Cominciamo da quel che accade. Qualche settimana fa, Pechino è stata invasa da una tempesta di sabbia che ha colorato il cielo di giallo, ridotto notevolmente la visibilità, coperto di polvere le strade e gli edifici, abbattuto alberi e bloccato il traffico.
“Huangsha”, nome cinese del fenomeno, viene dal Deserto del Gobi, un migliaio di km a ovest. Con venti forti a 80 km/h, in 12 ore la tempesta arriva a Pechino. Nel II secolo d.C. la chiamavano “Woo-To”, ed era collera divina, ma nel 21° secolo sappiamo che chi sta male e reagisce è il nostro pianeta. Per questo e per quanto di peggio continua e continuerà a verificarsi in tutto il mondo, dal 1969 ogni 22 aprile è la “Giornata della Terra”.
Il tema di quest’anno è: “Restore our Earth”, ovvero risana il nostro pianeta, aiutalo a ristabilirsi. L’intento del messaggio è quello di non limitarsi all’impegno di adattamento e mitigazione di fronte ai grandi problemi climatici e ambientali, ma di fare tutti noi (e di conseguenza anche i politici) uno sforzo in più per rendere la nostra casa Terra un posto sano e piacevole da vivere.

Certo, in queste parole c’è tanto ottimismo e forse una visione illusoria verso “le magnifiche sorti e progressive”. Ma non va dimenticato che, tra il miliardo di esseri umani di 192 paesi del mondo a cui è rivolto il messaggio, la grande parte sensibile è costituita dai giovani, dai giovanissimi e dai bambini, i nostri eredi.
Una componente importante della “Giornata 2021” è questo invito: ogni scuola del mondo deve avere un’educazione climatica e ambientale obbligatoria. Non solo per un fondante fine culturale, ma affinché questo seme possa far nascere la capacità di creare nuovi progetti ambientali, nuove professioni, nuovi posti di lavoro e risorse economiche da spendere per la Terra.

Un’altra componente è naturalmente il risanamento dall’inquinamento atmosferico, oceanico, fluviale, lacustre e terrestre, da ogni causa di avvelenamento, dalla plastica, dagli indebiti scarichi delle industrie, delle centrali elettriche e nucleari, dell’agricoltura e dei centri abitati.
E ancora. Per sfamare il mondo e per meglio nutrirlo, anziché la terribile forbice tra i diseredati che non hanno né cibo né acqua e le popolazioni sovrappeso e diabetiche, la “Giornata 2021” ricorda la possibilità di indirizzarci verso un’agricoltura rigenerativa, tale da contrastare il cambiamento climatico e promuovere la sicurezza alimentare ripristinando il suolo, la materia organica e la biodiversità, nonché riducendo il carbonio atmosferico. Il fine è quello di migliorare i terreni, i prodotti agricoli e la nostra salute alimentare.
Infine, vale l’invito a piantare gli alberi (“Un dollaro per ogni nuovo albero”), l’esatto contrario delle stragi arboree in Amazzonia (e tante altrove). Gli alberi catturano il biossido di carbonio, uno dei protagonisti dell’effetto serra, causa cioè del riscaldamento atmosferico e dei disastrosi eccessi climatici. Gli alberi migliorano anche l’ambiente, lo rendono più fresco e gradevole, favoriscono la vita e la biodiversità degli animali, trattengono con le radici i movimenti franosi, contribuiscono al nutrimento e alla sanità dei suoli.
Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha invitato 40 leader del mondo a partecipare al summit in streaming del 22 e del 23 aprile, sottolineando la necessità di ricorrere ad azioni più stringenti a favore del clima.