“Io mi vaccino” dovrebbe essere l’aspirazione di noi tutti. Eppure, molti non anelano a sottoporsi al vaccino anti-Covid 19. Il fatto che sia stato prodotto e testato in tempi estremamente rapidi crea dubbi e perplessità anche se la velocità è da attribuire alle moderne tecnologie e all’inestimabile impegno degli scienziati. Le agenzie predisposte ai controlli dei prodotti farmaceutici, FDA per America ed EMA per l’Europa, rispettano protocolli estremamente rigorosi prima di elargire approvazioni.
L’Inghilterra è primo Paese al mondo a dare vita alla campagna vaccinale seguita dagli USA. I due Paesi hanno cominciato a somministrare il prototipo Pfizer/BioNTech anche se non è mancato qualche lieve effetto collaterale che ha destato qualche preoccupazione nell’opinione pubblica. In una settimana, nel Regno Unito, sono state somministrate circa 140.000 dosi di vaccino anti-Covid; a New York, in diretta, è stata utilizzata la prima dose su una infermiera al Long Island Jewish Medical Center nel Queens e, sempre sul personale ospedaliero, è stata somministrata la prima dose a Toronto. A fronte di molte dosi somministrate sono stati documentati tre casi di reazione allergica grave, due in Inghilterra e una in Alaska. Chi si vaccina, in genere, è preparato ad effetti collaterali come mal di testa, dolore nel punto di somministrazione, dolori articolari, febbre etc. In questo caso si sono aggiunti altri effetti anche se, rapidamente, si è tornati ad uno stato di buona salute.

L’Europa si sta avvicinando all’annunciato Vaccine Day (V-day): la Germania starebbe spingendo in favore di una accelerazione del responso dell’EMA, anticipando la decisione/approvazione al 21 dicembre. Se l’Ema darà l’ok, in 2 giorni arriverà l’autorizzazione della Commissione e, in tutti i Paesi membri, si potrà avviare la campagna. In Italia le prime dosi dovrebbero essere disponibili dal 6 gennaio 2021, ma intanto si sta procedendo ad un censimento mirato all’organizzazione della logistica e della distribuzione del prodotto Pfizer. Inoltre, il governo italiano sta individuando ed indicando all’azienda americana circa 291 punti di consegna, da cui le forze armate preleveranno le dosi. Con l’anticipo dell’autorizzazione, le prime dosi potrebbero arrivare anche a fine anno, per lanciare un messaggio di speranza e partecipare al predetto V-day.
Mentre l’Europa intera attende di cominciare ad inoculare i primi vaccini, la scienza continua a fornirci risultati incoraggianti. Finora, ci siamo soffermati sulla Pfizer, la prima ad essersi accaparrata una cospicua ordinazione di dosi, ma dagli USA arriva la notizia secondo cui l’approccio della Moderna, proteggerebbe sia dall’infezione che dal contagio. Tale vaccino, quindi, proteggerebbe dalla malattia e, contemporaneamente, inibirebbe la trasmissione virale.
Tornando in Italia, il 6 gennaio 2021, dovrebbe essere la data per ricevere la prima fornitura Pfizer necessaria a vaccinare 1,7 milioni di persone (3,4 milioni di dosi acquistate). Dopo la prima iniezione, infatti, sarà necessario ricevere un richiamo nel giro di tre settimane.
L’Italia ha diritto al 13,5% del totale delle dosi previste dagli accordi preliminari di circa 7 vaccini: Pfizer-BioNTech, AstraZeneca (in attesa di un trial ulteriore per il dosaggio, ma l’efficacia non è mai stata in discussione), Johnson & Johnson, Sanofi-Gsk, CureVac e Moderna.
I primi ad essere vaccinati sarà il personale ospedaliero, gli anziani, il personale dipendente in Rsa e luoghi di cura, mentre la seconda ondata di somministrazioni dovrebbe spettare a forze dell’ordine, al personale dei servizi di pubblica utilità (scuole, trasporto pubblico), ai detenuti e agli anziani più vulnerabili.