Oggi il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ottantenne questo 23 luglio, si è recato all’ospedale Spallanzani di Roma per ricevere, senza saltare nessuna fila, la prima dose del vaccino Moderna contro il COVID-19. Per ragioni di sicurezza sanitaria nonché di ordine pubblico i giornalisti non sono entrati nell’area di vaccinazione, ma sono comunque stati raggiunti all’uscita dai commenti affettuosi dei coetanei del Presidente, vaccinati oggi insieme a lui, che si sono detti molto soddisfatti di avere ricevuto la loro dose insieme al Capo dello Stato.
Nel frattempo, nella complicata situazione italiana, per tamponare le carenze di dosi necessarie a immunizzare la popolazione a ritmi competitivi con quelli statunitensi o britannici è arrivata la notizia dell’accordo per la produzione del vaccino russo Sputnik V sul suolo italiano, primo del suo genere nell’Unione Europea.
Il Russian Direct Investment Fund, che detiene il brevetto del vaccino, si è accordato con l’azienda italo-svizzera Adienne Pharma&Biotech per la produzione su licenza in due stabilimenti, uno in Brianza ed uno nel Centro Italia. La Camera di Commercio Italo-Russa ha spiegato all’AGI che “una volta approvato il vaccino dall’Ema, le dosi prodotte saranno interamente distribuite sul territorio italiano” e che la produzione sarà avviata a luglio 2021. “Il processo produttivo innovativo aiuterà a creare nuovi posti di lavoro e permetterà all’Italia di controllare l’intero processo di produzione del preparato. Questo permetterà la produzione di 10 milioni di dosi entro la fine dell’anno”, ha aggiunto la Camera di Commercio.
Secondo le autorità russe sarebbero in lavorazione oltre 20 progetti di collaborazione in paesi europei, e dunque l’Italia dovrebbe essere il primo, ma non l’unico paese che farà uso del farmaco, quando sarà approvato dall’Ema.

Nonostante queste dichiarazioni, però, sul vaccino russo permangono discrete perplessità da parte dell’Ema, tanto che la presidentessa Christa Wirthumer-Hoche ha sentenziato senza giri di parole che utilizzarlo oggi sarebbe come giocare “alla roulette russa”. Il problema verte su inconsistenze nei dati e nei numeri che la Russia comunica: la vicepremier Golikova ha parlato di 5 milioni di russi inoculati con almeno una dose di Sputnik V, e 2,5 milioni con due dosi, dopo aver fatto riferimento solo pochi giorni prima alla vaccinazione di “soli” 4 milioni di cittadini.
Le parole della Wirthumer-Hoche sono bastate a far imbestialire l’Istituto Gamaleya, che ha studiato il vaccino Sputnik V e lo produce. Ha chiesto all’Ema di “scusarsi pubblicamente” per le parole della presidentessa, che “sollevano serie questioni su possibili interferenze politiche nell’esame in corso all’Ema”. Sul profilo Twitter ufficiale si legge che “Sputnik V è stato approvato da 46 nazioni” e che “l’Ema non ha consentito dichiarazioni simili su nessun altro vaccino. Gli europei meritano una verifica imparziale come avvenuto in altri 46 Paesi – conclude il profilo – dopo aver rimandato l’esame di Sputnik V per mesi, l’Ema non ha il diritto di minare la credibilità di altre 46 autorità che hanno esaminato tutti i dati necessari”.