta partite il tecnico rossonero lascia a casa i rosari e le croci ma non sa più ormai a che santo votarsi. Il primo tempo si gioca sulla falsariga degli altri campi, lento e annoiato. Solo un paio di sussulti rossoneri prima con Honda che tira alto e poi con Destro che litiga con il pallone. La Viola si fa vedere con uno spunto di Basanta che spedisce di testa il pallone direttamente tra le braccia di Lopez su punizione battuta dalla sinistra. Nel secondo tempo sugli sviluppi di un azione sulla sinistra Bonaventura inquadra la porta ma il tiro viene deviato dal tallone di Destro che fa l'Inzaghi della situazione e manda inconsapevolmente in rete il pallone del momentaneo vantaggio rossonero. A quel punto la Viola pungolata dal gol subito si scrolla di dosso ogni pudore e comincia a metter paura al Milan che sbanda vistosamente ad ogni ripartenza della Fiorentina e dopo circa mezz'ora di pressione pur dando l'impressione di gestire la gara, il Milan capitola: Azione travolgente di Joaquin sulla destra e cross in mezzo , Rodriguez salta fino al quarto piano , sovrasta Abate e di testa mette dentro il pareggio . Dopo cinque minuti la Viola raddoppia proprio con Joaquin che servito da Pasqual in piena area di piatto insacca e spedisce il diavolo negli inferi a meditare su una sconfitta rovente come le fiamme che da stasera circondano l'ambiente rossonero. In occasione del raddoppio viola la difesa milanista si è fermata ad osservare le stelle ed ha lasciato il compito di chiudere su Joaquin al versatile Menez che ha il compito di segnare gol alla squadra avversaria ma non può certo sostituirsi al ruolo di difensore, come nemmeno in quello della Patria.

Fiorentina, parte sorniona poi dilaga e vince: voto 7. Milan parte benino poi sprofonda e perde: voto 4

 

Torino – Lazio 0-2

Ampio turnover per il Toro che cambia il volto della squadra in vista del ritorno di Europa League ma modulo invariato con difesa a tre e due punte davanti ad una folta mediana a cinque. Lazio che sostituisce solo Parolo per lo squalificato Candreva si presenta in campo con il solito 4-3-3 e con il tridente offensivo Mauri-Klose-Anderson. Primo tempo leggermente sopra le righe rispetto agli altri campi ma poche le emozioni da registrare. Nella ripresa Ventura dopo un quarto d'ora decide di cambiare qualcosa per smuovere le acque di una staticità imbarazzante ed inserisce Maxi Lopez e Darmian in cambio di Martinez e Silva. Ma il tecnico ligure non aveva fatto i conti con l'astuzia degli aquilotti e l'estro del talento brasiliano Felipe Anderson che al 71' prende palla a metacampo, semina almeno quattro avversari e al limite dell'area lascia partire un destro preciso che si infila nella buca d'angolo alla destra di Padelli. In occasione del raddoppio sale in regia Miroslav Klose che dopo aver controllato la sfera elude l'intervento di un paio di difensori e smista verso il brasiliano che di sinistro raccoglie l'assist del tedesco e segna sotto l'incrocio dell'incolpevole estremo granata. I problemi di tenuta del centrocampo del Torino possono manifestare alcuni segnali di allarme per il delicato incontro di Europa League contro lo Zenit ai quali Ventura dovrà tenere in debito conto se non vorrà proteggersi a centrocampo con una coperta piuttosto corta.

Torino, con la testa altrove: voto 5. Lazio squadra in forma con Felipe Anderson come valore aggiunto: voto 8

 

Atalanta – Udinese 0-0

Genoa – Chievo 0-2

Sassuolo – Parma 4-1

Cagliari – Empoli 1-1

 

Classifica della Serie A:

Juventus 64

Roma 50

Lazio 49

Napoli 46

Fiorentina 45

Sampdoria 45

Genoa 37*

Inter 37

Torino 36

Milan 35

Palermo 35

Udinese 32*

Sassuolo 32

Verona 32

Empoli 30

Chievo 29

Atalanta 25

Cagliari 21

Cesena 21

Parma 9*

 

*Genoa ed Udinese una partita in meno, Parma due partite in meno

 

Prossimo turno: 21 e 22 Marzo

Chievo – Palermo

Milan- Cagliari

Empoli – Sassuolo

Juventus – Genoa

Cesena – Roma

Lazio – Verona

Napoli – Atalanta

Parma – Torino

Sampdoria – Inter

Udinese – Fiorentina

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Luca Tontodonati

Luca Tontodonati

Vivo a Pescara e sulle rive dell'Adriatico trascorro gran parte della mia esistenza annotando tutto e scrivendo oltre il necessario. Geografo e cartografo mi occupo di divulgazione storica. Fautore del "come eravamo", chiudo gli occhi e immagino i luoghi del passato. Appassionato di calcio, mi lascio trasportare dall'istinto più che dalla logica. Le partite amo seguirle allo stadio e quando capita di vederle in TV abbasso l'audio. Scommetto su tutto ma non vinco (quasi) mai. Frase preferita: "Presa singolarmente, l'umanità è davvero insopportabile". Un pregio: intuitivo. Un difetto: tifo quella squadra lì...

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