Fumare dopo una tazza di caffè sembra essere una abitudine irrinunciabile, specie di primo mattino.
I ricercatori dell’Università di Bristol, nel Regno Unito, hanno trovato un fondamento scientifico, i cui risultati sono stati descritti sulla rivista New Scientist: la nicotina aumenterebbe il metabolismo della caffeina assunta, spingendo il fumatore a consumare un numero sempre maggiore di tazze di caffè, con un conseguente effetto eccitante.
Questo passaggio della nicotina dai polmoni al cervello, quanto più rapidamente e copiosamente avviene, ingenera “dipendenza” poiché, la nicotina, che arriva al cervello, indurrebbe le cellule a liberare “dopamina e noradrenalina” che, combinate insieme, darebbero un’intensa sensazione di prontezza di pensiero e di soddisfazione appagante
Gli studiosi sono arrivati a questa soluzione analizzando i dati di circa 250 mila fumatori, contenuti in archivi della salute della Gran Bretagna, della Danimarca e della Norvegia. Analizzandoli si è stabilito che chi fuma 10 sigarette in più in media consuma 1 tazza e mezza di caffè in più al giorno. Un gruppo di ricercatori della Florida, poi, ha riscontrato che, i composti chimici nei chicchi di caffè tostati possono arrivare a “sedare” gli effetti di desiderio di nicotina al mattino, e hanno stabilito che queste sostanze sono in grado di influenzare i recettori di nicotina, ipersensibili dopo una notte di astinenza dal fumo.
Il binomio sigaretta e caffè, tuttavia, secondo Marcus Munafò dell’Università di Bristol, trova una base scientifica dovuta alle funzioni ancora sconosciute di una “variante genetica” che predisporrebbe a fumare di più e che questo vada di pari passo col consumo di caffè: in base alle informazioni dello studio dell’Università di Bristol, l’alterazione genetica deporrebbe per una relazione di “tipo inverso” (sarebbe cioè la caffeina a far venire voglia di fumare), ma alla luce di questi studi, ciò che sembra pacifico è la ricerca di appagamento ed euforia, di prontezza di pensiero, la aumentata concentrazione ed anche il senso di sollievo, a livello psichico, che si ottiene “combinando” caffè e sigaretta.
Una medesima sensazione che “i non fumatori” riescono a raggiungere grazie ad un doppio espresso. Il dato scientifico ci ha suggerito che uno dei composti del caffè, noto come n-MP, possa aiutare la voglia mattutina di fumare e dunque di nicotina, influenzando i recettori del nostro cervello. La nicotina è poi un potente anoressizzante, in quanto il suo meccanismo d’azione stimola il centro della sazietà e inibisce quello della fame, entrambi presenti nell’ipotalamo del nostro cervello, favorendo di fatto il dimagrimento.
Il binomio sigaretta-caffè ha spinto, negli anni, i centri anti-fumo a vietare di bere caffè al mattino per i primi tre giorni successivi alla decisione di smettere di fumare, anche per allontanarsi velocemente dalla gestualità che accompagna l’abitudine di fumare e il ricordo delle sensazioni in memoria del “dopo aver fumato una sigaretta”.
È inoltre stato individuato un rischio maggiore di malattie cardiovascolari negli abituali consumatori della combinazione caffeina e nicotina. A tal proposito, uno studio brasiliano ha individuato nel solo caffè, senza la sigaretta e consumato moderatamente, la capacità di ridurre la calcificazione coronarica, vanificandosi tale effetto positivo se si è fumatori abituali, i quali come si sa associano i rischi cardiovascolari a problematiche di tipo neoplastico legate al consumo di nicotina che, diffusamente, già conosciamo, a carico dell’apparato respiratorio.