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May 21, 2021
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Verso la Dichiarazione di Roma: un accordo internazionale per le future crisi sanitarie

Al Global Health Summit, co-organizzato dall’Italia, i leader discutono gli insegnamenti del Covid, Draghi: "ha mostrato l’importanza della cooperazione"

Sonia TurrinibySonia Turrini
Time: 6 mins read

Si tiene oggi il vertice mondiale sulla Salute, il Global Health Summit, co-organizzato dall’Italia, presidente per questo 2021 del G20, e dalla Commissione Europea.

Il presidente Draghi e la presidentessa Ursula Von der Leyen hanno dato il benvenuto a leader mondiali ed esperti. “La pandemia ha mostrato l’importanza della cooperazione internazionale per gestire la attuale e ogni futura crisi sanitaria”, ha detto Draghi. L’obiettivo del summit è quello di condividere le esperienze raccolte durante la pandemia, redigere ed approvare una Dichiarazione di Roma, che funga da punto di riferimento per tutte le future crisi sanitarie, come fondamento su cui costruire una cooperazione internazionale rapida ed efficace. Ha affermato Draghi: “Mentre ci prepariamo per la prossima pandemia, la nostra priorità deve essere garantire che tutti noi superiamo quella attuale insieme. Dobbiamo vaccinare il mondo e farlo velocemente”.

Ursula Von Der Leyen ha colto l’occasione del suo discorso di benvenuto per ringraziare i medici europei. “Nella Dichiarazione di Roma ci impegneremo tutti ad investire nella nostra più importate infrastruttura sanitaria, che diete voi, professionisti della salute”.

Il 21 maggio si tiene il vertice mondiale sulla Salute, a Roma.

La presidentessa ha poi esposto i tre principali obiettivi del summit: in primo luogo come ottenere definitivamente il controllo di questa pandemia, in tutto il mondo e non solo nei paesi sviluppati; secondariamente come garantire che la vaccinazione raggiunga tutta la popolazione in tutto il pianeta, ed infine come espandere la capacità produttiva di vaccini in tutte le regioni del mondo. Sullo sforzo vaccinale, ha assicurato la Von der Leyen, l’UE non si tira indietro: “la squadra europea (team Europe, nel discorso originale) punta a donare almeno 100 milioni di dosi di vaccini a paesi in via di sviluppo prima della fine del 2021”.

Il tema della disuguaglianza nella distribuzione globale dei vaccini, e della creazione per mano dei paesi dello stesso G20 che ha organizzato il summit di oggi di quello che è stato definito “apartheid vaccinale”, è stato il fulcro della discussione.

Sul punto è intervenuto Bill Gates, che con la sua fondazione Bill and Melinda Gates contribuisce in modo importantissimo alla vaccinazione dei paesi meno abbienti del pianeta da decenni. Il supporto dei paesi del G20, nelle parole di Gates, è stato “considerevole, ma non ancora sufficiente. Mentre i nostri paesi sembrano star voltando pagina, altri paesi sono all’apice della crisi”. Gates ha citato cifre poco lusinghiere per i suoi ascoltatori: 80% del primo miliardo di dosi prodotte è andato ai paesi ricchi, solo il 0.2% a paesi in via di sviluppo. “Dovremmo vergognarci”, ha detto il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa. L’obiettivo proposto da Gates ai leader è quello di raccogliere un miliardo di dosi entro la fine del 2021 per il Gavi.

Roma, 21/05/2021 – Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, accoglie a Villa Pamphilj la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen in occasione del Global Health Summit. 21 May 2021, Rome – Prime Minister Mario Draghi welcomes President of the European Commission Ursula von der Leyen at Villa Pamphilj on the occasion of the Global Health Summit (Palazzo Chigi)

Ha concordato Mario Draghi, che ha confermato il supporto dell’Italia alla sospensione dei brevetti sui vaccini, specificando che si tratterebbe di una misura circoscritta nel tempo: “Una proposta e’ quella di introdurre una sospensione dei brevetti sui vaccini Covid-19. L’Italia è aperta a questa idea, in modo mirato, limitato nel tempo e che non metta a repentaglio l’incentivo ad innovare per le aziende farmaceutiche. Ma questa proposta non garantisce che i paesi a basso reddito siano effettivamente in grado di produrre i propri vaccini. Dobbiamo sostenerli finanziariamente e con competenze specializzate”.

Lo stesso ha detto anche Xi Jinping: “Un anno fa proposi che i vaccini dovessero diventare un bene pubblico globale. Oggi, il problema delle vaccinazioni disomogenee è più acuto che mai. E’ essenziale che rifiutiamo il nazionalismo vaccinale”, ha detto. Ha poi annunciato che la Cina donerà 3 miliardi di dollari nel corso dei prossimi tre anni per rispondere all’emergenza, e aggiungerà ai 300 milioni di dosi di vaccini già donati “ancor più dosi, al massimo delle sue capacità”. Si è anche detto favorevole alla sospensione dei brevetti delle vaccinazioni, e al trasferimento di tutte le tecnologie necessarie alla produzione.

In vece del presidente Biden è intervenuta Kamala Harris, che ha garantito che gli USA continueranno a donare le loro dosi in eccesso, e che hanno già contribuito con 60 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca. “Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per prepararci alla prossima pandemia”, ha affermato Harris, parlando della necessità di istituire un “nuovo meccanismo sostenibile di preparazione globale alle pandemie”, una sorta di “consiglio contro le minacce globali” poichè, ha argomentato, “il mondo ha bisogno di un gruppo di leader che sia pronto ad agire senza esitazione al primo avvertimento”.

