Chiediamo novità e chiarimenti su vaccini e varianti al prof. Guido Silvestri della Emory di Atlanta, uno degli scienziati di riferimento della Voce di New York, ospite di rilievo di tante trasmissioni televisive, da Fazio a Formigli, da Vespa a Lucia Annuziata.
Professore, iniziamo con lo stop americano al vaccino della Johnson & Johnson, poi rimesso in distribuzione. Perchè questa lunga pausa e come mai sia questo vaccino che quello di Astrazeneca possono provocare eventi trombotici rari?
“Lo stop di J&J negli States è terminato con la raccomandazione del CDC di ripartire nella campagna di vaccinazione. Questa è sicuramente una buona notizia per tutti, in quanto ci permetterà di accelerare ulteriormente la campagna vaccinale. Quanto ai meccanismi molecolari responsabili di queste rare complicanze trombotiche, la risposta al momento rimane sconosciuta, ma speriamo di capirla presto”.

Dalle statistiche sembra che gli effetti avversi più gravi come trombosi, avvengano nella fascia di età sotto ai 60 anni. Come convincere le persone che vaccinarsi, con qualsiasi vaccino, è utile e non rischioso anche sotto ai 60 o 50 anni? Cosa dicono i dati?
“I dati dicono in modo molto chiaro che vaccinando le persone sopra i 60 anni si riducono di molto le morti da COVID, ma se vogliamo davvero stroncare la pandemia in modo duraturo dobbiamo vaccinare tutti, in modo da poter ridurre al minimo la circolazione del virus. Su questo credo proprio che non ci siano dubbi”.
Ci sono ipotesi sui motivi per cui gli eventi di VITT (la rara trombosi immune) hanno riguardato solo donne sotto i 50 anni?
“Al momento non lo sappiamo, ma è probabile che siano gli stessi meccanismi per cui le giovani donne sono la categoria più a rischio di malattie autoimmuni, anche considerando che il marker di questa vaccine-induced thrombotic thrombocytopenia (VITT) sono anticorpi diretti contro il fattore piastrinico 4, che è una molecola di origine umana e non virale”.
Ci sono stati casi di trombosi anche con Pfitzer e Moderna?
“Ci sono stati rari fenomeni di trombosi seguiti alla vaccinazione con Pfizer e Moderna, ma non sono state riconosciute come causate da questo meccanismo patogenetico autoimmune”.
Come mai Astrazeneca non è stato ancora approvato negli USA? È solo perchè ci sono abbastanza dosi di altri vaccini disponibili? Quale è stato l’errore comunicativo dell’azienda che ha determinato uno stigma difficile da togliere?
“Molto semplicemente, l’azienda non ha fatto di richiesta di autorizzazione per uso emergenziale, e questa scelta ha una sua logica anche da un punto di vista commerciale visto che negli USA ci sono sufficienti dosi di Pfizer, Moderna e J&J. Sullo “stigma” verso AZ per me è difficile esprimermi visto che non sono un esperto di comunicazione, ma credo che alcuni pasticci come l’errore nei dosaggi durante il trial clinico di fase 3 non abbiano aiutato il “buon nome” di questo vaccino”.

Come funzionerà invece il vaccino italiano Reithera? Ci sono articoli dove lei avrebbe criticato la scelta di investire in questo vaccino proprio perchè a vettore adenovirale. Quindi per il futuro vede solo vaccini a vettore mRNA?
“Credo che a questo punto la maggior parte degli esperti concordi nel ritenere i vaccini a RNA come quelli migliori, sia in termini di efficacia che di sicurezza, senza poi dimenticare il fatto che siano facilmente modificabili per coprire meglio contro le cosiddette varianti (ed infatti si stanno già preparando vaccini a mRNA di seconda generazione ottimizzati in questo senso). Detto questo, i vaccini a vettori adenovirali hanno pur sempre una loro grande utilità, ma se l’Italia decidesse di investire su un “vaccino italiano”, a me sembra logico sceglierne uno a mRNA piuttosto che uno basato su un adenovirus”.
Come e quanto rimarremo protetti dalle nuove varianti? E quale vaccini inviare in paesi come Africa e Sud America, visto che Pfizter e Moderna hanno bisogno di temperature molto difficili da mantenere?
“Le varianti nascono ovunque il virus circoli, e questo comprende paesi poveri come Sudafrica e Brasile, ma anche gli Stati Uniti (vedi le varianti sudafricana e newyorchese). Poi è vero che la vaccinazione nei paesi con meno risorse presenterà delle sfide logistiche importanti, da quella di mantenere la catena del freddo, che è accentuata per Moderna e Pfizer, a quelle più banali ma sempre importantissime dei costi e della debolezza della infrastruttura sanitaria. Credo che bisognerà fare uno sforzo davvero globale per vincere questa sfida”.
C’è qualcosa di vero nell’ipotesi che si voglia “spingere” sul vaccino Pfizter perchè è quello più costoso? Oppure sono solo teorie complottiste anti Big Pharma?
“La seconda che ha detto. In questo momento i dati dicono che i vaccini a mRNA sono i migliori, ed è giusto spendere sulle cose migliori quando c’è di mezzo la nostra salute. Ricordiamoci poi che se Pfizer è Big Pharma lo sono anche J&J ed AstraZeneca…”

Come procede la “battaglia” che sta portando avanti con altri scienziati per una liberalizzazione dei brevetti vaccinali?
“Direi che dobbiamo trovare un compromesso tra la sacrosanta necessità di incentivare chi compie scoperte ed invenzioni con l’ancor più vitale necessità di vaccinare al più presto possibile la popolazione dell’intero pianeta. Sarebbe un errore gravissimo pensare di esserci sbarazzati di COVID vaccinando solo l’Europa, il Nord America e pochi altri paesi “ricchi”; non solo dal punto di vista etico, ma anche da quello scientifico, perché si darebbe la possibilità al virus di evolversi sotto la pressione dei vaccini, e questo a lungo andare potrebbe causare danni enormi”.
Cosa ne pensa della polemica italiana (più politica che scientifica) su chi vorrebbe riaprire tutto e chi invece è più cauto?
“Penso che come sempre la verità stia nel mezzo, e che bisognerà trovare dei compromessi tra il dovere di mitigare il rischio di diffusione del virus con provvedimenti “restrittivi” e la necessità di salvaguardare la vita sociale ed economica dell’Italia. Nel frattempo, però, bisogna sbrigarsi con le vaccinazioni, perchè la vera soluzione sostenibile a lungo termine è quella, non sono certo i lockdowns”.
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