La giornata comincia con un vento africano che sveglia tutti dal torpore notturno. La mia città non si sottrae a questa brezza che arriva dalla collina e fa ondeggiare le palme, scuote i pescherecci ancorati sul molo, solleva leggera la sabbia e strapazza le migliaia di bandiere tricolori sui balconi, sui tetti delle case, nelle scuole, sul lungomare e negli stabilimenti balneari, nei mercati… Ovunque in Italia il tricolore esposto è come un avviso ai naviganti, un segnale chiaro ed inequivocabile: questo 2014 è l’anno dei Mondiali. Gli italiani oscillano di primo mattino tra caffè e quotidiani e discutono sull’unico tema possibile in questo magico periodo: quale sarà la formazione che metterà in campo Prandelli contro l’odiata Inghilterra? Già, perché durante i Mondiali questo lembo peninsulare chiamato Italia non appartiene all’Europa. Lo dicono i dibattiti televisivi sportivi che sostituiscono per un mese tutte le altre notizie di cui questo Paese potrà benissimo fare a meno. Lo confermano gli abitanti delle città, paesi, villaggi, al mare come in collina, il tema è sempre lo stesso: i Mondiali di Calcio. Durante questo mese i peripli assurdi della globalizzazione cadono slegati dallo spirito calcistico che ci invade tutti, come una specie di spirito natalizio trasferito in estate ma che invece di farci sentire più buoni ci unisce in una crociata ideale che richiama ed accende gli animi. Perché ai Mondiali l’importante non è partecipare (e al diavolo chi ha detto una simile idiozia!). Ai Mondiali conta vincere. Gli avversari si trasformano in nemici, il fair play viene sostituito da mosse, contromosse, astuzie e stratagemmi pur di portare a casa la Coppa del Mondo.
Tutto comincia con un lieve aumento della temperatura. Gli Italiani scoprono di avere qualche decimo notando che al mercato rionale la signora Maria pone sapientemente la sua merce di frutta e verdura formando la bandiera italiana con pomodori e verdure di stagione ai lati del bancone e bianchissima mozzarella di bufala al centro. Gli appuntamenti si prendono “in funzione” delle partite della Nazionale. Quelli presi in precedenza verranno opportunamente spostati. Caso emblematico di un padre che dovendo assistere alla recita della figlia, ha acquistato i biglietti aerei il 20 giugno sentendosi rispondere dall’addetto aeroportuale: “Scusi, ma è sicuro che vuole partire il 20 giugno? Quel giorno gioca l’Italia…” alla replica del fatto che comunque l’aereo sarebbe partito comunque si è sentito rispondere: “Ma i piloti sono irlandesi… che ne sanno loro dei Mondiali”.
La febbre sale. E continua a salire senza poter far nulla per fermarla; gli uffici si attrezzano, le piazze si svuotano. La febbre è stabile, oggi è il giorno dell’apertura. E della prima partita. Gioca il Brasile contro la Croazia, e tutti in Italia, velatamente, facciamo il tifo per la nazione europea che abbiamo di fronte alle nostre sponde adriatiche al fine di poter contrastare i temutissimi brasiliani. Già, il Brasile ha appena un mondiale in più di noi, che abbiamo quattro stelle oro sulla maglia azzurra. E che andiamo a sfidarli proprio in casa loro, in Brasile. Tanto lontano quanto vicino al nostro modo di vivere e di prendere la vita alla giornata. Ma noi siamo l’Italia, siamo sempre partiti per i Mondiali per vincerli, e quest’anno non è diverso dagli altri. Recitava un giornale alla vigilia della partenza degli Azzurri: “Andiamo a prendercela” …la coppa, ovviamente. E mentre lo scrivo vengono i brividi anche a me, segno che la febbre continua a salire.
A proposito, la recita della bambina è stata poi spostata al 19 Giugno…
Continua….
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