“Dove la guardi la partita?”. È la domanda dell’estate, quella che, di settimana in settimana, ci accompagnerà in questo mondiale. Per noi de La VOCE, qui a New York, la risposta è “da Serafina”, storico ristorante italiano che da due anni ha aperto un locale nel modaiolo Meatpacking district. Eravamo lì sabato pomeriggio, a guardare salire la febbre del Mondiale per poi vedere esplodere la gioia dei tanti fan dell’Italia accorsi a godersi la partita.
Chi non era riuscito ad aggiudicarsi un tavolo si accalcava all’interno, tutti ipnotizzati davanti allo schermo. Prima dell’inizio del gioco, i tanti italiani presenti hanno intonato l’inno nazionale stretti in un ideale abbraccio con gli eroi sul campo, in un momento di unità e orgoglio nazionale che forse dall’altra parte dell’Oceano non avrebbe avuto la stessa intensità. Poi il silenzio, e tutti a seguire con trepidazione quella palla che correva da una parte all’altra dello schermo. Un televisore per ogni piano, due ai due lati del bancone del bar e uno fuori, nella bella piazzetta che nel weekend si riempie di vita e di giovani provenienti da ogni parte del mondo. E anche tra i tifosi dell’Italia, tra maglie azzurre e accessori tricolore, sabato, da Serafina, c’erano tutte le nazionalità. Argentini, nigeriani, asiatici, francesi e non mancavano neppure gli inglesi. Guy e Sabrina, inglese lui, italiana lei, hanno guardato il primo tempo della partita alla Soho House dove la maggioranza dei tifosi era britannica. Guy ha sofferto insieme ai suoi connazionali per il primo gol dell’Italia per poi esultare due minuti dopo quando Sturridge ha segnato il gol del pareggio. Per par condicio, nel secondo tempo, la coppia ha raggiunto gli amici de La VOCE da Serafina dove Guy non ha avuto più motivo di esultare. “Assisteremo alla fine di un matrimonio stasera?” ha scherzato qualcuno davanti alla sofferenza di Guy. “Stiamo insieme da una vita – ha ribattuto Sabrina senza risparmiare al marito un tocco del compiacimento di chi si sente già vincitore – di mondiali insieme ne abbiamo passati tanti”.
Anche ai tavoli c’era chi stava da una parte chi dall’altra, anche se i tifosi del Regno Unito erano una silenziosa minoranza. “Ma perché un inglese vorrebbe venire a vedere la partita nel covo del nemico?” ci ha detto un francese che per quest’occasione aveva scelto di stare con gli azzurri ma che ha poi subito chiarito: “Se la Francia e l’Italia dovessero giocare l’una contro l’altra non c’è dubbio che sarà la Francia a vincere. Stavolta”. C’era chi era arrivato a fare il tifo per gli azzurri perché “everything Italian is cool” e chi aveva scelto l’Italia perché “l’azzurro è il mio colore preferito”; c’era il newyorchese che ha spiegato la propria scelta di parte con un semplice “because England sucks” e c’era la ragazza afro-americana che deve la sua passione italiana al padre donnaiolo: “Mio padre ha vissuto dieci anni in Italia per trovare una donna con cui fare un figlio, penso di avere fratelli e sorelle sparsi in tutto il paese”.
Tra una bevuta, una pizza e un tricolore, la gioia è esplosa incontrollabile al secondo gol: applausi, grida, cori e qualche catartico insulto all’avversario.
In un bel pomeriggio di un’estate ancora tiepida, per 90 minuti, il Meatpacking district ha risuonato di italianità. A guardarsi intorno e ad ascoltare le lingue parlate, ci si accorgeva che l’Italia ha davvero tanti amici. Certo, finché non toccherà al loro paese sfidare gli azzurri.
Qui potete godervi il video racconto della serata. Intanto vi diamo appuntamento al 20 giugno, sempre da Serafina, sempre in collaborazione con gli amici di Made in Italy. Ci aspetta la sfida con il Costa Rica, che sabato ha sorpreso tutti contro l’Uruguay. E chissà che stavolta, in questa città dai mille colori, il Mondiale non finisca per rovinarlo davvero un matrimonio…
Se dopo la prima partita dell’Italia volete condividere con noi emozioni, commenti, opinioni e dare sfrogo alle vostre teorie su tattiche e strategie, la nostra rubrica Una VOCE sul Mondiale è aperta alle vostre voci. Scriveteci a moc.ynecoval @enoizader.