Questa è l’Italia, che significa: questi sono gli italiani. Più sono disorganizzati e impreparati, più sono pronti ad esercitare il proprio piccolo potere. Sono molto amareggiata di essere italiana e di abitare in Italia. Perché quanto mi è successo venerdì è solo l’ultima delle ingiustizie che ho subito vivendo in una piccola cittadina ai confini dell’impero. Dove si applicano con il chiodo in testa le leggi fatte a Roma, nella più completa ignoranza delle norme. Il risultato è che in questo Paese non c’è certezza del diritto.
Vivo a Gorizia e venerdì, 14 maggio, avevo la prenotazione per fare il vaccino Pfizer: ore 9.18. Fila di mezz’ora nel freddo, perché molti non avevano preparato la documentazione richiesta. Arriva il mio turno e presento le carte a un giovane, che non aveva alcun nome apposto sul camice; quindi poteva essere un operatore, sanitario, un infermiere, un medico. Nemmeno legge le mie patologie e mi apostrofa subito con un’occhiata sprezzante: “Ma lei sa quanti anni ha? Lei non ha diritto al vaccino Pfizer, deve fare l’AstraZeneca”. Come dire: lei è troppo vecchia e troppo sana. Gli faccio notare che la mia dottoressa ha deciso così secondo la patologia descritta: flebopatia varicosa. Il ragazzotto mi risponde che decide lui. Allora gli chiedo il suo nome: pretendo che si qualifichi. Non vuole dirmelo. Insisto che me lo deve scrivere. Ha paura di assumersi la responsabilità per iscritto. Si giustifica dicendo che è un dottorando. Un dottorando che non ha mai curato nessuno in vita sua, decide della mia salute e contraddice il mio medico curante?
Con un sorrisino peloso, mi suggerisce di andare il week end a Udine, un’ora di auto, a farmi il Johnson & Johnson. “Ma come si permette? Io ho questo appuntamento fissato dal sistema sanitario regionale” incalzo. Corre dal superiore che sopraggiunge e dice che me ne devo andare. Che sono aggressiva e chi credo di essere. “Una cittadina italiana” replico.
Trattata come se fossi un impostore, volessi rubare un vaccino pregiato che non ho il privilegio/diritto di avere, perché sono vecchia e chissenefrega se ho problemi circolatori e se crepo. Il superiore dice che la mia patologia non è nell’elenco ministeriale. Eppure tutti i media hanno scritto per mesi che il vaccino AstraZeneca può essere letale per chi ha problemi di circolazione sanguigna. Insisto che si qualifichino perché, se non mi vaccinano, vado al giornale locale a denunciare il fatto. Il dottorando lo scrive in maniera incomprensibile dicendo che è un medico e tutti medici hanno una scrittura incomprensibile. Gli dico che scriva a stampatello altrimenti non me ne vado. Intanto hanno mandato via quello prima di me e quello dopo di me, che aveva la patologia nell’elenco ma non aveva ancora effettuato la cura prevista. Poi il dottorando mi visita la gamba e scrive che ho una flebite in atto e non posso fare alcun vaccino, credendo di togliersi ogni responsabilità. Appone finalmente il suo nome e quello del superiore, e timbra.
Peccato che poi sono andata dalla mia dottoressa e ha detto che ha fatto una diagnosi sbagliata. Ora c’è da chiedersi: posto che i vaccini Pfizer fuori dal frigo durano 6 ore, i vaccini dei pazienti rifiutati li avranno buttati via o dati a chi volevano loro? In qualunque caso un comportamento illegale.
Inoltre lo Stato o la Regione possono obbligare a fare il vaccino AstraZeneca?
Di fronte all’eccesso di zelo di tali sanitari, anche una cittadina come me diventa zelante e pretende che la legge venga rispettata. La legge dalla quale tutte discendono e a cui non possono derogare è la Costituzione italiana, che all’articolo 32 recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Infatti in Sicilia il governatore ha detto che non può obbligare i suoi cittadini a farsi somministrare AstraZeneca. In Lazio i cittadini hanno la libertà di scelta. Risultato: hanno mandato da noi migliaia di vaccini rifiutati. E forti dell’ignoranza della legge da parte dei cittadini, li obbligano a sottoporsi ad AstraZeneca.
Ieri ho letto che il generale Figliuolo, non avendo a disposizione sufficienti vaccini Pfizer per tutti avrebbe sentenziato: meglio mezze dosi a tutti che metà vaccinati. Spero sia una bufala. Mi sembra chiaro, anche se non sono un medico, che vaccinarsi a metà è come non vaccinarsi affatto.