Il 4 febbraio del 2000 è stata istituita la Giornata mondiale contro il cancro, a seguito di un vertice tenutosi a Parigi dedicato a questo tema con i seguenti obiettivi: promuovere la ricerca, prevenire il cancro, migliorare i servizi ai pazienti, sensibilizzare la comunità. Questi valori sono confluiti in un appuntamento annuale, ormai ventennale, consolidato in tutte le Agenzie Sanitarie Internazionali. Tuttavia, a causa della Pandemia di Covid-19, negli ultimi due anni, la Giornata Mondiale contro il Cancro ha assunto un valore diverso: l’emergenza ha generato ampie problematiche a carico dei Sistemi Sanitari di tutto il mondo, un grande bacino di utenti, non ha avuto accesso agli screening, molti interventi sono stati procrastinati, si sono avuti ritardi nelle diagnosi che hanno generato anche recrudescenze della malattia e, in molti casi, i pazienti si sono sentiti abbandonati. Le chiusure dei reparti e lo stop alle visite ambulatoriali hanno comportato una diminuzione delle diagnosi, non permettendo ai medici di intervenire in maniera tempestiva e diagnosi precoci con un consequenziale aumento dei casi di cancro.

Nel corso del World Cancer Day, si è discusso di questo stallo non solo per fare il punto della situazione, ma anche per istituire un “Piano di Recupero” dell’oncologia anche al fine di colmare i ritardi nell’assistenza e cancellare le disparità e le diseguaglianze nelle cure attraverso la sensibilizzazione di governi, istituzioni, associazioni, cittadini comuni. Inoltre, è stata registrata l’apprensione degli oncologi rispetto ad un’ondata di casi di tumori in fase avanzata difficili da curare. Per uscire da questa situazione, come ha sottolineato l’Aiom, occorre una programmazione a medio e lungo termine che implementi l’attività oncologica ospedaliera. Al di fuori dei confini nazionali italiani o europei il tema delle disuguaglianze assume un significato più ampio che viene determinato dalle varie aree geografiche. Si è capito infatti, che “chi siamo e dove viviamo può fare la differenza tra vivere o morire”. Una tragica sintesi di questa giornata ricca di spunti e riflessioni e piani di intervento: nel mondo ogni anno muoiono 10 milioni di persone a causa delle malattie oncologiche perché la maggior parte della popolazione non ha accesso a cure adeguate e screening preventivi.
Tema della giornata di lavori è stato il “close the care gap”, chiudere il divario di assistenza tra Paesi ricchi e Paesi poveri. Tra webinar e incontri virtuali si è giunti alla conclusione che la mancanza di un Piano di Recupero determinerà “una ondata di casi oncologici gravi”. Mai come in questo momento si palesa la necessità di ricercatori ispirati, di medici che prediligano il ragionamento clinico basato sulla formazione scientifica, che chiudano per sempre la parentesi della medicina scollata e lontana dalla realtà dei pazienti e, soprattutto, che si individuino Manager sanitari capaci, che facilitino le cure oncologiche e i percorsi terapeutici.

La collaborazione funzionale, presente tra gli obiettivi del World Cancer Day, tra oncologi, patologi e biologi molecolari si profila essenziale per trovare soluzioni ed intervenire a 360 gradi, aggredendo il nemico-cancro e, soprattutto, per incentivare progetti di prevenzione per tutti, ad accesso libero. “Equity in access to cancer care”, è il monito lanciato dagli esperti cui mi associo unitamente ad un appello alla volontà di risolvere il divario di accesso alle cure di tutte le patologie in tempi brevi.