Nel 2019, prima dell’arrivo del Covid-19, la depressione e l’ansia erano i disturbi dell’umore più diffusi tra la popolazione mondiale. In base ai dati censiti dall’OsMed (Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali), almeno il 12,5% della popolazione italiana, e parliamo di oltre 7 milioni di persone, aveva avuto un qualche problema legato a disturbi psichici, ben gestiti dalle terapie psicologiche e farmacologiche a disposizione prima dell’emergenza sanitaria e comunque supportate da relazioni umane concrete e non ridotte all’osso come avviene oggi.
Il panico e l’incertezza generati dalla pandemia, ormai triste protagonista della nostra quotidianità da ben due anni, e dalle modalità con cui governi e media hanno gestito globalmente la situazione hanno fatto sì che i numeri di tali disturbi siano lievitati in modo esponenziale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, la depressione è diventata la seconda causa di inabilità e malattia dopo le patologie cardiovascolari.
Per effetto dell’isolamento sociale forzato e della perdita di contatti umani, delle restrizioni della libertà personale, dell’impossibilità di uscire di casa, ma anche per il venir meno di fattori determinanti per una buona qualità della vita, quali la mancanza di lavoro e di conseguenza il crollo di certezze vitali alla sopravvivenza di ciascuno, nonché l’assenza di progettualità che motiva l’individuo, molte delle problematiche comuni si sono ampiamente intensificate ed esacerbate. Ciò che però ha maggiormente contribuito a compromettere la salute mentale di una significativa parte della popolazione è stato senz’altro il terrore da malattia diffusa e, soprattutto, la perdita di vite umane, spesso vissuta direttamente nel contesto familiare e nella propria rete sociale.

Dulcis in fundo, l’informazione fibrillante e “antiscientifica” cui è stata sottoposta la popolazione in questi mesi difficili non ha di certo migliorato le condizioni cliniche, al contrario, ha peggiorato quelle patologiche che colpiscono la sfera comportamentale.
Un terreno decisamente fertile per l’evolversi di problemi mentali di rilevante entità, soprattutto negli adolescenti costretti al distanziamento sociale e alla didattica virtuale. Secondo il New York Times, durante la pandemia sono aumentati del 51% i tentativi di suicidio tra le ragazze e del 4% tra i ragazzi, e moltiplicate le prescrizioni mediche di medicinali antidepressivi. I dati in possesso della Fondazione BRF, l’Istituto per la Ricerca in Psichiatria e Neuroscienze, che ha monitorato gli atti suicidari nella prima ondata della pandemia in Italia, evidenziano 62 i suicidi in tre mesi correlati al coronavirus.
La stessa infezione da Covid-19 ha comportato l’insorgenza di problemi di natura psichica nei pazienti guariti, soprattutto tra gli anziani costretti a vivere la malattia in totale solitudine. Lo conferma uno studio dell’IRCCS dell’Ospedale San Raffaele, pubblicato sulla rivista scientifica Brain, Behavior and Immunity, secondo il quale 1 paziente su 3 soffre di un disturbo psicopatologico.
Sono stati registrati, inoltre, centinaia e centinaia di casi di alterazione dell’umore come ansia, insonnia, depressione, sindrome da stress post-traumatico – un grave disagio che si manifesta dopo eventi scioccanti che interrompono il corso naturale della vita di un individuo, come può essere la guerra e, in questo caso, una pandemia a livello mondiale.

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica inglese The Lancets (Bidirectional associations between COVID-19 and psychiatric disorder: retrospective cohort studies of 62 354 COVID-19 cases in the USA – The Lancet Psychiatry), effettuato su 69 milioni di cartelle cliniche elettroniche, dimostra come il Covid-19 abbia aumentato il rischio di sviluppare un disturbo psichiatrico, demenza, insonnia, e perfino problemi di schizofrenia (Contracting Schizophrenia) nei bambini nati da madri che hanno contratto il virus in gravidanza.
Rispetto al 2020, i pazienti con disturbi mentali negli Stati Uniti sono passati dal 27,8% al 32,8%, mentre in Italia i numeri sono addirittura maggiorati del 25%, inaspriti da un clima di paura e incertezza, bombardamenti quotidiani di notizie negative e disarmanti, senso di perdita di comunità e di legami familiari. Nel contempo, è stato registrato un sensibile aumento della violenza domestica, dovuto soprattutto alla convivenza forzata durante la quarantena nonché l’impossibilità di interagire socialmente al di fuori del ridotto nucleo familiare.
Una ricerca dell’Università di Verona “The Sustained Psychological Impact of the Covid-19 Pandemic on Health Care Workers One Year after the Outbreak—A Repeated Cross-Sectional Survey in a Tertiary Hospital of North-East Italy”, pubblicata sulla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health, ha evidenziato come gli operatori sanitari siano maggiormente esposti al rischio di complicanze dal punto di vista psichico.

Attualmente, “solo una persona su quattro riceve terapie tempestive e appropriate e una su tre non risponde ai trattamenti” si legge su alcuni tabloid italiani.
È chiaro che vi sia la necessità impellente di potenziare i sistemi di salute mentale, in Italia come all’estero. Nel nostro Paese il CNOP (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi) ha sottolineato la mancanza di personale e i Centri di Salute Mentale intasati.
Nella Legge di Bilancio 2022 campeggiava la proposta bipartisan, appoggiata da tutti i gruppi parlamentari, di un Bonus Salute Mentale da 50 milioni di euro per sostenere finanziariamente i cittadini bisognosi di terapie psicologiche e psichiatriche che non possono usufruirne per ragioni economiche.
Nonostante premesse e promesse, il governo non ha ritenuto utile inserirlo nella manovra finanziaria. Evidentemente sono più importanti i bonus doccia e rubinetti e quant’altro, o più semplicemente abbiamo bisogno di gente malata per far funzionare l’intero sistema!
La Regione Lazio, nel frattempo, ha attivato il numero verde regionale 800.118.800 per il sostegno psicologico legato all’emergenza sanitaria, e sono molte le regioni italiane che si stanno adoperando per mettere in funzione centri d’ascolto che possano supportare le persone bisognose di aiuto.
La proposta, intanto, è stata rilanciata su una petizione su Change.org dal giornalista Francesco Maesano. In poche ore sono state raccolte oltre 240.000 firme.
Con la speranza che la classe politica, in questi ultimi mesi tanto interessata alla nostra salute fisica, possa compiere un gesto di civiltà nei confronti di chi soffre davvero.
Fonti:
Surgeon General Warns of Youth Mental Health Crisis – The New York Times (nytimes.com)
Contracting Schizophrenia | Geriatrics | JAMA | JAMA Network
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0889159121000866
Osservatorio suicidi e tentati suicidi Covid-19 – Fondazione BRF