Il mesotelioma pleurico maligno è un tumore che ha origine nel mesotelio, la membrana che riveste gran parte degli organi interni del corpo e che, nel caso dei polmoni, è detta pleura. Il mesotelioma costituisce una delle poche forme tumorali di cui si ha una sostanziale certezza eziopatogenetica, in quanto la sua causa di insorgenza è attribuibile pressoché interamente all’esposizione alle fibre di asbesto.
Non è un caso se la sua incidenza è aumentata nel secolo scorso in seguito al massiccio uso di amianto ed è quasi certamente destinata ad aumentare, sia a causa della costante presenza di amianto nell’ambiente che ci circonda, sia a causa del lungo periodo di latenza che caratterizza lo sviluppo di questo tumore (circa 40 anni) tra il tempo di esposizione iniziale e la diagnosi.
Ad oggi, nonostante gli enormi progressi in ambito scientifico, il mesotelioma rimane una neoplasia a prognosi infausta. Le terapie di prima linea oggi disponibili prevedono anche regimi combinatoriali e, tra questi, il più efficace risulta essere quello che include bevacizumab. Recentemente è stato pubblicato sulla rivista internazionale Jama Open uno studio condotto in collaborazione tra lo Sbarro Health Research Organization (SHRO), il Gruppo Italiano Mesotelioma (GIMe) e il dipartimento di biotecnologie mediche dell’Università di Siena, nel quale viene chiarita l’efficacia di alcuni trattamenti testati su pazienti affetti da mesotelioma.
Lo studio si è basato sul monitoraggio del decorso clinico di questi pazienti e sulla raccolta dei dati e la successiva analisi dei dati sulla sopravvivenza.
Lo studio ha coinvolto un team internazionale multidisciplinare di scienziati di diverse istituzioni (Stati Uniti, Regno Unito, Irlanda, Italia e Israele) e ha visto coinvolte molteplici expertise.
Sono stati ben valutati tre studi clinici: MPS (2003), MAPS (2016) e CM743 (2021) che hanno testato rispettivamente tre combinazioni di farmaci cisplatino/pemetrexed, cisplatino/pemetrexed/bevacizumab, e Ipilimumab/Nivolumab. I dati ottenuti hanno dimostrato che nessuno degli studi analizzati consente di trarre conclusioni sulla reale efficacia nel migliorare la sopravvivenza delle combinazioni testate;
Inoltre, dall’analisi di questi studi è emersa che la sopravvivenza media della più recente terapia testata per il mesotelioma, immunoterapia con Ipilimumab/nivolumab, si sovrappone perfettamente a quella ottenuta con le terapie precedentemente utilizzate (platino/pemetrexed/bevacizumab). Ed infatti, anche in questo caso non si evincono miglioramenti ne’ rispetto alla qualità ne’ rispetto alla durata della vita.
L’importante risultato emerso da questo studio consiste nella considerazione che, talvolta, le sperimentazioni cliniche sono condotte in condizioni artificiali che non mimano ciò che effettivamente accade nella realtà. Conseguentemente, questo studio ha evidenziato la presenza di alcune importanti persistenti e preoccupanti lacune nel disegno degli studi clinici, in particolare nel mesotelioma, ma anche ad altre forme tumorali per cui se da un lato i dati ci indicano una lunga strada da percorrere ancora, dall’altra ci offrono uno stimolo a migliorare la ricerca preclinica, ma anche la progettazione degli studi clinici imparziali.