Gli azionisti di Amazon probabilmente sono preoccupati in questi giorni. Perché il prossimo 5 luglio il fondatore dell’azienda si dimetterà dal suo ruolo di amministratore delegato. La lascia dopo 27 anni. L’aveva fondata il 5 luglio 1994 a Washington. Lascia l’azienda per lanciarsi nello spazio.
Amazon è una delle aziende pubbliche con il più alto valore di mercato al mondo. Secondo “Forbes Global 2000” – la classifica annuale delle 2.000 migliori aziende pubbliche del mondo stilata dalla rivista Forbes – Amazon si colloca in decima posizione con 386 miliardi di dollari di fatturato e 21 miliardi di profitto.
Nata come libreria online, nel corso di un quarto di secolo Amazon è diventata il magazzino del mondo, dalla A alla Z. Spedisce circa 1,6 milioni di pacchi al giorno. Significa più di 66 mila ordini all’ora e 18,5 ordini al secondo. E durante la pandemia la necessità (e comodità) di avere la spesa a casa ha fatto lievitare il fatturato dell’azienda.
Ma il successo di Amazon è accompagnato da numerose distorsioni del mercato. Nel 2020 Bezos è stato interrogato dalla “Commissione per il diritto dell’antitrust, commerciale e amministrativo” con l’accusa di aver messo in atto pratiche anti competitive. Insieme agli amministratori delegati delle altre Big Tech (Google, Apple e Facebook), Bezos ha dovute rispondere alle accuse di monopolio e posizione dominante sul mercato dell’e-commerce. Secondo la commissione – che ha raccolto numerose testimonianze da parte delle aziende terze che vendono sulla piattaforma online – Amazon ha usato la sua posizione per imporre contratti a svantaggio delle aziende. Per non parlare poi della questione fiscale (l’azienda, nonostante il fatturato enorme, è risultata debitrice nei confronti del fisco americano soltanto a partire dal 2019) e della protezione dei consumatori (Amazon non è legalmente responsabile dei prodotti veduti sulla sua piattaforma da aziende terze).
Ma Bezos non si è limitato alla rivendita di prodotti online. Dal 2002, Amazon Web Services ha cominciato a fornire servizi web e cloud computing. Nel 2019, la società ha anche presentato un’offerta nella gara d’appalto del Pentagono. Il programma oggetto di appalto, denominato JEDI, aveva lo scopo di immagazzinare ed elaborare i big data del dipartimento della difesa, permettendo all’esercito degli Stati Uniti di migliorare le comunicazioni con i soldati sul campo di battaglia e utilizzare l’intelligenza artificiale per accelerare la pianificazione della guerra e le capacità di combattimento. Il Dipartimento della difesa ha preferito l’offerta di Microsoft, e la gara è tuttora oggetto di contenzioso, tanto che il Pentagono sta valutando di abbandonare il progetto JEDI.
Nel 2010 Amazon ha debuttato nell’industria dell’intrattenimento, diventando un temibile competitor per altre piattaforme come Netflix e Hulu. Anche il settore della grande distribuzione è finito sotto l’interesse della big corporation. Nel 2017 Amazon ha acquisito la catena di alimentari Whole Foods per 13,4 miliardi di dollari, incominciando un processo di trasformazione da azienda online a catena di distribuzione di alimentari di lusso con centinaia di negozi in tutti gli Stati Uniti.
Parallelamente alla crescita dell’azienda, è cresciuta anche la ricchezza del suo fondatore. Jeff Bezos è oggi l’uomo in assoluto più ricco del mondo. Sui social media e su internet in diversi si sono ingegnati a trovare il metodo più chiaro e divertente per descrivere l’ampiezza della sua ricchezza. C’è chi lo fa usando chicchi di riso su Tik Tok. C’è chi lo fa usando i pixel di un lunghissimo istogramma su internet.
Nel 2013 Bezos ha anche comprato il Washington Post per 250 milioni di dollari, ritagliandosi uno spazio nel mondo dell’informazione. Il 2 ottobre 2018, uno dei giornalisti della testata, Jamal Khashoggi, sparisce dopo essere entrato nel consolato saudita di Istanbul in Turchia. La notizia del misterioso omicidio ha dato inizio ad un balletto di accuse tra governo turco, regno saudita e Nazioni Unite che non ha ancora trovato fine.
