Devo confessarvi che qualche sospetto ce l’avevo già. Ma quando ho visto il generale Francesco Paolo Figliuolo infilato a letto in tuta mimetica e cappello d’alpino, ho capito che l’abito fa il monaco. Anche nell’intimità. Perché in fondo l’allure è tutto: Figliuolo senza la sua divisa non sarebbe il generale Figliuolo. Alle volte il travestimento, perché questo è un abbigliamento fuori luogo, ci caratterizza come persone affascinanti perché ricopriamo un ruolo importante. E sappiamo bene che in latino persona significa maschera; il che non depone a suo favore.
E dove ho visto Figliuolo infilato a letto vestito da militare? Nella esilarante vignetta di Gianelli giovedì 29 aprile sul Corriere della Sera. Vi riporto il dialogo, tra lui e la moglie sulla soglia della camera. Lei esclama: “Ma Francesco Paolo ancora in tuta mimetica?” Risposta del generale: “Evito varianti! E non è ancora il tempo di abbassare la guardia!” Gli anfibi tuttavia li ha lasciati ai piedi del letto; meno male, non sappiamo però dove siano finiti i calzini…
Scherzi a parte, non crediamo che il generale Figliuolo abbia bisogno di presentarsi militarmente paludato in ogni situazione, avendo un curriculum vitae strepitoso: tre lauree e svariate onorificenze militari. Forse la sua unica debolezza è sentirsi sicuro solo vestito in divisa. O forse in qualità di “commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure sanitarie di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica” ha deciso di andare dai politici à la guerre comme à la guerre perché in fondo, anche se non si spara, al governo e nella regioni è come nella guerra di Bosnia: tutti contro tutti.
Quindi è meglio far vedere i muscoli e le armi d’ordinanza. E ha sortito i suoi effetti: in Lombardia, in men che non si dica, è riuscito a mettere in riga il presidente Attilio Fontana e il suo angelo custode, Letizia Moratti, tanto che ora la regione vanta il più alto numero di vaccinati al giorno: 110 mila. Per Figliuolo però non è sufficiente, secondo la sua tabella di marcia dovrebbero essere 500 mila al giorno. Considerando che è in carica solo dal primo marzo, abbiamo molta fiducia che faccia marciare presto tutti. Compresi i grandi esperti della Sanità: Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, e Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico. Quest’ultimo è un insigne ematologo ma ha problemi di dizione, e speriamo solo quella, perché si esprime in modo stentato e poco rassicurante. Quanto a Brusaferro confidiamo che, a un anno dalla nomina, si sia ambientato a Roma e abbia capito quali siano le sue mansioni. Perché la scorsa primavera durante il primo lock down, in tv al giornalista, che gli chiedeva il piano attuativo, replicò che non doveva chiederlo a lui che faceva il professore universitario e il primario ospedaliero. Come se fosse ancora a Udine.
Questo per specificare che siamo nelle mani di mostri sacri della scienza, coadiuvati e confusi da una pletora di consulenti/scienziati epidemiologici che litigano l’uno con l’altro. E nelle loro mani, anzi teste, sono lo stesso ministro della Sanità Roberto Speranza e il presidente Mario Draghi. In pratica il governo e il ministro si bevono ogni risoluzione di questi medici più o meno scienziati, che però non ci risulta siano a ricercare il covid in laboratorio, essendo assiduamente a parlarne in tv. Ora si sono intestarditi sulla chiusura dei ristoranti alle 10 di sera, senza considerare che un ristoratore non riesce a svolgere il suo lavoro in così breve tempo. Ma quello che è peggio è che i social sono pieni di odiatori, istigati da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che volevano sfiduciare il ministro Speranza. Il quale, poveretto, fa solo quello che gli dicono appunto tali scienziati, che dovrebbero prendersi le loro responsabilità, visto anche che sono profumatamente pagati.
Sembra che a metà maggio i ristoranti saranno aperti fino alle 11 di sera e già la Meloni dice che dovrebbero essere aperti ad oltranza. Altrimenti che opposizione potrebbe fare? Mi pare che tutte queste persone si prendano troppo sul serio, ma non facciano le cose seriamente. E ne va della nostra pelle. Per non parlare di certi presidenti di Regione e di certi direttori di ospedali che non si sono organizzati la scorsa estate per il ritorno dell’epidemia. Per questo diversi ospedali sono nel marasma. Ma nessun media ne parla né fa un’inchiesta. Perché sono tutti politicizzati.
Ora ne abbiamo uno in divisa militare a sistemare le cose; non meravigliatevi poi se ne arriveranno altri e ci faranno marciare tutti.