L’emergere della variante Delta, ora predominante, ha portato ad una rapida diffusione del virus nel Mondo. Per il forte vantaggio evolutivo rispetto ai ceppi precedenti, il suo tasso di crescita è diverso da qualsiasi altro nella storia di questa pandemia da Covid-19 a causa dell’alta carica virale. Il vantaggio della variante sembra derivare da una combinazione di mutazioni della proteina Spike, la parte del nuovo coronavirus che si lega ai ricettori ACE2 sulla superficie delle cellule e permette al virus di infettarle. Gli scienziati si sono chiesti, in virtù della sua maggiore trasmissibilità, se questa variante sia in grado di eludere il sistema immunitario umano e se, i vaccini esistenti, possano essere efficaci, offrendo una adeguata protezione in termini di minore impatto della malattia.
Gli addetti ai lavori si sono interrogati anche sugli eventuali sviluppi gravi per cercare di ridurre al minimo i decessi. A fronte di una risposta positiva circa l’efficacia dei vaccini, si è rilevato che essi sono in grado di proteggere dal decorso grave e dal decesso in una percentuale superiore al 90%, secondo uno studio del New England Journal of Medicine.

Questo studio evidenzia, altresì, come in ogni variante, la capacità degli anticorpi indotti dal vaccino di neutralizzare questa specifica forma virale cala, anche se questa riduzione non significa assenza di protezione dalla malattia. Il gigante Pfizer sta continuando le ricerche per stare al passo con il virus e le mutazioni circolanti, e l’azienda sta fornendo in queste ore aggiornamenti sulla strategia di potenziamento del vaccino, con sperimentazioni che avranno luogo prima della fine di agosto.
Pfizer e BioNtech credono inoltre, che una terza dose, somministrata 6 mesi dopo la seconda manifesti un profilo di tollerabilità coerente e che aumenti il livello di anticorpi da 5 a 10 volte per il ceppo originario e l’efficacia protettiva contro tutte le varianti, compresa la Delta. Ciò assesterebbe un colpo duro alla diffusione e pericolosità del virus e ne ridurrebbe la circolazione in maniera significativa.

La combinazione di alta trasmissibilità e capacità di eludere la risposta anticorpale nelle persone non vaccinate, secondo questi studi, aumenterebbe la possibilità che emerga qualcosa di più pericoloso rispetto alle varianti in circolazione. I vaccini attuali e il potenziamento in atto ad opera di Pfizer, rimarrebbe il modo migliore per prevenire l’emergere di nuove varianti più aggressive, ed eviterebbe una diffusione fuori controllo del virus e il ripristino delle restrizioni in molti Paesi.

Il vaccino costituisce uno scudo contro l’avanzata della variante Delta e lo studio di potenziamento prodotto da Pfizer promette di fornire strumenti efficaci per combatterla, qualora la sperimentazione desse esiti confortanti come l’azienda asserisce, potremmo contare su un’ulteriore arma per vincere la battaglia contro il Covid-19.
Interessante la ricerca di una strada alternativa e poco battuta, quella dei ricercatori dell’università Cattolica di Roma, sull’utilizzo di vaccini che si somministrino come spray nasale, particolarmente adatti a bloccare il virus nelle mucose. Questo studio sfrutta le conoscenze acquisite in passato contro il virus H1N1, responsabile della pandemia 2009. Un vaccino più performante avrebbe il grande vantaggio di ridurre i richiami vaccinali oltre che la trasmissione. Considerando che la variante Delta presenterebbe una sintomatologia simile nella fase iniziale ad una comune allergia e ad una congestione, sarebbe interessante capire come vincere sull’ingresso del virus giocando la partita agendo sulle mucose. Binari paralleli e approcci diversi volti ad un’unica globale battaglia : vivere e riguadagnare la quotidianità.