Una proposta simile è arrivata anche da Mario Monti, intervenuto in qualità di presidente della commissione pan-europea sulla salute e lo sviluppo sostenibile, il cui scopo è studiare come integrare politiche economiche, finanziarie e sanitarie a livello nazionale e globale, “per evitare che una insufficiente attenzione alle politiche sanitarie possa ritorcercisi contro, e tenere le politiche economiche e finanziarie ostaggio di una crisi sanitaria”. Tra i suggerimenti forniti dall’organo presieduto dal senatore Monti di misure da adottare per rafforzare la stabilità sanitaria globale vi è proprio la creazione di un Global Health Board da parte del G20, una sorta pannello di controllo mondiale che monitori e provveda alla salute della popolazione di tutto il pianeta.

Accanto ai leader politici, anche il settore privato si è fatto sentire oggi: Il CEO di Pfizer e BionTech ha promesso 1 miliardo di dosi donate no profit entro il 2021, ma anche Johnson&Johnson, che ha promesso 200 milioni di dosi, e Moderna, con 100 milioni.

Il Summit non è stato esentato dalla sua dose di critiche e proteste. Davanti alla sede nazionale dell’Associazione italiana dell’ospedalità privata (Aiop) è stata organizzata una manifestazione per richiedere una  “sanità territoriale pubblica, gratuita, universale”, “Slegare la sanità dal profitto” e denunciare  come “il sistema delle multinazionali del farmaco continua a lucrare sui brevetti vaccinali”. La scelta del luogo non è casuale, e nel comunicato stampa degli organizzatori della manifestazione si legge: “Chiederemo una radicale trasformazione della politica sanitaria, che sottragga la cura e il paziente dal processo di mercificazione della salute”.

Il documento finale adottato dai partecipanti al vertice, la Dichiarazione di Roma è considerato una “tangibile guida per i leader del mondo su come evitare che la comparsa di virus si trasformi in una pandemia” ed è un manifesto del “multilateralismo sanitario”, in netta opposizione al nazionalismo sanitario e vaccinale. Uno degli elementi principali della Dichiarazione è “l’accelerazione della fine della pandemia in corso, anche attraverso l’equa fornitura dei vaccini a livello globale”, mentre rispetto agli obiettivi futuri vengono individuati cinque domini in cui intervenire per aumentare la resilienza globale davanti a crisi future: solidarietà, equità, cooperazione multilaterale, buona governance e predisporre risposte alla pandemia centrate sulla popolazione, basate su scienza, dialogo e risposte economiche sostenibili.

“Vi ricordo che questo è solo un inizio”, ha detto la presidentessa in conclusione del vertice, “e le buone intenzioni non bastano”. Tra pochi giorni si terrà l’Assemblea mondiale della sanità, organizzata dall’OMS per discutere ancora una volta della situazione pandemica e di come porvi fine definitivamente. La Von der Leyen ha raccomandato ai leader presenti di farsi portavoce “dei nostri principii, condividiamoli con tutto il mondo”, ed ha invitato il governo del Regno Unito, che presiede il G7, a includere il tema della sanità mondiale al prossimo summit.

Nel corso della conferenza stampa conclusiva Mario Draghi ha rimarcato il punto: “è facile prendere questi impegni ora e sono abbastanza sicuro che gli USA solleveranno blocco delle esportazioni, perchè ci sono molti vaccini ora, la maggior parte della popolazione è stata vaccinata, sia in America che in Europa che nel Regno Unito, quindi ora che c’è disponibilità per il resto del mondo. E rimarrà così… Fino alla prossima pandemia, fino alla prossima sorpresa. Quindi”, ha spiegato, “dobbiamo usare questo tempo per garantire che in qualche modo i Paesi si impegnino non solo in questa occasione, ma anche per il futuro”.

“La forza della Dichiarazione di oggi viene dalla sincerità degli impegni presi. Era forse il desiderio di rimediare a delle ingiustizie, a delle iniquità che sono avvenute nel periodo più difficile”, ha ammesso Draghi, “ed il ragionamento è stato chiudersi su sé stessi ed ignorare il resto del mondo”. Il presidente del Consiglio si è detto sicuro che gli impegni presi oggi nei confronti dei paesi poveri saranno mantenuti “ma è molto importante attrezzarsi per la prossima volta, in modo da evitare lo stesso egoismo che ha caratterizzato le nostre decisioni”. Si è affrettato a specificare che l’Europa, nel mucchio, si è distinta in positivo, continuando ad esportare metà delle dosi prodotte sul suolo dell’Unione anche quando a sua volta non aveva disponibilità, persino a Paesi che a loro volta non esportavano nulla, come USA e UK.

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Sonia Turrini

Sonia Turrini

Sono laureata in psicologia, attualmente impegnata in un PhD in Neuroscienze a Bologna. Sono cresciuta con la cultura americana nell’aria, l’Herald Tribune in salotto, i libri dei grandi presidenti sulle mensole di casa, e Bruce Springsteen nelle orecchie. Non ho memoria di quando ancora non conoscevo Streets of Philadelphia, perché ero troppo piccola per ricordare. E pensavo parlasse di formaggio. Ho visitato gli Stati Uniti la prima volta, ancora ragazzina, nell’estate 2008, e ho passeggiato con la mia spilletta Yes We Can appuntata sullo zaino. Seguo con passione la politica americana da anni, e oggi ne scrivo sperando di portarci il valore aggiunto della mia formazione scientifica: le opinioni sono sempre ben accette, ma solo sulla base di fatti oggettivi, dimostrati e condivisi.

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