Facciamo un salto indietro agli ultimi mesi del 2020, quando la stampa scriveva: “Pfizer/Biotench e Moderna hanno ultimato, con dati promettenti, tutte le fasi sperimentali ed hanno inviato le relative documentazioni per ottenere eventuali autorizzazioni di emergenza. E’ importante sottolineare, che nonostante la celerità della sperimentazione, entrambe le case farmaceutiche garantiscono e forniscono dati sicuri”. E cosi è stato.
Nell’elogiare ancora una volta le caratteristiche di questi antidoti contro il nuovo coronavirus ricorderei innanzitutto che la produzione di un vaccino richiede la capacità di fabbricare almeno un pezzettino del virus in modo da indurre la risposta immune nei vaccinati, processo ancora più complicato quando si ha a che fare, come in questo caso, con l’RNA dal momento che i vaccini efficaci contro i virus a RNA sono notoriamente difficili da ottenere (ne rappresentano un esempio, l’HIV e l’HCV). Pfizer e Moderna, invece, in tempi record, hanno prodotto vaccini ad RNA efficaci.
Sempre nel 2020, non potevamo sapere la durata anticorpale prodotta dai due vaccini né la vera capacità di non infettarsi. Oggi, invece, abbiamo qualche dato in più. Finora negli Stati Uniti sono state erogate circa 221 milioni di dosi del vaccino Pfizer-BioNTech e 150 milioni di dosi del vaccino di Moderna e qualche piccola osservazione sui due prodotti è emersa. Ma attenzione, i vaccini non sono mai stati confrontati in uno studio attentamente progettato, quindi i dati relativi ad eventuali variazioni dei loro effetti, si basano principalmente su osservazioni.
I vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna si basano sulla stessa metodologia ad mRNA e negli studi clinici iniziali hanno avuto un’efficacia notevolmente simile contro l’infezione sintomatica: 95% per Pfizer-BioNTech e 94% per Moderna. Questo era in parte il motivo per cui venivano descritti come più o meno equivalenti. Le sottigliezze sono emerse nel tempo.
Ad oggi, sembrerebbe che la terza dose di entrambi risulti molto utile per i soggetti immunodepressi, mentre per quanto riguarda i bambini (5-12 anni) l’EMA scioglierà la riserva ad ottobre per Pfizer e a novembre per Moderna.
Tornando all’efficacia, i Centers for disease control (CDC) and prevention statunitensi, sempre sostenendo che tutti i vaccini anti-Covid siano ampiamente protettivi contro la severità della malattia e le ospedalizzazioni, assegnerebbero il momentaneo primo posto all’azienda Moderna.
Moderna sembrerebbe il vaccino più efficace contro i ricoveri dopo quattro mesi dalla seconda dose. Probabilmente, a fare la differenza potrebbe essere la maggiore quantità di mRNA contenuta in questo vaccino. I CDC affermano che “l’efficacia del vaccino nel caso del siero Pfizer era del 91% a 14-120 giorni dal richiamo, ma è diminuita significativamente al 77% oltre i 120 giorni”. Il vaccino Moderna non ha mostrato alcun calo nello stesso periodo.
Ancora, forse la tecnologia utilizzata da Moderna potrebbe essere leggermente superiore (pur necessitando di più eccipienti per garantire stabilità a temperature superiori ai -80°) non necessita della catena del freddo ed è stato stimata una inattivazione di circa il 40% di alcune fiale Pfizer durante procedure errate di discongelamento e conservazione. L’mRNA è estremamente delicato; nei trial clinici i due composti sono risultati assolutamente comparabili, nella pratica clinica potrebbe esserci qualche divergenza.
Se il divario di efficacia dovesse ampliarsi, probabilmente cambierebbe qualcosa durante la fase del terzo richiamo, ma ricordiamo che ancora oggi le differenza riportate tra i vaccini Moderna e Pfizer-BioNTech sono ritenute dagli scienziati così minima che la loro discrepanza non inficia l’efficacia dei due composti nel prevenire malattie gravi.