Come osservato nelle ultime settimane, la variante Omicron ha sparigliato ogni aspettativa, crescendo vertiginosamente e soppiantando la variante Delta. Scoprire che Omicron non induce malattia grave nella stragrande maggioranza dei casi, ha lasciato spazio all’intuizione che possa realmente porre la parola fine alla Pandemia come fenomeno sociale, con relative restrizioni e collasso economico di molti settori, aprendo la strada ad una convivenza col virus, che depotenziandosi, pur di sopravvivere ed adattandosi all’uomo, non uccide, ma diventa endemico, e quindi meno pericoloso.
L’esposizione ad Omicron, così massiccia, porterà nelle prossime settimane a numeri di contagi elevatissimi, e pur consapevoli che solo adottando le vecchie regole sulle quarantene abbiamo evitato il blocco totale di servizi essenziali, siamo certi che ciò rappresenti la “vera buona notizia” da inizio pandemia: la variante Omicron potrebbe creare immunità naturale che, associata all’avanzare della campagna vaccinale, ci traghetterà verso una “nuova normalità”, più consapevole, in cui potremmo riprenderci gli spazi e il quotidiano che ci sono stati negati in questi ultimi due anni. Una immunità così ampia potrebbe consentirci anche, con buona probabilità, una potente protezione contro i “ceppi futuri”, poiché l’evoluzione del virus lo ha declassato ad una” forma influenzale che non colpisce i polmoni”, come nelle precedenti varianti alfa, inglese e delta, che ha tempi di incubazione e di guarigione relativamente brevi e con minor carico delle strutture sanitarie e delle terapie intensive.

Ciò non vuol significare “un liberi tutti”, perchè quello che abbiamo vissuto personalmente o in famiglia o che abbiamo anche solo visto in televisione o intorno a noi in questo difficile periodo, lo dobbiamo custodire profondamente e da esso imparare a ricominciare e a porre le basi per una convivenza civile migliore, sentirla come una dolorosa pagina, ma come una grande opportunità. Continueremo infatti, ad utilizzare dispositivi di sicurezze e cautela, per un dato tempo, e tutti comunque porteremo il segno della libertà negata, degli abbracci mancati, degli addii solitari fuori dagli ospedali, dei funerali in forma ridotta, delle feste a cui non abbiamo potuto partecipare, dei giorni di scuola e dei giochi che i nostri figli hanno perso.
Questa pandemia ci ha profondamente cambiati, ci ha insegnato la precarietà, la restrizione, ci ha lasciati in preda alla paura, ma ci ha dato un coraggio che non sapevamo di avere e un maggiore attaccamento alla vita e in alcuni casi, ci ha aiutati a stabilire e rinnovare le nostre personali priorità. Siamo diventati una comunità, ci siamo sentiti una Nazione, abbiamo sperimentato la solidarietà e questi sono semi che dobbiamo aiutare a crescere e a fiorire, in questo che sarà una “nuova era di convivenza” con virus sempre nuovi che arriveranno, a cui però saremo pronti, poiché in questi anni abbiamo imparato a gestire l’Emergenza. La creazione di farmaci antivirali mirati ed efficaci in arrivo, infine, ci lascia ben sperare che la scienza e l’esperienza acquisita ci proteggeranno per un più sereno futuro prossimo.