Ma la vera passione di Jeff Bezos è lo spazio. Quando aveva 18 anni sembra abbia detto di voler “costruire hotel spaziali, parchi di divertimento e colonie per 2 milioni o 3 milioni di persone in orbita”. “Penso che sia importante per questo pianeta”, ha dichiarato Bezos in un’intervista alla CBS nel luglio 2019. “Penso che sia importante per il dinamismo delle generazioni future. È qualcosa che mi sta molto a cuore. Ed è qualcosa a cui ho pensato per tutta la vita”.
Ma, a differenza dei bambini che sognano di fare gli astronauti per poi abbandonare l’idea una volta cresciuti, Jeff Bezos ha messo in atto un piano ben preciso per realizzare il proprio sogno.
Nell’anno 2000 ha fondato Blue Origin Federation, LLC, un’azienda privata che progetta e offre servizi di volo spaziale sub-orbitale.
“Per preservare la Terra, Blue Origin crede che l’umanità avrà bisogno di espandersi, esplorare, trovare nuove risorse energetiche e materiali, e spostare le industrie che stressano la Terra nello spazio”, così si presenta l’azienda nel proprio sito.
Blue Origin produce motori a razzo liquidi e veicoli di lancio orbitale altamente riutilizzabili, perché “la riutilizzabilità è l’unico modo per abbassare il costo per viaggiare nello spazio”. L’azienda si pone l’obiettivo di “riportare gli americani sulla superficie della Luna – questa volta per rimanerci”. “Tutto ciò che facciamo segue il nostro motto ‘Gradatim Ferociter’ o ‘Passo dopo passo, ferocemente’ “.
Dal 2005, Blue Origin ha effettuato 22 voli. E il pezzo forte dell’azienda è New Shepard (dal nome del primo astronauta americano Alan Shepard), un veicolo progettato per il turismo spaziale. Il veicolo è composto da due parti principali: una capsula pressurizzata per l’equipaggio (che può contenere fino a tre persone) e un razzo booster che funge da modulo di propulsione.
È su New Shepard che, il prossimo 20 luglio, Jeff Bezos effettuerà il suo primo volo nello spazio. E non sarà da solo. Perché porterà nella navicella spaziale anche suo fratello Mark. Nonché il vincitore di un’asta online.
Ad oggi (martedì 8 giugno 2021), l’asta ha raggiunto 3,5 milioni di dollari. Ma non è stata ancora aggiudicata, e il prezzo è destinato ad aumentare. È questo il modo che Bezos ha trovato per determinare il prezzo di un servizio che, fino al 20 luglio, non esisteva: il tour nello spazio.
È chiaro che il turismo spaziale è – almeno per il momento – cosa per ricchi. In fondo c’era da aspettarselo. La Walt Disney aveva già previsto cosa sarebbe successo raccontando la storia del capitalista immaginario Paperon de’ Paperoni, lo zio più ricco d’America. Nel 1975 uno dei primi numeri del fumetto “Uncle Scrooge” presentava un episodio dal titolo “Zio Paperone. La folle corsa all’oro lunare”. Nel racconto, a seguito della notizia della scoperta dell’oro sulla Luna, Paperone si precipita a volare verso il satellite. Ma anziché scavare per cercare l’oro, apre un negozio di provviste per i cercatori. Una sorta di Amazon ante litteram.
Jeff Bezos ricorda molto Cristoforo Colombo. Come il navigatore genovese, che era salpato per il nuovo mondo con il fratello Bartolomeo, anche Bezos partirà con il fratello Mark. Ma, diversamente dall’esploratore italiano – e nel più classico spirito americano del self-made man – Bezos i soldi se li è trovati da solo. O quasi. A partire dal 2017, Bezos ha venduto ogni anno un milione di dollari delle sue azioni in Amazon per dirottarle in Blue Origin. Ma parte dei finanziamenti di Blue Origin sono anche pubblici. Infatti, l’azienda spaziale potrebbe ricevere fino a 500 milioni di dollari dalla United States Air Force nel periodo 2019 – 2024 e ha già diversi contratti con la NASA.
Sabato 12 giugno, alle ore 12:45PM (ET) Blue Origin trasmetterà in diretta l’asta per il primissimo posto su New Shepard. Nel corso dell’ultimo mese sono arrivate più di 6.000 richieste da 143 paesi. Chiunque sia interessato a fare un’offerta può registrarsi entro il 10 giugno sul sito ufficiale BlueOrigin.com.
Non ci resta che sperare che la missione di Bezos vada meglio di quella di Colombo.