“Abbiamo reali dubbi sulla metodologia e il processo alla base di quel report, incluso il fatto che il governo di Pechino sembra aver contribuito alla sua scrittura” ha detto il Segretario di Stato USA Blinken in una intervista con la CNN riguardo al nuovo report che l’OMS ha pubblicato martedì, ma già trapelato lunedì, sulle origini del Coronavirus.
Dopo quasi un mese di ricerche condotte a Wuhan, sulle tracce del COVID-19, sono state rese note le conclusioni dell’OMS sulle origini del virus che nell’ultimo anno ci ha costretti in casa ed ha ucciso quasi 3 milioni di persone. Luci e ombre avvolgono questo report, ottenuto in anteprima già lunedì dal New York Times e oggetto di immediate polemiche.
Si tratta di 124 pagine di documenti, compilati da una commissione di 17 esperti internazionali selezionati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, a cui sono stati affiancati, per volere del governo cinese, altrettanti esperti locali. Tutti i dati di ricerca inclusi nel report sono stati forniti dalla Cina, revisionati dai 17 commissari esteri, che hanno anche intervistato ricercatori, pazienti e medici cinesi.

Non si tratta dunque di una commissione super partes in grado di investigare liberamente l’accaduto senza nessuna pressione dal Partito Comunista Cinese che, sin dall’inizio della pandemia, è sempre stato poco collaborativo e resistente alle inchieste sulle origini del virus. Addirittura, Pechino ha occasionalmente ventilato la possibilità che il virus sia nato altrove, nonostante tutti i primi casi noti siano comparsi in Cina ed il consenso degli esperti di tutto il mondo è che il virus venga certamente da lì. Questo atteggiamento stesso ha dato adito a teorie complottiste di varia natura, la più nota delle quali sostiene che il Covid sia stato creato in un laboratorio di Wuhan.
Sulle origini del Sars-Cov19 il report dell’OMS è abbastanza chiaro: il rischio che si sia diffuso a partire da un laboratorio è“estremamente basso”, poiché nessuno dei tre laboratori di Wuhan che nel Dicembre 2019 si occupava di studiare virus stava lavorando su colture con un genoma compatibile con quello del virus diffusosi poi in tutto il mondo. Dalle analisi molecolari esso sembra provenire, come già ampiamente riportato da molti studi precedenti, dai pipistrelli, da cui sarebbe passato ad una seconda specie animale (forse i pangolini) in cui ha sviluppato la mutazione che gli ha permesso poi di infettare l’uomo.
Tuttavia, il report specifica che la Cina tuttora non ha fatto ricerche e non è in grado di fornire dati esatti che indichino precisamente quando e come il virus iniziò a circolare. Per rispondere a tutte le questioni ancora sospese occorrerebbe studiare più attentamente i primi casi diffusisi a Wuhan e fare ricerche approfondite sui mercati caldi di tutta l’area, ma non è chiaro quanto la Cina coopererebbe. Nonostante le pressioni sull’OMS perché sia più assertiva nei confronti del governo cinese, l’Organizzazione non è un organo superiore ai governi dei paesi che ne fanno parte, e non ha modo di condurre legalmente delle indagini in nessuno Stato che non gliene conceda la possibilità, dunque non potrebbe andare contro il volere di Xi Jinping.

Nel complesso, i risultati portati dall’OMS non hanno lasciato molto soddisfatta l’amministrazione Biden, critica nei confronti della Cina per la mancanza di trasparenza ed in particolare per la decisione di non rilasciare i dati originali riguardanti i primi casi di polmonite sospetta registrati a Wuhan, ma solo le ricerche condotte da scienziati locali in merito. Un gruppo di esperti indipendenti, estranei all’OMS, ha già richiesto che l’intera ricerca sia rifatta da capo senza interferenze politiche.
In un briefing, lunedì, il portavoce del ministero degli esteri cinese Zhao Lijian ha dichiarato che la Cina “non accetterà mai le accuse infondate e la denigrazione degli USA sulla questione della pandemia”, mentre la propaganda ricorda ai lettori dei giornali cinesi che questa inchiesta dell’OMS è una dimostrazione della totale apertura e trasparenza di Pechino.